Paolo Bruni, presidente di
Cogeca, l’associazione delle cooperative agricole europee, e di
Cso-Centro servizi ortofrutticoli, traccia un quadro di sintesi della situazione in vista dell’apertura dell’
area di libero scambio con i Paesi del Mediterraneo.
“Siamo di fronte – dichiara Paolo Bruni – ad una svolta importante per i produttori ortofrutticoli europei che nei prossimi anni vedranno gradualmente intensificarsi gli scambi con i partner mediterranei e contemporaneamente affronteranno il rischio di una riduzione delle risorse destinate dalla Pac al sostegno delle produzioni. Il fattore chiave su cui fare leva in termini politici è senza dubbio legato alla necessità di incrementare il consumo di frutta che oggi nell’Europa a 27 raggiunge, secondo dati Cso, appena i 210 grammi al giorno per persona”.
I rapporti tra l’Ue-27 ed i Paesi terzi del Mediterraneo sono andati sviluppandosi in una logica di partenariato volta a creare nuovi e più stretti legami politici, economici, sociali e culturali tra le due sponde.
In questo contesto gli
scambi commerciali si sono fortemente intensificati e fra questi anche quelli agricoli: nel 2008 le importazioni dell’Ue a 27 dall’area mediterranea valevano oltre 7,8 miliardi di euro, mentre le esportazioni europee verso quell’area hanno raggiunto i 12,8 miliardi di euro, con un surplus di 5 miliardi di euro (Fonte
Nomisma).
Fra i principali prodotti agricoli oggetto di scambi commerciali un ruolo di rilievo spetta alla frutta. Nel 2009, infatti, l’Ue a 27 ha importato frutta dai diversi paesi del mediterraneo per oltre 2 miliardi di euro ed ha esportato solo per un valore di 136 milioni di euro, con un passivo della bilancia commerciale di poco inferiore a 1,9 miliardi di euro (Nomisma).
I principali partner commerciali sono la Turchia ed i paesi del Nord Africa, che complessivamente riuniscono il 96% del valore dell’export ed il 91% dell’import.
L’Ue a 27 è infatti un fortissimo importatore dalla Turchia, si tratta soprattutto di frutta secca (40% dell’import) e frutta fresca, specialmente uva.
Per quanto riguarda invece l’import europeo di frutta dal Nord Africa esso è circa il 40% di quello di provenienza mediterranea.
Un 40% è costituto prevalentemente da uva, fragole, meloni e cocomeri, un 36% da agrumi e un 22% da frutta tropicale, mentre limitato è il contributo della frutta secca. Verso questi Paesi l’Ue a27 esporta mele e pere che rappresentano il 70% dei flussi in uscita dal vecchio continente. In questo quadro di apertura e di interscambio vanno a collocarsi le considerazioni legate alla necessità di incrementare i consumi in una ottica di salvaguardia della salute pubblica e di risparmio di risorse importanti altrimenti destinate alla cura delle malattie che più comunemente si associano ad una dieta povera di frutta e verdura.