Diminuisce il credito concesso al settore agroalimentare nel 2023, ma la flessione (-2,5%) è inferiore rispetto al calo del credito erogato a livello generale (-4,7%).
In un contesto economico e geopolitico incerto e con alcuni fattori dalle dinamiche non ancora ben definite nella loro traiettoria - come l'inflazione, che appare diminuita, le tensioni internazionali (l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, il Medio Oriente, le minacce della Cina su Taiwan, l'instabilità nel Sud Est Asiatico), l'inasprimento delle condizioni finanziarie (i tassi di interesse appaiono in diminuzione, ma si muovono molto lentamente verso il basso) - l'Italia registra una crescita modesta, con il Pil che nel 2023 è cresciuto solamente dello 0,5%, un risultato positivo ma contenuto. I prezzi dei prodotti agricoli nazionali sono aumentati, mentre quelli dei mezzi di produzione (come mangimi e concimi) sono diminuiti.
È questo il quadro definito da Ismea nel Report dell'Osservatorio Regionale sul Credito Agricolo, con dati della Banca d'Italia a dicembre 2023 e pubblicato recentemente. Vediamo, più approfonditamente, alcune dinamiche.
I prezzi dei prodotti agricoli nazionali
L'indice dei prezzi dei prodotti agricoli nazionali, misurati dall'indice di Ismea, registra un aumento del 5,5% nel 2023 rispetto al 2022 (+7,3% per le produzioni vegetali e +3,7% per i prodotti zootecnici). Differentemente, invece, per il 2023 i prezzi dei mezzi correnti calano su base tendenziale, registrando un -4,3%; nel dettaglio, le voci che alimentano questa flessione sono i mangimi, i concimi e i prodotti energetici (rispettivamente -15%, -8% e -3%).
Export agroalimentare e consumi interni dell'Italia
Le esportazioni agroalimentari italiane sono in crescita. Nel 2023, le esportazioni agroalimentari italiane hanno raggiunto un nuovo record a 64,2 miliardi di euro, con un aumento del 5,7% rispetto all'anno precedente. Tuttavia, il carrello della spesa per i prodotti da consumare a casa nel 2023 è costato l'8,1% in più rispetto all'anno precedente.
Il credito agricolo a livello territoriale
Il Rapporto di Ismea evidenzia una marcata concentrazione del credito agricolo nelle prime quattro regioni italiane: Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Toscana, che insieme rappresentano oltre la metà del totale nazionale.
Polarizzazione geografica e flessione del credito
Più precisamente, le prime quattro regioni per rilevanza degli stock di prestiti, in bonis e non, ne hanno rappresentato il 53,7% del totale nazionale. La Lombardia da sola ha segnato una quota pari a 18,4%, seguita da Emilia Romagna (13,5%), Veneto (12,9%) e Toscana (9%). Se poi si aggiungono anche Piemonte (8,3%) e Trentino Alto Adige (6,7%), si arriva a rappresentare, con le prime sei regioni per rilevanza, quasi il 70% (68,7%) del totale nazionale.
La flessione del credito agricolo registrata a livello nazionale, su base annua, nel 2022 (-0,7%) e proseguita nel 2023 (-2,5%) è la sintesi di dinamiche regionali a volte diverse. Nello specifico, tra le quattro regioni più rilevanti, solo la Toscana, a fronte di un -2,3% a fine anno 2022, ha registrato un aumento del 2,6% a dicembre 2023; al contrario la Lombardia, che aveva chiuso il 2022 con un valore positivo (+0,3%), chiude il 2023 con un valore negativo del 5%. Differente situazione invece per Emilia Romagna e Veneto che hanno registrato, per entrambi i periodi, valori negativi (rispettivamente -0,3% e -3% a fine 2022 e -2,7% e -1,5% nel 2023).
Anche i prestiti a lungo termine, destinati ad investimenti, mostrano una flessione generalizzata, con alcune eccezioni come la Toscana.
Giù gli investimenti per fabbricati, macchine e attrezzature agricole
Limitando l'analisi alle prime cinque regioni per stock di prestiti in bonis oltre il breve termine, ossia Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana, si rileva una flessione generalizzata nel periodo in esame, rispetto sia alla voce costruzione di fabbricati, sia alla voce acquisto di macchine e attrezzature, ad esclusione della Toscana che a fine 2023 ha registrato un incremento dell'aggregato acquisto di macchine e attrezzature. In merito poi ai prestiti oltre il breve termine per acquisto di immobili, solo Veneto e Piemonte hanno chiuso il 2023 in negativo rispetto all'anno precedente.
Le condizioni di accesso al credito, la variabile legata al valore aggiunto delle materie prime in agricoltura, ma anche la propensione agli investimenti e l'accesso ai fondi della Politica Agricola Comune potrebbero aver impresso dinamiche differenti da regione a regione, con la macroarea del Nord Italia storicamente più vocata agli investimenti, grazie anche all'indirizzo zootecnico che assicura un maggiore valore aggiunto delle produzioni (grazie anche alle Dop), e con la Toscana che può forse contare sul comparto vitivinicolo che è uno fra i più solidi del Paese, al netto di problematiche diffuse che il comparto del vino sta attraversando.
Focus su una Politica Fondiaria Comune
Il documento presenta un quadro preoccupante della situazione socio-economica e ambientale italiana, caratterizzata da alcuni fattori di indiscutibile criticità, quali: invecchiamento della popolazione (aumenta il numero di ultraottantenni e diminuisce quello dei bambini sotto i dieci anni); povertà crescente, con quasi il 10% della popolazione che vive in condizioni di povertà assoluta; abbandono scolastico; consumo di suolo a discapito dell'agricoltura; sprechi alimentari lungo la filiera ed eventi climatici estremi, con un aumento della frequenza e dell'intensità di eventi meteorologici impattanti sul territorio e l'agricoltura.
Verso una Politica Fondiaria Comune?
Di fronte a questo scenario, il documento elaborato da Ismea propone l'adozione di una Politica Fondiaria Comune a livello europeo, allo scopo di favorire l'accesso alla terra e garantire il ricambio generazionale in agricoltura, così da contrastare l'abbandono delle terre; promuovere sistemi agroalimentari sostenibili, magari incentivando pratiche agricole rispettose dell'ambiente e promuovendo la sovranità alimentare; contrastare il consumo di suolo, limitando l'espansione delle aree urbanizzate e proteggendo le terre agricole; mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e assecondare un percorso di sviluppo sostenibile rivolto a ridurre le emissioni di gas serra e aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici.
Produrre cibo e favorire il ricambio generazionale e la transizione ecologica e digitale
Un adeguato ricambio generazionale non solo garantirebbe la funzione di produrre cibo, ma anche di prevenire fenomeni di erosione del suolo, dissesto idrogeologico, contribuendo a garantire quella vitalità delle aree rurali come anche sottolineato dalla Commissione Europea. Il ruolo attivo di giovani e di aziende familiari favorirebbe la sicurezza alimentare e la transizione verde e digitale, coniugando al meglio innovazione e tradizione.
Leggi anche Accesso al credito, l'agricoltura fa meglio di altri settori