Nuova Pac, l'Italia rinuncia ai sotto programmi per i giovani. La nuova Politica agricola comune prevede una serie di misure che per la prima volta affrontano il tema del ricambio generazionale in agricoltura, ad esempio prevedendo una serie di sottoprogrammi dedicati ai giovani agricoltori nel contesto dello sviluppo rurale. Questi sottoprogrammi prevedono la possibilità di riservare dei bandi ai giovani (fino a 40 anni), dagli investimenti alla trasformazione dei prodotti e così via. Il secondo pilastro della Pac definisce le linee guida ma poi spetta ad ogni Paese membro o regione decidere quali misure mettere concretamente a disposizione.
“In Italia purtroppo non ci si è resi conto della loro importanza – spiega Bartolini – Visto che ad oggi non risulta alcun sotto programma del genere adottato dalle nostre regioni, una decisione motivata dall'elevato peso burocratico”.
“Un vero peccato – continua – anche perché la scarsa percentuale degli under 35 che gestiscono un'azienda agricola da un lato e l'alta disoccupazione giovanile dall'altro, evidenziano quanto sia indispensabile fare qualcosa per l'agricoltura giovane italiana”.
Innovare per sopravvivere. Su cosa deve puntare l'agricoltura giovane in Italia? Bartolini non ha dubbi: l'innovazione.
“Va rinnovato l'intero settore con nuovi strumenti e tecnologie, fermata l'erosione del suolo agricolo, fronteggiate le inferiori materie prime disponibili – spiega – Tutto questo è possibile grazie al Partenariato europeo sull'innovazione, programma europeo finanziato nel contesto di Horizon 2020 che mette a disposizione fondi per la ricerca utili soprattutto ai più giovani”.
Le sfide dei giovani agricoltori: accesso alla terra e al credito. “Per chi non è figlio di agricoltori, comprare della terra in Italia è un'impresa quasi impossibile alla luce degli alti costi: 20-25mila euro a ettaro mentre in Francia è di 5000 euro a ettaro”. E la soluzione? Bartolini guarda proprio oltre le Alpi, “dove una società pubblico-privata si occupa di servizi di intermediazione tra venditore e compratore affinché la terra agricola sia venduta come agricola e non subisca speculazioni edilizie che ne facciano lievitare il prezzo". Poi c'è la questione delle difficoltà di accesso al credito, per le quali Bartolini chiede “un fondo europeo di accesso al credito riservato ai giovani agricoltori e gestito dalla Banca europea degli investimenti”.
Filiera corta, una specialità italiana. “La ricerca deve essere applicata anche all'interno della filiera corta per unire produttore e consumare in modo innovativo”. Ecco che Bartolini è entrato a far parte di un gruppo di 19 esperti a livello europeo che tracceranno le linee guida della filiera corta del domani. “In Italia la situazione è migliore che nel resto d'Europa, con il km zero, la spesa in campagna, i farmer market e la vendita diretta. Una situazione agevolata anche dalla nostra caratteristica di agricoltura che vede una media di 7 ettari ad azienda agricola".
L'appello ad Hogan. Bartolini chiede al nuovo Commissario Ue all'Agricoltura, l'irlandese Phil Hogan, di “continuare il rapporto costruttivo avuto fino ad oggi con Dacian Ciolos, mantenendo un rapporto a pari livello con i giovani agricoltori rispetto agli altri stakeholder".
Il Consiglio europeo dei giovani agricoltori (Ceja) rappresenta 2 milioni di giovani agricoltori, 24 Paesi europei e 31 organizzazioni di giovani agricoltori. In Italia ne fanno parte le sezioni giovanili di Confagricoltura, Cia e Coldiretti.