Per le castagne italiane sarà un’annata nera. C’è il fondato rischio di un taglio del 30-50 per cento per la produzione nazionale. La causa: l’andamento anomalo del clima, in particolare la siccità, e il diffondersi del “cinipide galligeno” (un insetto, importato anni fa dall’estremo Oriente), che stanno mettendo a serio rischio uno dei frutti simboli dell’autunno. A lanciare il grido di allarme è la Cia-Confederazione italiana agricoltori, la quale sottolinea che gravi danni si registrano in zone fortemente vocate, come il Cuneese, i Monti Cimini e l’Avellinese.
"Le misure e le azioni messe in atto dal governo nazionale e dalle Regioni interessate -avverte la Cia- non hanno prodotto, allo stato attuale, risultati soddisfacenti. Pertanto, è necessario istituire al più presto un Tavolo nazionale sull'”emergenza cinipide” che veda impegnato il governo, attraverso il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, le Regioni interessate al problema, le Istituzioni scientifiche e le organizzazioni professionali agricole. Compito del Tavolo deve essere, in primo luogo, il coordinamento delle attività di ricerca per definire i metodi di lotta, concentrandosi soprattutto su quella biologica basata sugli insetti antagonisti". "Conseguenze del calo produttivo -conclude la Cia- si avranno anche sul prezzo finale, destinato a lievitare, del prodotto fresco e dei dolci a base di castagne. Infatti, l’industria dolciaria assorbe ogni anno oltre 7.500 tonnellate di produzione castanicola".