L’impiego in sicurezza degli agrofarmaci richiede un complesso di competenze molto ampio che si può raggiungere solo attraverso un lavoro di applicazione multidisciplinare di diversi anni.
Il progetto Magis, al pari di altre iniziative, vuole creare un sistema di interrelazioni 'partecipative' in cui le esperienze di ognuno si capitalizzino in un aumento della conoscenza di tutti.
A dirlo è Marco Vieri, presidente del Corso di Laurea in Viticoltura ed enologia e professore di Ingegneria dei biosistemi agrari e forestali dell'Università degli Studi di Firenze.
Tale approccio è estremamente importante soprattutto per prevenire deviazioni di consulenti d’assalto. E', infatti, sempre più frequente l’interesse - anche da parte di figure che mai hanno affrontato tali problematiche o che addirittura sono estranei all’agricoltura - verso questo settore, o meglio, verso i finanziamenti che per l’attuazione delle Direttive si presume potranno arrivare.
Per dare una dimensione dei danni che tali figure possono potenzialmente causare al settore agricolo, drammaticamente alti, e della grande importanza che iniziative come il progetto Magis rivestono per il settore vitivinicolo, diamo uno sguardo al ventaglio di competenze che chi approccia al comparto deve necessariamente possedere.
Le conoscenze riguardano, infatti, ambiti tra loro anche molto distanti.
Da conoscere, in primis, le tecniche di manipolazione in sicurezza dei prodotti chimici (trasporto, stoccaggio, uso, trattamento dei reflui e delle confezioni inquinate) che richiedono particolari procedure operative e, oggi, tecnologie innovative. Si tratta di aspetti, questi, che possono essere trattati nell’ambito del più generale quadro della sicurezza nell’impiego di prodotti chimici pericolosi siano essi in forma di liquido, polvere o aerosol.
Da tenere sempre in forte considerazione sono le peculiarità delle attività agricole: tempestività, variabilità ambientale, variabilità strutturale e strumentale e, infine, intensità operativa concentrata in particolari periodi.
Secondo ambito da saper gestire è quello delle operazioni di applicazione dei composti fitosanitari per irrorazione su bersagli vegetali complessi (la chioma). Ciò richiede adeguate competenze nei settori della fisica-chimica delle sostanze (volatilità,,inerzia cinetica e passaggi di stato dei liquidi finemente polverizzati, adesività) e della micrometeorologia ai fini della comprensione dell’interazione esistente fra pianta e sviluppo del patogeno e dell’influenza sull'operazione di irrorazione.
Importante, poi, conoscere e comprendere la relazione del composto chimico diluito con il bersaglio vegetale e i suoi meccanismi di azione sul patogeno.
Indispensabili, le basi di patologia vegetale, biologia ed entomologia oltre alla conoscenza dei molteplici parametri che influiscono sull'irrorazione tra cui:
- il sistema di polverizzazione del liquido in goccioline (tipologia, regolazione, controllo);
- Il trattamento a bersagli complessi in ambiente esterno con impiego del vettore aria (tipologia di ventilatori e relative caratteristiche del getto prodotto, tipologia di diffusori e loro regolazione);
- l'adeguamento in tempo reale delle diverse regolazioni alle variazioni di velocità di avanzamento;
- il bersaglio (presenza/assenza nelle diverse bande orizzontali, spessore, densità) e le condizioni ambientali (brezze, temperatura, umidità).
Non poche le competenze necessarie anche nell'ambito agro-ingegneristico per le scelte di meccanizzazione in relazione alla tipologia di impianto, alla giacitura, alle caratteristiche del suolo, ma anche per conoscere i 'tempi utili' e i 'tempi disponibili effettivamente' per le operazioni.
Ne consegue la determinazione della capacità di lavoro necessaria, della superficie dominabile e delle diverse soluzioni tecniche e logistiche.
Occorre conoscere i diversi livelli di attuazione delle catene operative e delle diverse tipologie di macchine e impianti adottabili oltre alla compatibilità esistente fra macchina, prodotto, coltura, azienda e ambiente.
E' dunque evidente come sia indispensabile una conoscenza approfondita di tutta la catena operativa che si attua nelle aziende agricole, in modo differenziato sulla base delle tipologie aziendali, delle colture e delle condizioni strutturali.
E' altrettanto lampante come solo attraverso il coordinamento di una figura agronomica si possano coniugare tutte queste conoscenze che riguardano, per altro, anche gli aspetti legati alle diverse normative dirette e indirette, locali e nazionali che interagiscono nella gestione dell’impresa agraria.
Intervento raccolto da Michela Lugli