La Commissione europea ha dato il via libera a 19 prodotti Ogm (tre tipi di mais, cinque di soia, due di colza, sette di cotone e due fiori ornamentali recisi), inclusi sette rinnovi, all'interno del mercato unico Ue. L'autorizzazione è valida dieci anni e tutti i prodotti derivati saranno sottoposti alle regole di tracciabilità e di etichettatura. Questi prodotti biotech sono stati sottoposti al voto degli Stati membri in sede di Consiglio, che non hanno raggiunto la maggioranza qualificata necessaria per una decisione favorevole o contraria, di conseguenza la Commissione europea ha potuto decidere in autonomia di concedere l'autorizzazione.

Ogm e Ttip, due “cavalli di Troia?”
"Non facciamoci prendere in giro - attacca l'eurodeputato belga di origini italiane Marc Tarabella, membro socialista della Comagri - L'autorizzazione a importare e commercializzare Ogm in Europa è un invito agli Stati Uniti”.
Tarabella prende atto che 11 su 19 Ogm autorizzati dalla Commissione sono prodotti dalla Monsanto e che gli altri otto sono della DuPont (americana), Bayer e BASF (tedesche). Secondo Tarabella, ci troviamo di fronte allo "stesso cavallo di Troia usato con il Ttip", ovvero il partenariato transatlantico Usa-Ue.
Di parere diverso Paolo De Castro, coordinatore S&D della Comagri, che invita a "mantenere le dovute distinzioni perché la decisione della Commissione propone nuove regole sugli Ogm per lasciare liberi gli Stati membri di vietare non solo la coltivazione ma anche la vendita e nulla ha a che fare con il Ttip che è un accordo commerciale, se si farà". Secondo De Castro, "se non si mantiene questa distinzione, si finisce per alimentare in maniera strumentale le polemiche sul negoziato".

Ma gli Stati Ue potranno presto dire di no
Il 22 aprile scorso, la Commissione europea aveva presentato una revisione all'attuale normativa che prevede che un Ogm autorizzato in Europa come alimento o mangime – come nel caso di questi 19 prodotti – possa essere invece vietato dagli Stati membri nella loro catena alimentare (misure di opt-out). Per far questo, le misure di opt-out dovranno fondarsi su motivi legittimi diversi da quelli valutati a livello dell’Ue, vale a dire su rischi per la salute umana o animale o per l’ambiente. Gli Stati membri dovranno giustificare la compatibilità delle loro misure di opt-out con la legislazione sul mercato interno dell’Ue e gli obblighi internazionali dell’Ue e dell’Omc.
Questa proposta legislativa sarà ora trasmessa al Parlamento europeo e al Consiglio e seguirà la procedura legislativa ordinaria

Come funziona oggi l'autorizzazione Ogm in Europa
Le aziende che vogliono commercializzare prodotti transgenici in Europa devono presentare domanda in primo luogo all'autorità competente di uno Stato membro. Questa viene poi trasmessa all'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che è responsabile della valutazione scientifica del rischio sia ambientale sia per la salute umana e animale.
La valutazione del rischio è effettuata in stretta collaborazione con gli organismi scientifici degli Stati membri.
Successivamente il parere è reso disponibile al pubblico e viene avviata una consultazione pubblica che rimane aperta per un mese. Entro tre mesi dal ricevimento del parere dell'Efsa, la Commissione europea prepara una proposta di decisione di esecuzione per rilasciare o rifiutare l'autorizzazione che viene trasmesso agli Stati membri e soggetto a votazione a maggioranza qualificata.
Se il comitato permanente e il comitato d'appello non riescono ad adottare la decisione a maggioranza qualificata entro un determinato periodo di tempo, spetta alla Commissione adottare la decisione finale.

Greenpeace: "Juncker preferisce Usa e Monsanto"
"La decisione della Commissione di Jean-Claude Juncker conferma che non ha alcuna intenzione di avvicinare l'Ue ai suoi cittadini dal momento che preferisce assecondare gli Stati Uniti e la Monsanto", critica Franziska Achterberg, direttrice dell'unità Alimentazione di Greenpeace.
"Juncker ha spalancato la porta a una nuova ondata di prodotti Ogm solo per compiacere le multinazionali del transgenico americane e i giganti del commercio. Ecco i primi risultati del Ttip", conclude la Achterberg.