Gli allevatori della Sardegna si avviano a vivere gli ultimi giorni della lunga guerra che li ha opposti alla peste suina africana. Il governatore dell'isola, Christian Solinas, qualche giorno fa, ha dichiarato: "Dopo 42 anni l'epidemia è stata debellata". Il presidente della Regione ha richiesto al ministro della Salute Roberto Speranza di premere sulla Commissione europea perché emetta il provvedimento più atteso dai suinicoltori sardi: quello che possa porre fine all'embargo delle carni suine della Sardegna. Perché, ancora oggi, carne ed insaccati di maiale non possono essere esportati e subiscono quella forma di cordone sanitario che l'Unione europea definisce "regionalizzazione dei consumi".

"La Psa in Sardegna è sconfitta, adesso stop alle restrizioni nella movimentazione delle carni suine sarde e dei loro prodotti trasformati". È l'appello che il presidente della Cia Sardegna, Francesco Erbì, aveva rivolto al presidente della Regione, e ai ministri della Salute, Speranza e alle Politiche agricole, Teresa Bellanova. Una richiesta scaturita dalla lettura dei dati epidemiologici sulla peste suina africana nell'isola: nessun focolaio negli allevamenti domestici da metà settembre 2018 e nessun caso di malattia in corso riscontrata nei cinghiali da aprile 2019. Un risultato eccezionale, che oggi pone la Regione Sardegna come modello per le tante aree della Cina e dell'Unione europea che stanno conoscendo questo vero flagello.

Recentemente, il responsabile dell'Unità di progetto per l'eradicazione della Psa della Regione Sardegna, Alessandro De Martini, ed il direttore generale dell'Istituto zooprofilattico della Sardegna, Alberto Laddomada, si sono entrambi dimessi dai rispettivi incarichi per le pressioni politiche molto forti presenti sull'isola a favore dello sblocco delle esportazioni di carne suina. E le associazioni degli allevatori premono per la liberalizzazione della vendita di carne suina sarda fuori dai confini dell'Isola per ridare fiato agli allevamenti, oggi tanto ridotti da fare sì che l'80% della carne suina consumata in Sardegna venga importata.

L'Unità di progetto per l'eradicazione della peste suina africana in Sardegna nel mese di maggio 2020 ha emanato l'ultimo report sulla sua attività. "I dati emersi nel corso degli ultimi anni, relativi alla situazione della Psa nelle tre popolazioni suinicole della Sardegna (suini domestici, maiali bradi e cinghiali), indicano che le attività di eradicazione attuate a partire dal 2015 da parte dell'Udp - con la collaborazione del ministero della Salute e dall'Istituto zooprofilattico di Perugia - sono state straordinariamente efficaci e che si è ormai a un passo da un risultato storico: l'eradicazioneè scritto nel report.

"È da oltre 14 mesi che in Sardegna, grazie all'Udp e a tutte le amministrazioni collegate, non è stato riscontrato alcun suino (domestico, brado o cinghiale) positivo alla ricerca del virus Psa, mentre le sieropositività sono ormai sempre più sporadiche, a conferma del progressivo declino della malattia in tutta l'isola. La continuazione delle attività di eradicazione porterà presto alla definitiva eradicazione della Psa dalla Sardegna" è scritto ancora nel report.

Decisiva per il contenimento del virus l'attività di analisi dei laboratori: "Sono stati oltre 100mila i test di laboratorio effettuati dall'Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna nell'ambito delle attività di eradicazione della Psa, dal 1° gennaio 2019 a oggi, sui campioni prelevati dai suini domestici, dai maiali bradi e dai cinghiali selvatici" si sottolinea nel report. Un patrimonio di dati di assoluto valore che sta già attirando l'attenzione di numerosi ricercatori sul piano internazionale.

Di seguito, si riportano ampi stralci del report dell'Unità di progetto per l'eradicazione della Psa dalla Sardegna, diffuso alla stampa.
 

Suini domestici

Decine di migliaia di controlli nelle aziende suinicole isolane condotte dal Servizio veterinario dell'Azienda tutela della salute (Ats), rafforzato da dodici squadre specificatamente dedicate al lavoro sulla Psa del Gruppo di intervento veterinario (Giv), con la collaborazione degli allevatori e delle loro organizzazioni di categoria, e grazie anche alle attività formative coordinate dall'Agenzia agricola regionale Laore Sardegna, dal 2015 a oggi fa sì che la situazione nei suini domestici sia nettamente migliorata.

L'ultimo focolaio di Psa è stato identificato nel mese di settembre 2018 a Mamoiada; mentre le ultime, sporadiche sieropositività (indicatore di infezione pregressa, ormai superata) sono state evidenziate nel Comune di Baunei nel novembre 2019. Una così prolungata assenza di focolai non era mai stata registrata dal 1978 (anno di arrivo della malattia) ad oggi.
 

Maiali bradi

Sono quasi 5mila i maiali bradi illegali abbattuti in Sardegna (la gran parte in soli sette comuni tra Barbagia e Ogliastra) dal 2015 a oggi da parte della task force regionale costituita dall'Ats, dall'Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna, dal Corpo forestale e di vigilanza ambientale e dalla Agenzia Forestas, coadiuvati da Polizia e Carabinieri.

I dati emersi dalle analisi di laboratorio per Psa dei capi abbattuti hanno confermato che i maiali bradi erano il principale serbatoio e fonte di virus Psa esistente in Sardegna. Da questa popolazione il virus si diffondeva anche ai suini domestici e ai cinghiali; questi ultimi, a loro volta, potevano reinfettare i maiali bradi, determinando in questo modo la endemicità della malattia in Barbagia e Ogliastra osservata in quarant'anni.

Nell'inverno 2017-2018 tra i maiali bradi abbattuti erano stati evidenziati 38 maiali bradi viruspositivi e 661 sieropositivi (2,9% e 50,1% del totale degli esaminati, rispettivamente), con i risultati più preoccupanti evidenziati nel territorio comunale di Orgosolo.

Nell'inverno successivo erano stati riscontrati 15 maiali bradi viruspositivi e 222 sieropositivi (1,8% e 25,2%), mentre nell'inverno 2019-2020 non era stato possibile riscontrare nessun brado viruspositivo e solo 42 sieropositivi (10,9% degli esaminati). In sintesi, i dati disponibili suggeriscono che il loro progressivo diradamento abbia portato alla scomparsa del virus anche dai maiali bradi, con l'ultimo capo viruspositivo riscontrato a Desulo nel gennaio 2019, cioè oltre 16 mesi or sono.
 

Cinghiali

I dati disponibili indicano che la Psa sta progressivamente scomparendo dai cinghiali della Sardegna, grazie alle attività di controllo della malattia attuate nei suini domestici e nei maiali bradi e alle attività di prevenzione attuate dai cacciatori durante le attività venatorie. Nella stagione venatoria 2019-2020 non è stato riscontrato nessun cinghiale viruspositivo, a fronte degli oltre seimila testati in "zona infetta", mentre i sieropositivi sono stati 79 (1,28%). L'ultimo riscontro di viruspositività risale all'aprile 2019, in due cinghiali trovati morti nel comune di Bultei.