Da due anni i giovani della Coldiretti promuovono il Premio Oscar Green dedicato alle imprese agricole che hanno scelto, con successo e soddisfazione, di innovare processi e prodotti. Di Oscar Green parla, in questa intervista, Donato Fanelli, delegato nazionale dei giovani Coldiretti. Proprio in questi giorni il Movimento Giovanile della Coldiretti ha vissuto un passaggio storico, trasformandosi definitivamente in Giovani Impresa. Da ora in poi non ci sarà piu' la doppia tessera, in base all'età e i Giovani saranno pienamente integrati negli organi esecutivi ad ogni livello territoriale. 


Perchè avete scelto un nome così americano per il premio?
Il nome è stato scelto per evocare l'importanza che ha l'oscar cinematografico. Ma andando al sodo vogliamo soprattutto che sia chiaro che al premio possono concorrere tutte le imprese innovative, anche aziende non iscritte a Coldiretti, ma che nei loro progetti hanno fatto propria la filosofia della nostra organizzazione.

Per esempio?
In queste aziende la voce PAC è quasi zero rispetto al fatturato complessivo e il loro punto di riferimento fondamentale è il mercato.

Altre peculiarità del premio?
Il premio è anche per le aziende non di giovani anche se è promosso dai giovani di Coldiretti. D'altra parte, come dice il Papa, "ci sono giovani vecchi dentro". Un fenomeno piuttosto diffuso in Italia.

Come si fa ad essere giovani dentro e fuori?
Momenti difficili di crisi economica, di crisi generalizzata, di crisi di mercato hanno permesso ad alcuni di inventare attività nuove e redditizie come ad esempio l'Agrigelateria San Pè, un'azienda piemontese finalista nella prima edizione. O ancora l'azienda agricola Montebaducco con un allevamento di asini, che ha vinto quest'anno nella categoria "Stile e Cultura di Impresa", che impernia la sua fiorente attività sulla produzione di creme cosmetiche e latte adatto ad alimentare chi soffre di particolari patologie. Poi ci sono gli agriasili, i servizi di assistenza agli anziani rurali o le aziende che fanno le consegne di frutta a domicilio come un altro vincitore dell'Oscar, Paolo Marostegan. La vendita diretta e l'offerta di servizi in azienda non sono la scelta di chi non ha altro, ma un business vero e proprio. Tra i vincitori di quest'anno c'è anche un'azienda calabrese che ha inventato l'adozione a distanza di un maiale: Giuseppe Raggio di Motta San Giovanni (Rc).

Qual è l'obiettivo del Premio Oscar Green?
Il premio punta a valorizzare l'innovazione in agricoltura. è servito anche per mettere in evidenza che il latifondo non è sinonimo di competitività, perchè queste aziende sviluppano una media di 150 mila euro di fatturato; che lo sviluppo economico si fa anche con tre ettari o con 50 vacche in piena montagna. Secondo i nostri dati, il 71% delle aziende che hanno concorso ha avuto un fatturato in crescita, nonostante i noti problemi, a cominciare dal caro gasolio, che affliggono l'agricoltura.

In poche parole si può campare facendo l'agricoltore!
Certo. E poi va notato che in queste aziende i dipendenti non sono molti, ma è significativo sia il loro aumento anno dopo anno sia la loro qualificazione professionale. In Sardegna, c'è un'impresa castanicola, che ha assunto oltre 35 persone in un territorio fortemente svantaggiato.

Qual è la ricetta del successo?
Innazitutto c'è l'orgoglio imprenditoriale e anche una elevata cultura nella gestione aziendale. Ormai non è il figlio piu' scemo e ignorante a rimanere in azienda. Si tratta invece di persone che con grande senso imprenditoriale hanno scelto di difendere le tradizioni dando dignità imprenditoriale e economica al settore.

In cosa si manifesta questa capacità imprenditoriale?
Per esempio nel rapporto con l'accesso al credito. Tutte le aziende che hanno concorso all'Oscar Green sanno cosa significa presentare un business plan in banca. è anche nel modo in cui si utilizzano strumenti come i Piani di sviluppo rurale.

Vale a dire?
Si presentano i progetti sulla base di investimenti che comunque verrebbero fatti.

Ma sono casi rari!
Non piu' di tanto. Infatti l'Oscar Green non è il premio delle eccellenze, ma di modelli replicabili in tutta Italia con le dovute differenze. Oggi si può essere competitivi sfruttando l'interazione che c'è tra città e campagna. Interazione che può diventare integrazione con reciproco vantaggio. Inoltre va sempre tenuto presente che le aziende agricole in grado di sostenere le economie rurali hanno un ruolo sociale da non sottovalutare.

Si spieghi meglio.
C'è in Italia una scuola di pensiero economico che pone in contrapposizione multifunzionalità e competitività. Per noi non è così. Multifunzionalità e competitività sono due facce della stessa medaglia, due caratteristiche dell'impresa agricola che vuole crescere. Pensiamo che ci siano altri modi per essere protagonisti e non vittime del mercato. Per farlo, però, bisogna trasformarsi da agricoltori in imprenditori. Ma gli strumenti per farlo ci sono, a cominciare dalla legge di orientamento o da quella sui farmers market, tutte conquiste di Coldiretti.

C'è chi sostiene che così non si aiuta l'agricoltura vera.
Non sono d'accordo. Penso, anzi, che lo sviluppo rurale faccia rima con il disaccoppiamento totale e puntino entrambi alla competitività delle nostre imprese sui mercati di riferimento.

Cosa vi ha insegnato il Premio Oscar Green?
Che valori come l'orgoglio, la felicità e l'umiltà sono molto vivi nonostante i grandi sacrifici che questi imprenditori devono fare. Inoltre, analizzando le tipologie d'impresa dei partecipanti al premio possiamo dare risposte certe a domande sul futuro dell'agricoltura italiana.

 

A cura di Letizia Martirano - Agrapress