Il sostegno pubblico all'agricoltura nei Paesi dell'Ocse è sceso al 18% del reddito agricolo totale, un minimo storico legato ai prezzi elevati delle commodity, secondo il monitoraggio annuale realizzato dall'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Gli aiuti ai produttori dei Paesi Ocse, nel 2010 si sono assestati sui 172 miliardi di euro, confermando la tendenza decrescente instauratasi da alcuni anni. 

Tuttavia, l'Ocse sottolinea come la maggior parte del sostegno pubblico sia ancora erogato con modalità che distorcono la produzione ed il commercio, mentre serve a ben poco dal punto di vista del miglioramento della produttività e della competitività, dell'uso sostenibile delle risorse o per aiutare gli agricoltori a far fronte ai rischi. 

"Di fronte alle ristrettezze di bilancio ed al fatto che gli agricoltori incassano prezzi elevati per le colture, i governi dovrebbero cambiare rotta, passando da aiuti che sostengono i redditi agricoli a politiche che hanno benifici a lungo termine per l'economia alimentare globale", afferma Ken Ash, direttore dell'Ocse responsabile per commercio e agricoltura. 

"I temi sono maturi per riformare il sostegno agricolo", aggiunge. I livelli di aiuto variano enormemente fra i Paesi dell'Ocse. Nel periodo 2008/2010, la Nuova Zelanda ha fatto registrare un sostegno apri all'1% del reddito agricolo, seguita dall'Australia (3%) e dal Cile (4%). Stati Uniti (9%), Israele e Messico (12%) e Canada (16%) sono risultati anch'essi al di sotto della media Ocse. L'Unione europea ha ridotto il livello di sostegno al 22% del reddito agricolo, una percentuale che però è ancora al di sopra della media Ocse. Il sostegno agli agricoltori continua ad essere relativamente elevato in Korea (47%), Islanda (48%), Giappone (49%), Svizzera (56%) e Norvegia (60%).