La crisi del pecorino continua a mordere e gli aiuti stentano ad arrivare. E gli allevatori, esasperati, protestano. Questa volta è toccato a Porto Torres, in Sardegna, il compito di fare da cornice al dramma degli allevatori che da mesi vendono il latte delle loro pecore a prezzi che non coprono nemmeno le spese. Dopo aver manifestato a Roma, a fine settembre, gli allevatori hanno infatti deciso di bloccare le operazioni di sbarco di alcune navi in arrivo dalla Spagna, perché da quelle stive si temeva potessero scendere pecore e latte ovino che una volta a terra si sarebbero potute trasformare in formaggio e carne “made in Sardegna”. Frodi commerciali che acuiscono una crisi del settore della quale si parla da tempo (si veda anche Agronotizie) e per la quale si stanno faticosamente cercando risposte. Le ultime, in ordine di tempo, arrivano dal “tavolo di crisi” istituito presso il ministero dell'Agricoltura, che si è riunito il 29 settembre. A presiederlo, oltre ai vertici del ministero, le rappresentanze degli allevatori e delle regioni Sardegna, Sicilia e Toscana. Ed è dalla regione Sardegna che giungono le critiche più accese vero l'operato del ministero, tanto che l'assessore all'Agricoltura di questa regione, Andrea Prato, ha scelto persino di abbandonare il “tavolo di crisi” per sottolineare il suo dissenso verso le misure decise. Riassumiamole brevemente. Si inizia con lo stanziamento di 14 milioni di euro (cifra che tiene conto anche dei programmi per il 2011) per l'acquisto di Pecorino da destinare agli indigenti. L'obiettivo, come intuibile, è quello di ridurre l'eccesso di prodotto fermo nei magazzini di stagionatura e che sta deprimendo il mercato. Stesso obiettivo per gli aiuti a base di Pecorino da inviare ai Paesi in via di sviluppo. La disponibilità del ministero degli Esteri è stata assicurata, ma è necessario che anche le Regioni mettano mano al portafoglio. Tempi lunghi, poi, per proclamare lo stato di crisi del settore, che può arrivare solo dopo la richiesta delle Regioni e l' approvazione da parte del Consiglio dei ministri. Intanto il prezzo del latte ovino continua ad essere ai minimi storici insieme al prezzo del Pecorino Romano (- 12% rispetto al 2009) e del Pecorino Sardo (-16%). Per venerdì 8 ottobre è in programma un tavolo interprofessionale per cercare un accordo di filiera che ridia “fiato” al prezzo, ma sono in pochi ad aspettarsi grandi novità.

 

Piovono le critiche

Una situazione di stallo, con risposte che il presidente della Cia, Giuseppe Politi, giudica insoddisfacenti, sollecitando interventi immediati come il blocco del pagamento dei mutui e degli oneri sociali. Per Copagri è irrilevante lo stanziamento deciso per gli aiuti agli indigenti, sebbene sia stato portato da 11 a 14 milioni di euro. Le Regioni, ricorda a questo proposito l'assessore all'Agricoltura della Toscana, Gianni Salvadori, avevano chiesto 25 milioni di euro e la cifra accordata non può che essere considerata insufficiente. Nel dibattito è intervenuto anche il mondo della cooperazione (Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci-Agrital) che ha chiesto fra l’altro di escludere dalla gestione del consorzio di tutela gli operatori che hanno interessi divergenti da quelli dei prodotti Dop. Poche e non risolutive le risposte venute dal tavolo di crisi anche secondo Confagricoltura che invoca azioni con effetti immediati, come l’apertura sul fronte del credito. Intanto c’è da registrare che il tavolo di crisi un primo risultato lo ha raggiunto ed è quello di aver ricompattato il mondo agricolo, visto che anche Coldiretti ha espresso pesanti critiche sui deludenti risultati del tavolo di crisi.

 

La posizione del Consorzio

Al capitolo delle critiche si aggiunge l’accorato appello del presidente del Consorzio del Pecorino Romano, Toto Meloni, che denuncia come tutti gli interventi proposti oltre ad essere insufficienti e non risolutivi per il settore, intervengono solo su aspetti congiunturali. Niente, insomma, che possa essere considerato un intervento di sistema. “Gli sforzi che si stanno portando avanti - ha affermato Meloni - non incidono sulla struttura del comparto e tendono a rimandare la soluzione reale delle emergenze.

 

Un suggerimento

Anche per la filiera del latte ovino e dei formaggi pecorini, il vero nodo sta tutto nella possibilità di poter “governare” la produzione, allineandola alla evoluzione dei consumi e alla possibilità di agire sulle leve della promozione, in particolare sui mercati esteri. Inutile ricordare che dopo la caduta delle esportazioni di pecorino si è continuato a mungere come prima e a produrre formaggio come se nulla stesse accadendo. E i magazzini si sono riempiti di forme che ancora oggi faticano ad essere assorbite dal mercato. La stessa situazione, ma per motivi diversi, si è verificata in altre filiere, quella dei prosciutti e dei formaggi grana ne sono un esempio. Dove però si è corsi ai ripari. Tanto che due consorzi, quello del Parmigiano Reggiano e quello del Prosciutto di Parma si sono alleati per chiedere a Bruxelles gli strumenti per “governare” le rispettive filiere. E l’unione fa la forza, dice l’adagio. Un suggerimento che potrebbe essere utile anche per la filiera del latte ovino.