L’Ocm ortofrutta supera alla grande l’esame per il suo primo ventennio di vita e si avvia a trasformarsi da sostegno a volano della crescita futura per il settore. Di questa evoluzione si è diffusamente discusso il 22 aprile a Roma, nel corso del convegno “Ocm Ortofrutta: da sostegno ad opportunità di crescita per il settore”, organizzato da Italia Ortofrutta Unione Nazionale al margine della propria assemblea nazionale annuale.
 
L’effetto positivo dell'Organizzazione comune di mercato, guardata al suo esordio dagli interessati con forte scetticismo, è stato riconosciuto in maniera unanime e identificato prevalentemente in quella continua spinta all’aggregazione del comparto che sfiora oggi il 50%, valore perfettamente in linea con la media europea e con Spagna e Francia, nostri principali concorrenti.

Dalla relazione del direttore di Italia Ortofrutta Unione Nazionale, Vincenzo Falconi, è emerso un altro dato estremamente positivo: con 219 milioni di euro nel periodo 2013-2014, le Op italiane sono state le prime in Europa per capacità di spesa dei fondi comunitari. Un elemento che, alla luce della storica tendenza opposta della nostra agricoltura, diviene quasi stupefacente.

Fedele al suo obiettivo di momento di incontro e confronto tra operatori per identificare nuovi e più efficaci metodi per spendere le risorse a disposizione, il convegno ha prodotto una serie di spunti, temi e proposte che dovrebbero migliorare la crescita e la competitività del settore, tra le quali l’aumento dei livelli di rimborso e delle quantità ritirabili dal 5 al 10%, maggiori investimenti in ricerca e sviluppo, l’identificazione di nuove figure professionali più moderne e strategiche e la realizzazione di quella che in molti considerano un’utopia: la nascita di un’unica cabina di regia per tutto il comparto.
 
Nel corso dei lavori - ai quali hanno partecipato, oltre al già citato Falconi, il presidente e il presidente onorario di Italia Ortofrutta Unione Nazionale, Gennaro Velardo e Gianni Petrocchi, nonché Eleonora Iacovoni e Felice Assenza per il Mipaaf – sono state evidenziate anche diverse criticità del sistema Op/Ocm.

I produttori hanno riconosciuto diversi elementi di perfettibilità da perseguire in proprio, a cominciare dal fatto che, nonostante i passi avanti fatti, i livelli raggiunti in tema di aggregazione, efficienza e internazionalizzazione delle Op sono ancora insufficienti per competere adeguatamente sui mercati internazionali.

Esaurita la vena autocritica, diverse osservazioni sono state mosse al sistema Ocm/Pac, a partire dal conclamato fallimento nella gestione delle crisi di mercato e finendo con l’eccessivo onere di burocrazia e complicazioni di cui le politiche europee si caricano nel percorso verso l’applicazione pratica. Un esempio per tutti è la mancata armonizzazione tra Psr (nelle loro declinazioni regionali) e Ocm, che dispensa vantaggi o penalità a seconda della regione in cui le Op hanno sede.
 
Giudizio positivo sull’Ocm anche dal direttore generale delle politiche internazionali e dell’Ue del Mipaaf, Felice Assenza, che nel tirare le conclusioni dell’incontro ha confermato la disponibilità del ministero a incontrare e confrontarsi con i produttori per definire i percorsi da seguire al fine di confermare e perfezionare l’Ocm nella prossima Pac. Assenza si è anche soffermato sulla necessità di creare un catasto fruttifero e di pianificare meglio la produzione per non incorrere in surplus che non farebbero altro che alimentare la crisi.
Assenza ha concluso il proprio intervento ricordando due fallimenti: quello nazionale che riguarda gli scarsi risultati delle politiche di ricambio generazionale in agricoltura e, ben più grave, quello internazionale del multilateralismo promosso dall’Organizzazione mondiale del commercio.

Il Wto  è un progetto fallito - ha detto Assenza – Le alleanze oggi si fanno con accordi bilaterali nei quali troppo spesso l'agricoltura funge da agnello sacrificale. Gli squilibri derivanti dagli accordi bilaterali non possono sempre risolversi con clausole di salvaguardia o proteste. Come Mipaaf non partecipiamo ai negoziati per gli accordi di libero scambio e possiamo solo fare su reciprocità, promozione e tracciabilità, nonché sulle questioni fitosanitarie”.