Destano ancora preoccupazioni i “numeri” del latte. Lo dicono le recenti rilevazioni del Milk Market Observatory che hanno registrato a febbraio una crescita del 5,6% della produzione di latte nei 28 Paesi dell'Ue. Produzione trasformata in gran parte in latte in polvere (+35% circa), burro (+8,2%) e formaggio (+3,5%).

Per contro è diminuita la quota di latte destinata al consumo fresco, la cui domanda è in flessione. La maggiore produzione di prodotti trasformati ha preso la via dell'esportazione verso Paesi extra Ue, con un aumento del 12,8%. Principale destinazione gli Usa, in particolare per i formaggi con un incremento del 9%, seguiti da vicino dal Giappone con un + 6%.
Algeria, Indonesia e Cina sono invece i principali mercati di riferimento per il latte in polvere europeo.

Dove va il latte
Sui mercati stranieri le esportazioni europee devono tuttavia fare i conti con le produzioni lattiero casearie che giungono dagli altri Paesi grandi produttori, come quelle australiane, cresciute a febbraio dell'1,2% o quelle statunitensi, aumentate a marzo dell'1,8% e del 2,1% su base annua.
Solo in Nuova Zelanda si è registrata a marzo una modesta flessione dello 0,8%.

Questa massa di prodotti caseari preme per entrare sui principali mercati di importazione come la Cina, che nei primi due mesi del 2016 ha aumentato del 79% le importazioni di burro e del 61% quelle di formaggi. Anche Canada e Russia hanno aumentato sensibilmente le loro importazioni di burro, rispettivamente con un +104% e un +57%.

Crollo dei prezzi
La maggior richiesta di prodotti lattiero caseari sui mercati di importazione non è stata sufficiente ad allentare l'eccesso di offerta e la conseguenza, come sempre in questi casi, è la caduta dei prezzi.
In Italia il prezzo del latte spot ha perso nelle prime settimane di marzo il 3%, fermandosi a 23,5 centesimi al litro. Una discesa che non si è arrestata nemmeno nelle settimane successive come mostrano le tabelle pubblicate da Clal, con prezzi che a inizio maggio erano fermi in media a 22,68 centesimi. Non va meglio nel resto d'Europa.
In Olanda a metà marzo il prezzo del latte spot oscillava fra i 17 e i 18,5 centesimi al litro, con un calo dell'8% nel volgere di sole tre settimane.

Bruxelles non decide
Per un'inversione di tendenza bisognerà attendere molto, specie in assenza di politiche di intervento che nell'Ue stentano a prendere corpo. Fra quelle in discussione figura il progetto di un sistema di incentivi per ridurre la produzione. Progetto che incontra pareri discordi ed al quale si oppongono alcuni Paesi del Nord Europa, come Irlanda e Danimarca.

La Commissione europea già ad inizio aprile ha presentato una proposta di riduzione volontaria delle produzioni lattiere, argomento già affrontato da AgroNotizie.
Ricordiamo che il commissario all'Agricoltura Phil Hogan, in occasione dell'ultimo Consiglio dei ministri agricoli aveva messo sul tavolo la proposta di innalzare a 15mila euro per azienda gli aiuti di stato per fronteggiare la crisi del settore.
Ma è solo una proposta. Se ne tornerà a parlare in occasione del prossimo Consiglio dei ministri agricoli, in calendario dal 27 al 28 giugno. Non c'è fretta, ma intanto le stalle chiudono...