Magis nel rapporto tra ricerca e industria. Di questo s'è parlato al Forum dell'agricoltura sostenibile, con l'autorevole opinione di Mauro D'Arcangelo del Cra - Unità di ricerca sulla viticoltura di Arezzo, intervenuto sul tema dal palco di Fieragricola.

 

Come riassumere il rapporto tra ricerca e aziende operanti sul territorio? Qual è il ruolo di Magis?

"Parto dal presupposto che il rapporto tra ricerca e sperimentazione agricola è a mio avviso sufficientemente buono. Parlo da membro del Cra la cui storia affonda le radici in quella degli ex istituti sperimentali del ministero il cui contatto con le realtà produttive è sempre stato importante.
Una vicinanza con l'attività produttiva che è rimasta; non a caso in toscana ci occupiamo di viticoltura.
Esistono poi contesti in cui il rapporto con l'attività produttiva non è così stretto; in questi casi si rendono necessari dei mediatori rappresentati un tempo dagli enti di sviluppo. Oggi, in seguito alla crisi economica e agli ingenti tagli di bilancio, è venuta meno una parte di quell'assistenza tecnica garantita a livello ragionale sin dal '77.  Per questa ragione, assume particolare importanza la ricostruzione di una rete di competenze dove la ricerca possa trasferire le innovazioni al mondo produttivo. Solo in questo modo, infatti, possiamo pensare di avere uno sviluppo.

Per quanto riguarda Magis, un primo punto a favore del progetto è quello di mettere insieme le realtà produttive con quelle che, a vario titolo, sono attive nella ricerca. In tal modo si va a ricreare la 'cinghia di trasmissione' che è un po' venuta a mancare.
Detto questo, c'è da aggiungere che i tecnici aziendali oggi sono molto preparati; tanto più che le aziende che hanno aderito al progetto sono quelle al top dell'attività vitivinicola.
Il valore aggiunto che noi possiamo dare come comunità scientifica è quello di verificare sulla base del protocollo che a giorni andremo a definire e che si fonda su concetti di buone pratiche in ottica di sostenibilità, se risulta essere applicabile nelle singole realtà.
In questo modo potremo, come comunità scientifica, provare a dare qualcosa in più e al contempo le aziende potranno operare ancora meglio. Andiamo cioè a richiudere il concetto di Magis in cui ognuno si mette in gioco, provando a dare qualcosa in più in un'ottica di dialettica stretta tra mondo produttivo e della ricerca".

 

In questo momento la ricerca è molto attenta all'agricoltura di precisione e alla tutela delle risorse.

"Necessariamente. Abbiamo esigenze dovute a una popolazione che cresce in modo esponenziale e a risorse che sono limitate. Di conseguenza, dobbiamo pensare ad attività produttive che siano, in senso lato, il meno possibile consumatrici di risorse ed energie. Un'agricoltura di precisione ci serve perché rappresenta il miglior modo per consumare meno energie ma, ancor di più, per mantenere quelle che ci sono".

 

A che punto è la sostenibilità agricola italiana? Il 2014 rappresenta una dead line importante.

"Ci sono diverse esperienze virtuose. Magis rappresenta un ripasso rispetto ai venti anni di programmi e studi in agricoltura sostenibile o integrata, come si chiamava, che abbiamo alle spalle. Ciò che abbiamo fatto in questi vent'anni non è però riuscito a rimanere come base culturale diffusa. Ora, sullo stimolo delle due direttive europee 128 e 127, Magis affiancandosi ai programmi pubblici anche nazionali in essere che rilanciano le attività agricole sostenibili, può rappresentare un'importante occasione arrivare preparati al 2014. Magis non è l'unico: è un'altra perla in una lunga collana".

 

Non è dipersivo avere tante perle?

"Beh, siamo l'Italia degli ottomila Comuni; l'importante è che gli obiettivi siano dichiarati, che le azioni siano trasparenti e poi chi ha da dire di più, insomma, lo dica".

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