E' entrato in vigore il 17 gennaio il Decreto salva-olio di oliva italiano che ne garantisce la provenienza nazionale e che impedirà di spacciare per made in Italy miscugli di olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine.
Soddisfatte le organizzazioni del settore, a cominciare da Coldiretti, che ha fortemente sostenuto con la mobilitazione il provvedimento, nel sottolineare che è scaduto il termine di novanta giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale N. 243 del 18 ottobre del Decreto recante “Norme in materia di indicazioni obbligatorie nell’etichetta dell’olio vergine ed extravergine” previsto per l’entrata in vigore. 
"Occorre attivare i controlli negli stabilimenti per assicurare che tutti gli oli etichettati - dice l'organizzazione - d’ora in poi rispettino le condizioni fissate dal Decreto che prevede che sulle confezioni di vergine ed extravergine siano indicati obbligatoriamente lo Stato nel quale le olive sono state raccolte e dove si trova il frantoio in cui è stato estratto l'olio, mentre se le olive sono state prodotte in più Paesi, andranno tutti indicati in ordine di quantità decrescente, con multe fino a 9.500 euro per i trasgressori. Fino ad ora, quasi la metà dell'olio “italiano” venduto sul territorio nazionale è spremuto da olive di cui non si conosce la provenienza che, grazie al provvedimento, dovrà invece essere indicata in etichetta per fare chiarezza. Coldiretti ha organizzato un'iniziativa per svelare i segreti per riconoscere il vero extravergine. E’ possibile essere sicuri di acquistare olio ottenuto da olive italiane scegliendo uno dei 38 extravergini a Denominazione di origine (Dop) prodotti in Italia, acquistando direttamente nelle aziende agricole oppure verificando che sulle etichette ci sia scritto il luogo di origine “da olive raccolte in Italia”, “da olive coltivate in Italia”, “da olive prodotte in Italia” o “100% olive italiane” e non solo il luogo di confezionamento dell’olio.
L'obbligo di indicare l'origine delle olive impiegate è un contributo alla trasparenza, considerato l'aumento del 25% degli arrivi di olio estero soprattutto da Spagna, Tunisia e Grecia, nei primi nove mesi del 2007, mentre la produzione nazionale è stimata in calo del 15% rispetto all’anno precedente su valori di poco superiori ai 5 milioni di quintali.
L'Italia è il secondo produttore europeo di olio di oliva, con due terzi della produzione extravergine e con 38 denominazioni (Dop/Igp) riconosciute dall'Unione europea, che sviluppano un valore della produzione agricola di circa 2 miliardi di Euro e garantiscono un impiego di manodopera per circa 50 milioni di giornate lavorative. Dal punto di vista commerciale le importazioni di 430mila tonnellate superano nettamente le esportazioni pari a 280mila tonnellate.
 
"Ora occorre impegnarsi a livello europeo per difendere il provvedimento - ha aggiunto la Cia-Confederazione italiana agricoltori -poiché è stato giudicato dalla Commissione Ue in contrasto con il regime della concorrenza. Si tratta di un provvedimento importante, attraverso il quale si impedisce di ingannare i consumatori vendendo come italiano un olio ricavato da miscugli diversi e da olive provenienti da Paesi come Grecia, Tunisia e Spagna. Un fenomeno che ogni anno provoca al settore olivicolo un danno superiore ai 650 milioni di euro. Su tre bottiglie due sono di olio proveniente dall’estero, ma i consumatori italiani non lo sanno e le comprano come prodotto nazionale. Il decreto va nella direzione giusta". 
 
“Il decreto – commenta Confagricoltura - conferma la determinazione italiana nel procedere alla modifica del regolamento comunitario 1019/02, che stabilisce in merito solo la facoltatività”. Confagricoltura auspica che le regole sull’etichettatura, dettate da questa nuova norma, che dovranno essere messe a punto nei prossimi giorni in sede ministeriale, forniscano ai produttori indicazioni chiare ed ai consumatori reale trasparenza. “Non va tuttavia trascurato – aggiunge confagricoltura – il fatto che occorre sull’argomento una definitiva pronunzia delle Istituzioni europee".