La giornata si è aperta con i saluti di Vanni Tisselli in rappresentanza di Astra Innovazione e Sviluppo, e dell’ingegnere Sergio Sangiorgi, responsabile dell’Unità Tecnica di Enea Tecnologie dei Materiali Faenza, e di Carlo Malavolta in rappresentanza della Regione Emilia Romagna. A seguire è intervenuto Costantino Raspi di Cgs sas, illustrando con estrema chiarezza le indicazioni generali e le modalità di presentazione dei progetti Horizon 2020 e Life. Carlos García Izquierdo ha presentato le esperienze di collaborazione Italia-Spagna su progetti Life del proprio istituto Cebas-Csic, partner in alcuni dei progetti presentati nella mattinata. Il Consiglio nazionale delle ricerche spagnolo (Csic), terza più grande istituzione pubblica dedicata alla ricerca d'Europa, svolge un ruolo importante nella politica scientifica e tecnologica, partendo dalla ricerca di base sino al trasferimento di conoscenze verso il settore produttivo.
La professoressa Stefania Tegli e la professoressa Annalisa Romani dell’Università di Firenze hanno poi presentato i due progetti After Cu ed Evergreen, entrambi coordinati dalla stessa Università toscana. Nel progetto After Cu, l’obiettivo è dimostrare l’efficacia di peptidi anti-infettivi ad azione non antibiotica contro batteri fitopatogeni Gram negativi, per promuovere la riduzione dell’utilizzo dei composti a base di rame tradizionalmente utilizzati come battericidi in agricoltura, sia tradizionale che biologica, al fine ridurre l’accumulo di questo metallo nel terreno ed i drammatici danni sulla salute umana e sui diversi ecosistemi. Contro gli stessi batteri e con gli stessi scopi di salvaguardare l’ambiente, ma mantenendo le rese quali-quantitative delle produzioni agrarie, sono dirette anche le molecole a base polifenolica alla base del progetto Evergreen, estratte da residui e scarti vegetali non destinati al consumo umano ed animale.
A seguire la professoressa Silvia Serranti dell’Università La Sapienza di Roma ha presentato il progetto Resafe, il cui obiettivo principale consiste nel dimostrare la produzione e l’uso di un fertilizzante caratterizzato da una ridotta salinità. Questo prodotto innovativo, ottenuto da rifiuti organici urbani, bio-char (carbone ottenuto dalla pirolisi del legno negli impianti per la produzione di energia) e residui agricoli, sottoposti ad un bio-trattamento con principi attivi vegetali, consentirà di ridurre l’impiego di fertilizzanti chimici e minerali. Seguendo tale approccio sarà possibile per gli agricoltori e i gestori dei rifiuti di ottenere vantaggi economici e benefici per l’ambiente. Nell’implementazione del progetto sono previste azioni dimostrative in campo per testare “diverse ricette” di fertilizzazione, al fine di divulgare quella con resa migliore.
Il dottor Carlo Malavolta dell’Assessorato Agricoltura della Regione Emilia-Romagna ha presentato il progetto Climate ChangeE-R, che è un progetto Life+ coordinato dalla Regione Emilia-Romagna per mettere a punto tecniche di coltivazione e di allevamento che, a parità di rese produttive e qualità dei prodotti, riducano l'emissione in atmosfera di Co2 e altri gas clima alteranti. Per calcolare le emissioni di gas serra delle diverse colture, il progetto si avvale della metodologia Lca (Life cycle assessment), applicandola all'intera filiera produttiva, in una logica di sostenibilità complessiva del sistema. Il valore aggiunto del progetto è dato dalla partecipazione, in qualità di partner, di alcuni importanti gruppi nazionali e internazionali dell’agroalimentare e della grande distribuzione: Barilla, Coop, Granarolo, Parmareggio, Centro servizi ortofrutticoli, Apo Conerpo e Unipeg. I partner scientifici del progetto sono l’Agenzia regionale di prevenzione e ambiente (Arpa), Centro ricerche produzioni vegetali (Crpv) di Cesena e il Centro ricerche produzioni animali (Crpa) di Reggio Emilia.
Serena Doni di Ise (Istituto per lo studio degli ecosistemi) Cnr di Pisa per conto della società Amek, partner di progetto, ha presentato il progetto Biorem, che ha l’obiettivo di dimostrare una nuova metodologia integrata per il ripristino e monitoraggio biochimico dei suoli degradati. 115 milioni di ettari, il 12% del territorio europeo, sono correntemente sottoposti agli effetti erosivi dell’acqua, mentre 42 milioni di ettari sono soggetti all’erosione del vento. Si stima che il 45% del territorio europeo possieda bassi contenuti di materia organica, principalmente nei paesi dell’area mediterranea. Il numero dei siti contaminati in Eu-25 è stato stimato aggirarsi attorno ai 3.5 milioni. Biorem fornirà un sistema integrato, veloce ed efficiente, per il monitoraggio e il ripristino del suolo, combinando la rigenerazione vegetale con materia organica esogena.
Cristina Macci di Ise Cnr di Pisa ha presentato Il progetto Cleansed, che intende dimostrare la validità di un approccio innovativo ed integrato per la decontaminazione di sedimenti dragati da canali di acque interne ed il loro riutilizzo in campo agronomico e ambientale.
Ha chiuso gli interventi l’ingegnere Alice Dall’Ara di Enea Tecnologie dei Materiali Faenza presentando i risultati finali ottenuti nel progetto Podeba, coordinato dall’Enea Laboratori Ricerca Faenza, relativo al settore della concia. Il Progetto Podeba ha dimostrato l’utilizzo di un sottoprodotto agricolo (le deiezioni avicole, dette anche pollina), come agente macerante nel processo di concia del cuoio, per produrre pelli di qualità con un grado di eco-sostenibilità notevolmente più elevato. Rappresenta un caso di simbiosi industriale: lo scarto di un settore è trasformato in un prodotto tecnico utilizzabile in un altro comparto. Nello specifico, la pollina viene usata, in sostituzione dei formulati chimici-enzimatici tradizionali, nella fase di macerazione del cuoio grezzo, quella che genera la maggior parte del carico di ammonio presente nei reflui. Il carattere innovativo del materiale è collegato al trattamento della pollina con una miscela di principi attivi vegetali che favoriscono l’attività enzimatica sulla pelle e una drastica riduzione del cattivo odore. Il trattamento consente di avere un prodotto finale con caratteristiche tali da poter ottenere la certificazione Ecolabel per le calzature.
Il workshop si è concluso rimarcando l’importanza di una stretta collaborazione fra Centri di ricerca, istituzioni pubbliche ed aziende private per promuovere progetti con l’obiettivo di accedere così ai finanziamenti europei.
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