Di frumento abbiamo già parlato nelle scorse settimane e continuiamo a toccare ferro: oggi vogliamo invece dare un'occhiata al mercato mondiale di altre culture, come la soia e gli oli vegetali.
In generale partiamo dalla constatazione che i prezzi delle commodity agricole stanno avendo una ripresina dopo la débâcle generalizzata del 2023. L'indice Fao ha guadagnato qualche punto da gennaio e a giugno ha passato l'asticella dei 120 punti (era a oltre 160 nel marzo del 2022).
A non seguire il trend positivo del mercato pare sia per esempio la soia, che all'inizio di questo mese alla Borsa di Chicago ha perso il 7% segnando le quotazioni più basse da quattro anni a questa parte. La volatilità sarebbe dovuta ad un previsto aumento delle raccolte negli Usa - secondo l'Usda (United States Department Agricolture) la produzione dovrebbe essere pari a 120,7 milioni di tonnellate (+6,5% rispetto al 2023).
Una tendenza inversa alla soia è invece seguita dagli oli vegetali, che sempre nel Fao Price Index hanno guadagnato 4 punti in due mesi. La volata dei prezzi è guidata da olio di palma, di girasole e di soia; gli oli di colza sono stabili. L'olio di girasole è avvantaggiato dalla ripresa della domanda mondiale di biofuel (guidata dagli Usa) oltre che dai noti e drammatici problemi di esportazione nell'area del Mar Nero.
La geopolitica come noto influenza sempre grandemente i mercati e non solo in caso di guerra. Molti analisti legano il citato ribasso della soia (come altri fenomeni deflattivi) sui mercati anche alla ventilata possibile elezione di Trump alla presidenza degli Usa. Nuove tensioni commerciali con la Cina comporterebbero la re-introduzione di dazi da parte della stessa sui prodotti americani, dando spazio a situazioni commerciali dagli effetti imprevedibili.