Gli operatori finanziari vedono sempre più le materie prime agricole come un rifugio sicuro e la crisi finanziaria che sta scuotendo da inizio estate le borse mondiali lo evidenzia. Ad agosto l'indice Cac della Borsa di Parigi ha perso oltre l'11%, mentre i prezzi delle commodities come soia, mais e grano sono cresciuti di oltre il 10%. Pur tenendo conto delle variabili climatiche negative i rialzi sono stati evidentemente rinforzati dallo spostamento di capitali dal mercato finanziario. I movimenti finanziari sulle materie prime agricole sono monitorati dai dati del Commodities Futures Trade Commission, da cui si può vedere che in agosto gli acquisti sono generalmente aumentati, in media, del 35%. Mentre per il mais e per la soia si sono incrementati del 300%, si sono ridotti, invece, del 50% per il grano.

"Ciò cui assisteremo nei prossimi mesi – Spiega Enrico Chiesa, presidente di Confagricoltura Piacenza – sarà un chiaro indicatore dell'entità della crisi che stiamo affrontando e l'andamento delle commodities ne sarà il barometro, evidenziando se ci aspetta o meno la recessione. Agritel, la società francese di consulenza specializzata nella gestione del rischio nel settore agricolo e agroalimentare – prosegue Chiesa – ha recentemente pubblicato un rapporto che evidenzia come se le quotazioni delle commodities saranno ancora in crescita la crisi, seppur pesante, potrà essere archiviata in tempi fisiologici, se invece si dovesse assistere a un declino dei corsi di questi prodotti vorrà dire che l'impatto della crisi finanziaria è tanto violento da ripercuotersi anche sulla domanda dei generi di prima necessità".

Per quanto riguarda l'alimentazione umana la domanda è praticamente incomprimibile, mentre sui mangimi animali e sull'industria (biocarburanti compresi) l'impatto della crisi globale sarebbe sentito in tutti i suoi effetti. Visto che, per quanto riguarda il frumento, il 73% del consumo è destinato all'alimentazione umana, il 20% al settore animale e solo il 7% all'industria, mentre il mais – facendo l'esempio degli Usa – va oltre il 40% al settore dei biocarburanti, le conseguenze di una grave crisi finanziaria avrebbero una ricaduta maggiore sui prezzi del mais rispetto a quelli del frumento. "Il fatto è – conclude Chiesa - che dovremo guardare in questo contesto l'atteggiamento dei fondi in questo settore: una convergenza tra ribasso dei prezzi delle materie prime agricole e calo dei mercati azionari o obbligazionari sarebbe un allarmante segnale d'ingresso in una crisi prolungata, destinata a sfociare nella recessione".