Va subito chiarito come il neonato organismo non sia il risultato di una fusione tra le sigle fondatrici, né di qualche inscindibile apparentamento, ma un "contenitore" con il compito di coordinare le istanze delle cinque organizzazioni, per presentare alle istituzioni un unico interlocutore che parli per il mondo agricolo, in grado di sintetizzare le diverse strategie del settore primario.
Il modello organizzativo è quello del Copa-Cogeca, il momento di raccordo europeo tra tutte le sigle del settore agricolo e cooperativo dei Paesi membri, interlocutore unitario della Commissione e del Parlamento Ue.
Coordinatore della nuova liason è il presidente nazionale della Cia, Politi, che resterà in carica per un anno.
“Agrinsieme - hanno dichiarato Politi, Guidi, Gardini, Luppi e Buonfiglio - rappresenta un momento di discontinuità rispetto alle logiche della frammentazione che spesso hanno caratterizzato il mondo agricolo, ed è portatore di un nuovo modello di rappresentanza. Il coordinamento integra storie e patrimoni di valori che non vengono annullati, ma esaltati in una strategia unitaria orientata al futuro. Agrinsieme rappresenta, pertanto, un reale valore aggiunto rispetto a quanto le organizzazioni hanno realizzato e continueranno a realizzare autonomamente”.
Tra le finalità dichiarate, c'è la diffusione di strumenti di collaborazione tra imprese agricole e tra i diversi soggetti della filiera agroalimentare, agroindustriale e della distribuzione.
Il programma economico, ancora in corso di stesura e che includerà i settori dei cereali, del pomodoro, degli agrumi e della zootecnia, partirà su diverse aree territoriali e sulla base della progettazione che le stesse imprese stanno prefigurando attraverso iniziative di rete e di aggregazione.
La strategia sindacale coordinata di Agrinsieme dovrebbe avere una ricaduta anche sulle politiche locali e settoriali grazie alla realizzazione di coordinamenti territoriali e per singole filiere produttive.
Il primo programma di lavoro prevede quattro punti focali:
- politiche di rafforzamento dell’impresa per favorire l’aggregazione in strutture economiche fortemente orientate al mercato; rilanciare la ricerca e le politiche di supporto al trasferimento dell’innovazione; sostenere il ricambio generazionale; definire strumenti per il credito (puntando pure su politiche innovative relative a strumenti assicurativi e fondi mutualistici).
- sistematica azione di semplificazione burocratica per ottenere il riordino degli enti e delle tecnostrutture operative, la semplificazione del meccanismo Agea e la revisione del sistema Sin, l’unificazione di competenze sia in ambito nazionale sia regionale per ridurre gli interlocutori amministrativi delle imprese.
- politiche di corretta gestione delle risorse naturali (suolo ed acqua), per coniugare produttività e sostenibilità, valorizzare il ruolo delle aziende agricole, anche nel campo dei servizi eco-ambientali, sviluppare “agroenergie rinnovabili” (biomasse) e nuove opportunità della “chimica verde”.
- aggiornamento del quadro normativo di riferimento a livello europeo, nazionale e regionale.
Che il nuovo cartello, forte di numeri che rappresentano circa il 30% dell’intero valore dell’agroalimentare italiano, possa avere un impatto di lobbing superiore a quello sinora esercitato dai suoi singoli componenti è certo.
Tuttavia sorgono dubbi sul fatto che l’univocità della rappresentanza sui tavoli nazionali e comunitari non dovrà pagare il prezzo dell’assenza di Coldiretti, convitato di pietra dell’iniziativa.
Sul motivo dell’assenza dell’associazione che vanta nel mondo agricolo il maggior numero di iscritti, sembra non esserci alcun mistero: Coldiretti, per quanto spiegato da Guidi e Politi, sconta una pluriennale riluttanza a condividere linee politiche che si accordino con il concetto di cooperazione.
“Si sono autoesclusi - ha dichiarato Politi - ciò non toglie che Agrinsieme rimanga comunque un esperimento aperto”.
Il sospetto è che alla base di questa mancata condivisione di ideali ci possano essere motivi più pragmatici legati al programma “Filiera Agricola tutta Italiana” e ai successi del marchio “Campagna Amica”.
Anche ammettendo che l’assenza di Coldiretti non influisca in maniera sostanziale sull’azione di Agrinsieme, comunque, rimane qualche ombra sulle effettive potenzialità del coordinamento, dato che le stesse sigle che ne fanno parte, in alcuni casi e per specifiche filiere, portano avanti battaglie su posizioni antitetiche e inconciliabili.
“Agrinsieme – ha dichiarato Luppi – è un esperimento, un laboratorio, un sogno”.
Condividiamo con il presidente di Legacoop agroalimentare l’opinione che senza i sognatori il mondo non cambia, tuttavia non è possibile dimenticare che per chi vede il proprio sogno realizzarsi, milioni di altri vedono i loro svanire al risveglio.
“Aiutati che Dio t‘aiuta”, recita un proverbio. Di certo i suoi componenti dovranno fare sforzi che andranno ben oltre la buona volontà per far sì che Agrinsieme, carica piena di buoni propositi e di valori condivisibili, divenga realmente un interlocutore stabile e credibile capace di rappresentare l’agricoltura italiana.