Con la crisi che infuria per il quarto anno consecutivo, stretti tra la crescente pressione fiscale da una parte e, dall'altra, spettri come logoramento del reddito, disoccupazione, sfiducia nel futuro, gli italiani hanno tagliato tutto quello che potevano: auto, vacanze, svaghi, hobby. E ora, era inevitabile, tocca alla tavola, forse l'ultimo baluardo di un benessere dato per scontato.
Secondo un'analisi condotta da Coldiretti e Swg ben sei italiani su dieci (il 61%) hanno modificato al risparmio i propri comportamenti quando acquistano il cibo per la propria tavola. Come? Si confrontano i prezzi al momento di riempire il carrello, si cercano offerte e prodotti scontanti, si comparano i prezzi, e si taglia.
Secondo i dati della Cia - Confederazione italianaagricoltori quasi la metà delle famiglie ormai taglia sulla tavola, riducendo soprattutto gli acquisti ortofrutticoli (41,4%), quelli di carne rossa (38,5%) e quelli di pane (37%).
Istat: ad aprile -6,1% per gli alimentari
I dati di Coldiretti e Cia sono stati diffusi in occasione della pubblicazione dei dati Istat sul commercio al dettaglio.
Ad aprile 2012 l'indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio, valore corrente che incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi, fa registrare una diminuzione del 6,8% su base annua e dell'1,6% su marzo 2012. Il capitolo riguardante i prodotti alimentari - rileva l'Istituto di statistica - registra diminuzioni del 6,1% su base annua e dell'1,5% nel confronto con marzo 2012.
"Il tonfo di aprile, mese in cui tra l'altro ricorrevano le festività pasquali, è il segnale di un anno molto difficile - commenta il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua - Nel primo quadrimestre 2012 la produzione ha già segnato una diminuzione del -2,4% in termini reali a parità di giornate lavorative e si cominciano a sentire i primi effetti sul versante dell'occupazione".
Ma un segnale ancora più eclatante è il segno meno comparso ad aprile davanti al dato delle vendite nei discount alimentari. E' la prima volta nel corso dell'anno. Un -3% che, per quanto significativo, è ancora inferiore alle alle perdite riportate dalla grande distribuzione (-4,3% rispetto ad aprile 2011) e alla debacle dei piccoli negozi (-8,7%).
"Il crollo degli acquisti nei discount - osserva la Coldiretti - colpisce le classi più povere della popolazione. Un nucleo familiare su cinque (20%) tra quelli con i livelli più bassi di spesa si rivolge agli hard discount".
"Non andava così male da oltre undici anni" conclude mestamente la Confagricoltura.
Serve un progetto per ridare potere d'acquisto alle famiglie
Contemporaneamente si assiste a un'immediata levata di scudi contro la cosiddetta food tax, anche solo limitata alle bevande analcoliche, e contro l'aumento dell'Iva ad ottobre.
"Si andranno a colpire le famiglie più deboli, per le quali la spesa alimentare costituisce ancora parte rilevante del portafoglio - spiega Ferrua di Federalimentare - Servono piuttosto misure per rilanciare i consumi e sostenere le esportazioni, canale sempre più rilevante per l'industria alimentare italiana".
"L'ipotesi di un nuovo aumento dell'Iva, - rincara la Copagri - è da scartare senza se e senza ma, così come non bisognava procedere con l'incremento delle tariffe. Allo stesso modo è da scongiurare qualsiasi innalzamento dei prezzi dei carburanti, che hanno ricadute immani praticamente su ogni voce commerciale e, quindi, sui bilanci familiari".
"La strategia della sola austerità - aggiunge Copagri - il perseguimento dell'obiettivo del risanamento solo attraverso l'inasprimento delle tasse e nuove imposte non ha pagato e non poteva essere altrimenti".
Ripartire dall'agricoltura
Copagri auspica inoltre che si attivi un serio e costante controllo sull'intera formazione dei prezzi, dai costi per le imprese di produzione fino ai prezzi al consumo, "troppo spesso viziata da illegittimi rialzi lungo le diverse filiere".
Anche Rocco Tiso, presidente di Confeuro, sottolinea la necessità di intervenire sulla filiera agroalimentare, per snellirla e abbattere i suoi costi superflui. "Gli interventi per rimuovere le spese superflue che nulla hanno a che vedere con il lavoro agricolo e ridurre l'eccessivo peso della macchina burocratica non possono più farsi attendere" ha concluso Tiso.
Per Confagricoltura è fondamentale "riequilibrare i rapporti tra le varie componenti della filiera". "Il settore agricolo, che è l'anello più debole, è quello maggiormente penalizzato nei momenti di difficoltà come l'attuale. Tanto è vero - conclude la Confederazione - che Ismea segnala, a maggio, una ulteriore riduzione dello 0,2% dei prezzi all'origine su base mensile".
Alternative? Sì, grazie
La strada per uscire dalla crisi, almeno quella dei consumi alimentari, c'è. Sono le 'spese alternative', che secondo l'analisi condotta da Coldiretti, sono l'unico modello in crescita. Largo quindi agli acquisti diretti e ai gruppi di acquisto solidale.
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Fonte: Agronotizie