Professor Galli, partiamo dal principio, che cosa si intende per zootecnia di precisione?
“Significa utilizzare dei sensori nelle stalle per raccogliere dati accurati sul comportamento e la salute degli animali. Dati che poi vengono elaborati da modelli statistici e servono ad orientare le decisioni dell'allevatore”.
Quali sono i sensori di uso più comune nelle stalle?
“Si sono ormai affermati i collari che misurano il movimento e la ruminazione degli animali. Sono due parametri che insieme ci possono dire moltissimo sullo stato di salute di una mucca”.
Ci può fare qualche esempio?
“Un'attività motoria sopra la media è segno che l'animale è entrato in calore. La temperatura alta indica invece che il travaglio è iniziato. Una minore mobilità e ruminazione sono campanelli di allarme: l'animale ha un problema, magari di salute o magari legato a condizioni ambientali, come il caldo eccessivo. E ancora, se dopo un parto la ruminazione non riprende secondo certi parametri significa che la vacca ha un problema”.
Solo con questi sensori l'agricoltore è in grado di conoscere lo stato di salute di un animale?
“L'allevatore capisce se una vacca sta male anche senza sensori. Ma immaginiamo un'azienda con duemila capi in lattazione, quanto tempo può passare prima che qualcuno si accorga di un problema? E con quali costi? In allevamenti con molti capi la zootecnia di precisione è essenziale per monitorare costantemente la stalla e lanciare l'allarme in caso di problemi. Solo così si può intervenire subito e in maniera specifica”.
Poniamo che un animale non stia bene, che cosa succede?
“I sensori registrano i dati, i modelli di analisi captano l'anomalia e il sistema lancia l'allarme. Può essere un alert sul terminale in stalla, magari nella sala di mungitura, oppure sullo smartphone dell'allevatore”.
Nell'azienda Baroncina, la cascina sperimentale del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) in provincia di Lodi, avete questi strumenti?
“Certamente, abbiamo anche dei microfoni che registrano la tosse dei bovini. Dei software sono in grado di analizzare i dati e identificare eventuali sindromi respiratorie. Si tratta di uno strumento mutuato dall'allevamento suinicolo”.
Quali altri sistemi avete?
“Ci sono delle telecamere che riprendendo la stalla sono in grado di 'leggere' il comportamento degli animali. Negli allevamenti di suini riescono a capire se in un gruppo di scrofe gravide c'è un animale iper-dominante o iper-aggressivo. L'allevatore può dunque intervenire nella composizione dei gruppi per evitare lesioni ai capi”.
Su quali tipologie di allevamenti viene praticata la zootecnia di precisione?
“Principalmente su bovini e suini, ma anche su conigli e polli. Ma potenzialmente qualunque tipo di animale può essere monitorato con questi metodi”.
Oltre ai sensori posti sugli animali esistono anche delle apparecchiature che analizzano il latte?
“La misurazione in automatico della qualità del latte è ormai la prassi. Si rivelano parametri organolettici e merceologici, ma tramite la conduttività elettrica anche l'eventuale presenza di una mastite nella vacca”.
Fin qui lo stato dell'arte. Quali sono le nuove frontiere?
“Posto che ormai i sensori hanno raggiunto un livello di precisione elevato, si sta lavorando sulla modellistica e sulla gestione automatica delle criticità. In futuro quando un animale avrà un problema il sistema prenderà le decisioni da solo e agirà per risolverlo. Nella nostra cascina sperimentale ad esempio la composizione dei mangimi è su misura, varia a seconda dei dati provenienti dai sensori sull'animale e nella stalla”.
Parliamo di soldi: perché un allevatore dovrebbe investire su questi strumenti?
“Per stalle di una certa consistenza, sopra i 200 capi in produzione, la zootecnia di precisione consente di avere una gestione più semplice degli animali, una riduzione dei costi di gestione e un aumento della produzione e della qualità del latte. Sono investimenti che si ripagano da soli. Basti pensare che le nostre vacche producono 120 quintali di ottimo latte”.