Rieccole le quote latte. Non come le conoscevamo, ma con una nuova “formula”, su base volontaria e senza multe. E' questa la risposta della Commissione Ue alla crisi che strangola la zootecnia da latte europea con prezzi che in media da gennaio ad oggi sono passati da 29,49 a 28,58 euro al quintale, come riporta Clal. Impietoso il confronto con i prezzi di due anni fa, quando il latte era venduto a 39,31 centesimi al litro, il 27.3% in più di quanto avviene oggi. Le cause sono note e se ne parla da tempo. Dopo la chiusura del regime delle quote latte, giusto un anno fa, la produzione è aumentata del 5% in tutta la Ue, mentre la domanda è rimasta stabile. Tutti “ingredienti” che portano ad una crisi di mercato profonda, come quella che le stalle stanno vivendo.
Le coop con “licenza”
Che la fine delle quote latte potesse coincidere con una “tempesta” sui mercati del latte lo si sapeva. Tanto che la stessa Commissione aveva predisposto un insieme di norme per il dopo quote. Fra queste il Regolamento 1308/2014 nel quale è prevista la possibilità per le organizzazioni di produttori riconosciute, le loro associazioni e le organizzazioni interprofessionali di stipulare accordi sulla pianificazione della produzione lattiera. Ma a quanto pare questa opportunità non è stata colta, come dimostra l'aumento della produzione di latte. La Commissione cerca ora di correre ai ripari con il Regolamento 558/2016, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Ue l'11 aprile che insieme al regolamento di esecuzione (il 559/2016) estende alle cooperative la possibilità di pianificare la produzione di latte, ma anche in questo caso si tratta di un'autorizzazione provvisoria, appena sei mesi.
Le responsabilità
Intervenendo alla sessione plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo il commissario all'Agricoltura Phil Hogan ha ricordato che ora la “palla” passa ai singoli Stati sui quali ricade la responsabilità di una rapida attuazione di queste regole. Come dire, gli strumenti per uscire dalla crisi ci sono, se non funzionano la colpa è vostra, non della Commissione.
Non funzionerà
Certo, ridurre la produzione è una via di uscita dalla crisi. Ma il metodo scelto non sembra dei più efficaci. Partiamo dai tempi. In sei mesi nessuna stalla è in grado di modificare in modo sensibile la quantità di latte prodotta. Sempre che non si decida di mandare al macello vacche in piena produzione. Un suicidio economico. In mezzo anno si può indirizzare, a fatica, la produzione dei sei mesi successivi, nulla di più. Qualche forma di incentivo avrebbe poi aumentato l'efficacia del Regolamento, ma si è preferito giocare al risparmio.
Ma ci sarà meno latte
Una riduzione della produzione ci sarà. Ma non sarà merito delle decisioni comunitarie. Semmai colpa di questa crisi che paga il latte meno di quanto costa produrlo. Molti allevatori saranno così costretti non solo a ridurre la produzione, ma a chiudere la stalla. E le conseguenze, sul piano sociale, economico e persino ambientale, saranno pesanti.
18 aprile 2016 Zootecnia