Record storico per il valore delleesportazioni di prodotti agroalimentari italiani: nel 2012 ha raggiunto il massimo di sempre, 31,8 miliardi di euro.  

 

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero nel 2012, dati che confermano il ruolo trainante svolto dai cibi e bevande made in Italy sul mercato estero. Secondo la Cia - Confederazione italiana agricoltori, il fatturato del “made in Italy” agroalimentare oltre confine ammonta a un quarto del totale. Un dato importante, soprattutto se si considera che sempre più famiglie italiane si sono viste costrette a tagliare sulla spesa a causa della crisi.

 

L'Istituto nazionale di statistica parla di "rilevante espansione", con aumenti delle esportazioni del 6,7% su base annua. Per quanto riguarda l'andamento generale del commercio con l'estero a dicembre 2012 rispetto al mese precedente, l'Istat rileva un aumento delle importazioni dell'1,3% e una "lieve flessione" delle esportazioni dello 0,5%.

 

Con un valore di oltre 23,3 miliardi (+3%), la maggior parte dell'export italiano è diretto ai Paesi dell’Unione europea. Ma è fuori dai confini dell'Ue che il made in Italy mostra una crescita a doppia cifra: +10% verso gli Stati Uniti (per un valore di 2,6 miliardi), +21% sui mercati asiatici (2,5 miliardia), l'incremento maggiore.

 

Il vino si conferma il prodotto più esportato all'estero, con 4,5 miliardi (+7%) davanti all’ortofrutta fresca (3,9 miliardi di euro), che resta sostanzialmente stabile, così come l’olio (1,2 miliardi). Aumenta, invece, la pasta che rappresenta una voce importante del made in Italy sulle tavole straniere con 2,1 miliardi (+7%).

 


Vino, olio, pasta: il fascino indiscusso della dieta mediterranea

Dati e cifre vengono dalla Cia: il successo del tricolore è trainato prima di tutto da vino e spumanti, con esportazioni in crescita rispettivamente del 7,2% e del 16,2% tendenziale e un giro d’affari annuo di 4,3 miliardi. Ma vola alto anche l’export della frutta fresca e secca con 2,7 miliardi (+3,2%) e delle preparazioni di ortaggi e legumi, soprattutto conserve di pomodoro, con 2,6 miliardi (+8%). Non perdono appeal neppure pasta (+8,2%) e formaggi (+4%), che fuori dall’Italia incassano quasi 2 miliardi a testa. L’olio d’oliva guadagna un lieve +1,5% a quota 1,2 miliardi, mentre esplode l’export di prodotti da forno e da pasticceria (+9,2% per un valore di 1,3 miliardi), in particolare quelli a base di cacao (+18%).
 

Altri aspetti sorprendenti emergono dall'analisi svolta da Coldiretti. Innanzitutto la “scoperta” della dieta mediterranea da parte della Cina, mercato dal potenziale elevatissimo +28% delle vendita di olio, +84% per la pasta, +21% per il  vino. Gli acquisti di Grana Padano e Parmigiano Reggiano sono triplicati, mentre quelli di prosciutto sono addirittura quintuplicati.

 

Il made in Italy agroalimentare si afferma sempre di più anche in Francia, tradizionale “rivale” dell'Italia a tavola: nella patria dello Champagne lo spumante è cresciuto del +64%, mentre i formaggi italiani sono aumentati del 4%. Prosegue anche il buon momento della birra tricolore che avanza in Germania, patria dell’Oktoberfest, (+11%) e tra i “vichinghi” dei Paesi scandinavi, con una crescita del 19%. 


Uniti per il bene del comparto
"E' questa la dimostrazione che nel grande mare della globalizzazione ci salveremo solo ancorandoci a quei prodotti, quei manufatti, quelle modalità di produzione che sono espressione diretta dell’identità italiana, dei suoi territori, delle sue risorse umane” ha commentato il presidente della Coldiretti, Sergio Marini.

 

"Ora più che mai - ha concluso la Cia - è importante continuare con l’opera di valorizzazione dei nostri prodotti, evitando però di muoverci in ordine sparso, ma percorrendo una nuova e più efficace azione sinergica per il settore, portando avanti una valida promozione che esalti a livello globale la qualità del made in Italy".