La quantità di pioggia caduta dall'inizio dell'anno, che è raddoppiata rispetto alla media, ha mandato in tilt le campagne dove c'è preoccupazione per il nuovo allarme meteo della protezione civile dopo i danni alle coltivazioni e le frane e smottamenti sul territorio per le precedenti ondate di maltempo.
E' quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati dell'Osservatorio agroclimatico dell'Ucea che ha registrato nel mese di gennaio in Italia una precipitazione cumulata superiore dell'82,3% rispetto alla media dello stesso mese nel periodo 1971-2000.
Una situazione che fa seguito  peraltro, sottolinea la Coldiretti, ad un dicembre 2008 che ha mostrato una tendenza analoga con le precipitazioni che sono state superiori del 92,3% rispetto alla media dello stesso mese, con i valori piu' elevati che si erano registrati al centro nord. Il maltempo ha provocato gravi danni e disagi nelle campagne dove sono saltate le semine per il grano destinato alla pasta Made in Italy con un calo degli investimenti destinato a superare, il 20% rispetto allo scorso anno.
La pioggia e la neve, sottolinea la Coldiretti, hanno reso inaccessibili i terreni per le normali lavorazioni e le necessarie risemine. Le precipitazioni temporalesche persistenti confermano la sempre piu' elevata frequenza di eventi estremi che sono una espressione dei cambiamenti climatici in atto che, continua la Coldiretti, mettono in pericolo la sicurezza del territorio nazionale, dove sette comuni italiani su dieci sono  interessati dagli oltre 21 mila chilometri quadrati di territorio nazionale considerato a rischio per frane e alluvioni.
In Italia, sostiene la Coldiretti, ci sono 5.581 comuni, il 70% del totale, a rischio idrogeologico dei quali 1.700 sono a rischio frana e 1.285 a rischio di alluvione, mentre 2.596 sono a rischio per entrambe le calamità. Una situazione a cui non è certamente estraneo il fatto che, conclude la Coldiretti, dal 1982 al 2005 sono scomparsi quasi 6 milioni di ettari di suolo agricolo e che secondo le stime dell'Anbi nell'arco di tempo 1990-2016, se il ritmo di cementificazione del territorio rimanesse inalterato, si sara' persa una Superficie Agricola Utilizzata pari al 17,5% del territorio nazionale, vale a dire un'area superiore a quella delle regioni Sicilia e Sardegna.