I bovini nella Ue

Leggera flessione per il prezzo medio delle carni bovine nell’Unione europea, ma prezzi in aumento per il vivo, salvo qualche eccezione, che continua a mantenersi su quotazioni superiori a quelle dello scorso anno.
Situazione opposta invece per le carni, che mostrano nella maggior parte delle tipologie prezzi leggermente inferiori a quelli realizzati nel 2019.
E’ quanto emerge dalle rilevazioni di mercato elaborate dalla Commissione europea, che sembrano così indicare un sostanziale equilibrio di questo mercato.
 


Meno carne bovina

Il calo dei consumi registrato in particolare nel canale della ristorazione collettiva a causa dell’emergenza sanitaria sembra così non aver pesato in modo significativo sul mercato delle carni bovine e il merito è almeno in parte della minore produzione, in flessione del 2,5% complessivamente.
Da segnalare le opposte situazioni nella produzione di vitelli e vitelloni. I primi in calo dell’8% e i secondi in aumento di quasi il 7%.
Lo si può interpretare come un segnale di una maggiore maturità del comparto, pronto a raccogliere una domanda che pur riducendosi in termini di volume, presta maggiore attenzione alla qualità.
 


Import ed export in flessione

La stabilità dei prezzi è poi favorita dal calo delle importazioni, che nel periodo gennaio-luglio 2020 si sono fermate sotto le 210mila tonnellate, con una flessione di oltre 54mila tonnellate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Per contro sono però diminuite le esportazioni, scese da oltre 659mila tonnellate alle attuali 615mila.
Nel grafico che segue balza all’occhio la situazione del Regno Unito, sia per la forte flessione, sia per l’essere già considerato in queste valutazioni come un paese di destinazione extra europeo.
 


Le carni bovine in Italia

Il mercato italiano delle carni bovine è allineato a quello europeo, con il prezzo dei vitelloni in progressivo recupero, ma ancora sotto ai livelli dello scorso anno, quando le quotazioni erano più alte dello 0,6%.
Situazione migliore quella registrata per le scottone, che nella terza settimana di settembre hanno registrato sui mercati all’origine il prezzo di 2,71 euro al chilo/peso vivo, collocandosi allo stesso livello dello scorso anno.
 

Prezzi medi settimanali della scottona
(Fonte: ©Ismea)

I suini cedono posizioni

Continua la sfavorevole congiuntura del mercato suinicolo, che nei paesi della Ue continua a perdere posizioni e anche nella seconda metà di settembre mostra flessioni significative.
Il confronto con i prezzi dell’anno precedente continua così ad essere pesante e a seconda delle tipologie di prodotto segna perdite che vanno da oltre il 18% a un massimo di quasi 30% per i suinetti.
 
 

I suini nella Ue

Merita attenzione il grafico che segue, dove si evidenzia l’evoluzione del patrimonio suinicolo in 12 stati membri (l’Italia però non fa parte dei paesi presi in esame) nel periodo compreso fra maggio e giugno di questo anno, messo a confronto con l’anno precedente.
Fra gli elementi di spicco la crescita complessiva (più 1,2%) dei suini allevati. Che coincide inevitabilmente con un aumento delle tipologie di animali ai diversi pesi.
Interessante il calo dei suini fra gli 80 e i 110 chili, presumibilmente orientati alla trasformazione, e la crescita delle pezzature inferiori, indirizzate alla produzione di carne.
 


In Italia suini in ripresa

In controtendenza il mercato suinicolo italiano, che continua da qualche settimana a registrare sensibili aumenti per tutte le tipologie di animali.
I dati rilevati da Ismea indicano nella terza settimana di settembre prezzi delle scrofe in aumento del 3,6% (0,57 euro/kg peso vivo), crescita dell’1,2% per i suini da allevamento (2,14 euro kg/peso vivo) e infine un più 2,8% per i suini da macello (1,35 euro kg/peso vivo).
Nonostante questi recuperi resta però elevato il divario con lo scorso anno, quando i prezzi erano più alti anche del 15%.
 

Prezzi medi settimanali dei suini da macello
(Fonte: ©Ismea)


Male gli avicoli europei…

Come nel caso dei suini, anche per il settore avicolo il mercato europeo è in flessione, contrariamente a quanto avviene in Italia.
Il prezzo medio dei broiler rilevato dalla Commissione europea si ferma a metà settembre sotto i 186 euro al quintale, con una modesta flessione rispetto al mese precedente, ma che supera il 2% se il confronto lo si fa con lo stesso periodo del 2019.
 
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…ma bene quelli italiani

Sul mercato interno i prodotti avicoli godono invece di una discreta salute, come evidenziano le analisi del Crefis, il centro di ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell’Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.
I dati più recenti si riferiscono ad agosto, dove il prezzo dei polli allevati a terra (assimilabili ai broiler delle analisi europee) hanno registrato aumenti di oltre il 4%.
Ma va peraltro ricordato che i livelli raggiunti sono ancora decisamente bassi se confrontati con lo storico.

Per i conigli il balzo raggiunge persino il 13%, talmente elevato da destare qualche preoccupazione per l’eccessiva volatilità di questo comparto, che passa con troppa velocità da pesanti situazioni di crisi a improvvisi recuperi.
Un sintomo della “immaturità” di questo mercato, che soffre da sempre di una scarsa capacità di aggregazione da parte degli allevatori, ancora non compensata dalla crescita dell’integrazione verticale, come avvenuto da decenni nel comparto avicolo.
 

I prezzi dei principali prodotti avicoli
(Fonte: ©Crefis)

Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri della carne" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.