“Sigle, sigle e sigle che oltretutto si fanno la guerra e poi difficoltà nella dialettica Stato Regioni. Non scarichiamo sulla Ue responsabilità che sono soprattutto nazionali”. Così Paolo De Castro, europarlamentare che tutti conoscono e apprezzano per l'impegno in commissione Agricoltura del Parlamento europeo, nel suo intervento alla recente assemblea di Uniceb, l'associazione dei commercianti e importatori di carni e bestiame. Al centro del dibattito la flessione dei consumi di carne fresca, diminuita del 5,6% rispetto allo scorso anno, penalizzando in particolare la carne bovina, scesa del 2,2% contro il meno 1,1% di quella suina, mentre quella di pollame ha segnato un leggero rialzo (+0,3%). Ad accentuare in queste ultime settimane la caduta dei consumi la disinformazione e gli allarmi dell'Oms sulla presunta cancerogenicità delle carni. Un allarme del tutto inutile, come poi emerso all'indomani delle dichiarazioni della stessa Oms e come evidenziato in occasione della assemblea Uniceb dal presidente della Lega italiana per la lotta ai tumori, Francesco Schittulli. “Le carni rosse – ha detto Schittulli – non vanno demonizzate ma consumate senza eccessi” Inoltre, ha precisato l'oncologo, l'Istituto per le ricerche sul cancro (Iarc) che fa capo all'Oms, ha evidenziato l'importanza della carne sotto il profilo nutrizionale. Per di più i consumi in Italia sono mediamente al di sotto dei limiti consigliati.
Parola d'ordine, comunicare
Parte da queste considerazioni la proposta, prontamente accolta dal presidente di Uniceb, Carlo Siciliani, di istituire un tavolo tecnico-scientifico per una corretta informazione sulle carni rosse. Fornire una informazione puntuale ed equilibrata è anche per Clara Fossato, Segretario generale di Uniceb, un impegno strategico per evitare che casi isolati possano compromettere l'intera categoria. Occorre poi far conoscere i punti di eccellenza delle nostre filiere della carne, dove il benessere animale è parte integrante. E quello delle carni, è bene ricordarlo, con i suoi 5,8 miliardi di euro fatturato dalla sola carne bovina, rappresenta il 15% dell'agroalimentare italiano. Ma non si può dimenticare che la produzione italiana copre solo il 60% dei consumi, e le importazioni pesano in misura significativa sul deficit della nostra bilancia agroalimentare.
Accordi commerciali
A proposito di import-export e di mercati internazionali, l'assemblea di Uniceb è stata occasione per fare il punto sull'avanzamento degli accordi bilaterali di libero scambio, come il Ttip che vede protagonisti Usa e Ue, al quale si aggiungono analoghi accordi con Messico, Nuova Zelanda o Giappone, per citare solo i principali. Trattative che incontrano molti ostacoli da superare, in particolare sul fronte sanitario, talvolta con finalità che non sempre si riconoscono nella tutela della salute degli animali o dell'uomo. Ostacoli il cui superamento richiede sovente un forte impegno politico a livello di affari esteri. Utile sarebbe allora, come è stato ricordato all'assemblea di Uniceb, la figura dell'”addetto agricolo-veterinario” presente in molte ambasciate estere, ma non in quelle italiane.
Pac da rivedere
Si è discusso poi della Pac in vista dell'appuntamento con la revisione di medio termine, attesa per la primavera del 2016. Un'occasione alla quale presentarsi preparati e con proposte concrete, che ancora mancano. Intanto il settore delle carni deve fare i conti con una Ocm “vecchia”, basata sugli strumenti di sempre, come gli ammassi privati e pubblici, la cui efficacia è limitata e insufficiente, come dimostrano le ricorrenti crisi che il settore deve affrontare. Da una parte l'aumento dei costi di alimentazione degli animali, dall'altro la flessione dei prezzi di mercato a fronte del calo dei consumi, sono una “morsa” nella quale il settore delle carni rischia di rimanere stritolato. Molto potranno fare le organizzazioni di settore se saranno capaci di fare squadra. Ma su quest'ultimo punto le parole di De Castro ricordate all'inizio non lasciano molte speranze.
09 dicembre 2015 Zootecnia