E' deflazione nelle campagne dove i prezzi dei prodotti agricoli vengono pagati su valori inferiori in media dell’11,4% rispetto allo scorso anno.
E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Ismea a marzo in occasione della divulgazione dei dati Istat sull’inflazione. Il crollo delle quotazioni in campagna si registra, sottolinea la Coldiretti, sia per le produzioni vegetali (-15,8%) che per quelle derivate dall’allevamento (- 5,2%).
Il record della riduzione si è verificato, precisa la Coldiretti, per i cereali con un crollo dei prezzi alla produzione del 46,4% rispetto allo scorso anno a marzo, ma un forte calo delle quotazioni alla produzione, continua la Coldiretti, si è registrato anche per vini e oli di oliva che, su base annua, hanno fatto segnare in campagna drammatiche riduzioni, rispettivamente, del 26,2% e del 24,6%. Un flessione rilevante tra i prodotti di allevamento è accusata dal latte (-11,1%) e dai suini (- 9,4%). Le tendenze registrate in campagna non si sono trasferite al consumo dove, denuncia la Coldiretti, i prezzi per l’alimentare secondo l’Istat continuano ad aumentare su base annua ad un tasso del 3% è quasi il triplo di quello dell’inflazione media dell’1,2 %. Un differenziale che è costato agli italiani 300 milioni di euro in un solo mese  che sono il risultato di inefficienze e speculazioni.
Gli italiani spendono 205 miliardi all'anno in alimenti e bevande (141 miliardi in famiglia e 64 fuori) che rappresentano ben il 19% della spesa familiare ed è quindi necessario, precisa la Coldiretti, interrompere un trend che impoverisce cittadini e imprese agricole in un difficile momento di crisi economica.
 
'Sui campi è caduta libera per i prezzi. Era, quindi, prevedibile una maggiore diminuzione dei listini sugli scaffali, che invece restano ancora troppo elevati. E in questo modo la 'forbice' dalla produzione agricola alla tavola rimane elevata, anche se in misura decisamente minore rispetto ad un anno fa'. E’ quanto evidenzia la Cia (Confederazione italiana agricoltori) a commento dei dati definitivi dell’Istat sull’inflazione a marzo.
D’altronde, già nel 2008, ricorda la Cia, i prezzi praticati sui campi avevano avuto un deciso calo, che ha toccato anche flessioni record, come per il grano duro (circa 50% in meno rispetto al 2007). Un trend che è continuato anche nei primi tre mesi di quest’anno.
La Cia riafferma sia l’esigenza di rapporti più stretti ed intese di filiera, sia l’importanza di una maggiore trasparenza nei processi di formazione dei prezzi lungo i vari passaggi dal campo alla tavola, per individuare rincari artificiosi e ingiustificati e manovre speculative. In tale contesto, il 'doppio prezzo' (origine e dettaglio) può rappresentare uno strumento di grande valore e di chiarezza nei confronti dei consumatori.