Quali metodi di coltivazione sono i più adatti per il mio terreno? Come posso coniugare produzione e rispetto del suolo e dell'ambiente? A questo tipo di domande può dare una risposta il progetto SmartSoil, finanziato dall'Unione europea e sviluppato da sei Paesi (Danimarca, Scozia, Spagna, Polonia, Italia e Ungheria), che ha come scopo quello di guidare gli agricoltori nella scelta delle metodologie di coltivazione più adatte alle caratteristiche ambientali e pedologiche dei propri terreni.

 

Basta andare sul sito di SmartSoil e inserire i dati del proprio terreno.
Sono informazioni che ogni agricoltore conosce”, spiega ad AgroNotizie Marco Bindi, docente di Agronomia all'Università di Firenze e responsabile scientifico del progetto per l'Italia. “Servono informazioni come il tipo di suolo, le colture solitamente piantate, il tipo di clima presente, ecc. Il sistema valuta le informazioni a disposizione e aiuta l'agricoltore a prendere una decisione”.

 

Lo scopo del progetto non è solo supportare le aziende agricole nella produzione, ma soprattutto aumentare la fertilità dei suoli e la quantità di CO2 sequestrata e stoccata nei terreni. Esiste infatti una correlazione stretta tra le due condizioni. La fertilità è un obiettivo che ogni agricoltore dovrebbe perseguire. Avere un suolo fertile significa avere un suolo ricco, vivo, capace di dare nutrimento alle piante e di immagazzinare l'acqua.

 

Un suolo fertile è un suolo che contiene materia organica e dunque carbonio. Questo elemento è infatti sequestrato dall'atmosfera, sotto forma di CO2, dalle piante durante la fase di crescita. Insomma, più un terreno è ricco di materia organica maggiori saranno gli effetti positivi sui cambiamenti climatici.

 

Il toolbox, o per usare l'italiano la 'cassetta degli attrezzi', consente di simulare online le diverse combinazioni di pratiche colturali e di valutare così le rese e la quantità di carbonio sequestrata e immagazzinata nel terreno. Le opzioni sono varie: si va dall'uso delle colture di copertura alla gestione dei residui colturali, dalla concimazione con letame alle rotazioni, fino ad arrivare all'agricoltura conservativa, la tecnica che più di tutte tutela il suolo e l'atmosfera.

 

Questo strumento può essere usato direttamente dagli agricoltori, ma soprattutto da strutture più grandi, come i consorzi o le regioni”, spiega Bindi. “Nella stesura dei Piani di sviluppo rurale ad esempio, SmartSoil potrebbe essere utilizzato per identificare le pratiche colturali da promuovere attraverso fondi e sgravi fiscali e per monitorare i risultati nel corso degli anni”.

 

Già nei Psr della maggior parte delle Regioni c'è un supporto finanziario per quegli agricoltori che fanno agricoltura conservativa. Grazie alla non aratura e alla semina su sodo, all'uso di cover crops e alla rotazione delle colture, questo tipo di agricoltura è quella che massimizza la fertilità del suolo.

 

Dovremmo tutti convertirci a questa tecnica? “Non posso dire che ogni agricoltore dovrebbe farlo”, puntualizza Bindi. “Non in tutte le condizioni è la soluzione migliore. Certo in generale è la tecnica che ottimizza le necessità produttive con l'efficienza ambientale, che un settore come l'agricoltura non può più ignorare”.


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