Una giornata, quella del 19 aprile scorso, nella quale a molti livelli si è parlato di agricoltura ma ancora meglio di etichettatura e salvaguardia del consumatore e delle produzioni.

Mentre a Bruxelles la Commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare approvava in seconda lettura con 57 voti a favore, 4 contrari ed una astensione il progetto legislativo sull'etichettatura alimentare, in casa nostra il ministro Romano snocciolava in Commissione Agricoltura della Camera prima, e in Commissione Agricoltura del Senato poi, le linee programmatiche del suo dicastero.

Aprendo il cassetto delle leggi nazionali se ne trova una del 3 febbraio 2011 (n. 4 Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari) approvata dal Parlamento italiano che, in anticipo sull'Europa, ha previsto per i prodotti trasformati l'obbligo d'indicazione in etichetta dell'origine o provenienza della materia prima utilizzata.

Ora, alla luce di quanto definito dalla relazione di Renate Sommer approvata dalla Commissione Ambiente, l'Europa si porta alla pari. Le etichette dovranno riportare chiaramente in forma di una tabella sul retro dell'imballaggio, informazioni nutrizionali quali il contenuto energetico, le quantità di grasso, di grassi saturati, di carboidrati, zuccheri, proteine e sali. Lo scopo di tali richieste, si legge essere quello di “modernizzare, semplificare e rendere più chiara la legislazione europea sull'etichettatura alimentare”. 

Secondo il parere degli eurodeputati e anche secondo quello dell’Uffico europeo dei consumatori (Beuc), sull'etichetta sarebbe bene comparissero anche indicazioni in merito ai grassi artificiali indicati per 100g o 100ml di contenuto oltre che secondo la percentuale della porzione giornaliera. Il parere del Consiglio Ue però è quello che tale indicazione debba mantenere caratteri di volontarietà e non di obbligatorietà.

Novità da segnalare è la richiesta che l'indicazione del paese di provenienza, già obbligatoria nell'UE solo per alcuni tipi di prodotti (carne di manzo, miele, olio d'oliva, frutta fresca e legumi) sia estesa anche alla carne di maiale, di pecora, di capra e di pollo. Una richiesta questa già fatta dal Parlamento e già soddisfatta dal Consiglio ma che ora, negli emendamenti approvati dalla Commissione Ambiente, si richiede venga estesa per tutte le carni, per il latte e suoi derivati oltre che per altri alimenti a base di un unico ingrediente e per la carne di pollo e pesce quando utilizzate come ingredienti.

Tra le indicazioni, anche la necessità di segnalare nell'etichetta apposta sulla carne, il paese nel quale l'animale è nato, è stato allevato e macellato. “Le etichette”, sostengono i deputati della commissione, “non dovrebbero creare l'impressione che il prodotto in vendita sia un altro e quando un ingrediente è stato sostituito, dovrebbe essere chiaramente indicato”.

“Sull'etichettatura si è tornati sulle posizioni espresse dal Parlamento in prima lettura” ha commentato Paolo De Castro Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento, “e questo non può che essere considerato un passo in avanti. Il rapporto” ha proseguito “può essere migliorato in più punti, ma viene confermata la chiara volontà del Parlamento di fornire ai consumatori informazioni trasparenti. Per quanto riguarda altre importanti questioni” ha concluso De Castro, “ancora non è possibile dare una lettura organica e completa, dato il gran numero di emendamenti presentati".

Si tratta, secondo Cia, di un pronunciamento importante ma, sottolinea la confederazione che auspica l'assunzione a livello europeo di decisioni adeguate per procedere in tempi brevi ad un’effettiva etichettatura d’origine per tutti i prodotti, “è indispensabile che su questa delicata e complessa materia non ci siano equivoci, restrizioni o interpretazioni. Chi acquista un prodotto deve poterlo fare in modo consapevole. Si devono conoscere provenienza e origine. E questo vale sia per il fresco che per il trasformato, non possono esserci distinguo”.

Secondo Coldiretti, si tratta di un pronunciamento che riconosce l’importanza della legge italiana sull’etichettatura che di fatto ha anticipato e sollecitato la norma comunitaria. Una indicazione, spiega l'Associazione, che trova il consenso della stragrande maggioranza dei cittadini e che deve essere confermata in sede europea. Inoltre, per l’Italia aggiunge l'associazione, “significa valorizzare il vero Made in Italy in una situazione in cui sugli scaffali due prosciutti su tre provengono da maiali allevati all’estero, tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte e cagliate provenienti dall'estero ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta”.

Concorde la maggioranza della Commissione nel definire che non dovranno sottoporsi alle nuove norme di etichettatura i prodotti alcolici, il cibo non imballato per consumo immediato, i pacchi regalo, i prodotti stagionali e le micro imprese produttrici di beni alimentari artigianali.

Forte del mandato ricevuto dalla Commissione Ambiente, ora il relatore Renate Sommer dovrà negoziare con i governi nazionali un accordo in seconda lettura prima del voto in plenaria previsto per luglio. Poi, a legislazione adottata dal Parlamento e dal Consiglio, l'industria alimentare avrà 3 anni per adattarsi alle nuove regole e 2 ulteriori anni per rispettare i nuovi obblighi in materia di informazioni nutrizionali.