Siamo al 50esimo episodio diagnosticato dall'Istituto Zooprofilattico delle Venezie, centro di referenza nazionale per questa patologia. L'ultimo caso, del 16 ottobre, si è verificato in un allevamento in provincia di Brescia con oltre 16mila tacchini, e ancora una volta il ceppo virale è l'H5N8, ad alta patogenicità.
Come nei casi precedenti, i servizi veterinari hanno messo in atto le procedure per contenere la diffusione della malattia, che prevedono fra l'altro l'abbattimento degli animali e il blocco della movimentazione e la sorveglianza degli allevamenti nel raggio di alcuni chilometri.
Il danno è elevato, nonostante i rimborsi previsti dalla legge, sia per gli allevamenti colpiti direttamente sia per quelli delle vicine aree di protezione e di sorveglianza.
La mappa dei casi di influenza aviaria da inizio gennaio (fonte: Istituto Zooprofilattico delle Venezie)
Problema comune
Alla diffusione ci pensano poi le specie selvatiche, in particolare quelle migratorie, che possono portare il virus a grandi distanze.
Le conseguenze economiche sono intuibili, ma non sempre ci si sofferma su quelle sociali.
Quando l'influenza aviaria si presenta negli allevamenti rurali di paesi dove il cibo scarseggia le conseguenze possono essere devastanti.
Impegno mondiale
Punto centrale l'impegno nella ricerca genomica e dello sviluppo di protocolli standardizzati per una migliore conoscenza dei dati provenienti dalle epidemie, indispensabili per comprendere l'origine della malattia e le dinamiche di trasmissione.
Irlanda, allerta via sms
Al servizio, come spiega una nota diffusa da UnaItalia, gli avicoltori irlandesi potranno aderire inviando un sms ad un numero telefonico messo a disposizione dal dipartimento agricolo.
Utile, forse, ma non basta.
Fondamentale è il compito degli allevatori nell'adottare tutte le misure necessarie anche quando non c'è nessuna emergenza in vista.
Biosicurezza e sociologia
Si è studiata la percezione dell'efficacia della prevenzione e la risposta da parte degli avicoltori. Risposta sempre puntuale nella fase di emergenza, un po' meno fra un episodio e l'altro.
E si è scoperto che in qualche caso la mancata motivazione a un'attenta prevenzione aveva motivazioni psicologiche, come la convinzione che non sia possibile controllare tutti i fattori di rischio.
Il fattore uomo
Perché negli studi epidemiologici, come nel caso dell'aviaria, occorre tener conto del comportamento umano, fattore che influisce in misura significativa sulla trasmissione della malattia.
Veterinario 'amico'
Non più un rapporto fra controllori e controllati, ma fra protagonisti di una stessa missione, sconfiggere l'influenza aviaria.