L'export e l'innovazione come chiave di volta per rilanciare il settore della carne, il futuro per nulla scontato delle quote latte anche dopo il 2015, il principio di precauzione negli ogm che si è trasformato in un principio di preclusione, la battaglia continua, e in parte persa, con l'agropirateria, il mercato dei cereali che potrebbe nel 2009 subire un brusco rallentamento, le biotecnologie come 'processo del secolo', il futuro della Pac e quello delle bioenergie. Giorgio Amadei, professore emerito di Economia agraria all'Università di Bologna, attuale presidente dell'Accademia nazionale di Agricoltura, traccia per Eurocarne-Veronafiere (il Salone internazionale delle tecnologie per la lavorazione, conservazione, refrigerazione e distribuzione delle carni, in programma dal 21 al 24 maggio 2009, giunto alla sua 24ª edizione) un quadro ad ampio raggio dell'agricoltura (non soltanto) italiana.
Partendo da un bilancio positivo: 'Il 2008 è una buona annata, soprattutto per i cereali, un pò meno per la zootecnia. Ma nel complesso i redditi degli agricoltori sono soddisfacenti, soprattutto per chi sa produrre bene. In altri termini, l'agricoltura darà un bel contributo all'economia nazionale e checchè ne dica qualcuno, l'agricoltura italiana sarà deficitaria, ma nel suo complesso è ricca e non può lamentarsi: la domanda è superiore all'offerta, la concorrenza fra le imprese c'è e contemporaneamente è positiva l'attenzione degli imprenditori alle innovazioni tecnologiche e di prodotto, anche se rispetto a qualche anno fa è diminuita'.
 
La zootecnia e i consumi di carne
'La zootecnia è il settore che sta scontando maggiori difficoltà', analizza il professor Amadei, 'ma il meccanismo di contrazione è dovuto al fatto che in Italia abbiamo principalmente una zootecnia da ingrasso, basata sul cereale. L'aumento dei costi della razione alimentare ha comportato una flessione nei redditi degli allevatori'.
Eppure, secondo i dati Eurostat rilanciati nei giorni scorsi da alcuni media, l'allevamento bovino nell’Unione europea sarebbe cresciuto dello 0,3% rispetto al 2007. 'Queste percentuali mi fanno morir dal ridere', commenta divertito il presidente dell'Accademia nazionale di Agricoltura, 'perché nei calcoli statistici non bisogna mai dimenticare che esiste un margine di errore e uno 0,3% in più altro non significa che una situazione statica nel suo complesso. Potrebbe esserci stato un aumento reale, ma che valuterei come trascurabile, così come una contrazione, che giudicherei altrettanto trascurabile. Comunicare percentuali così è francamente dare i numeri senza riflettere'.
Più significativi i dati Istat diffusi proprio in questi giorni sul calo dei consumi alimentari, che hanno travolto anche la carne (quella bovina ha subito una battuta d'arresta del 3,4%), ad esclusione del pollo (+1,5%). 'La fotografia dell'Istat è assolutamente corretta e significativa', certifica Amadei, 'anche perché il consumo di carne non è più quello di una volta, principalmente per due motivi: i bilanci della famiglie e il potere d'acquisto sono diminuiti e la popolazione è invecchiata. E gli anziani grandi quantità di carne non ne consumano'.
Quali soluzioni per il comparto della carne? 'Escludendo che l'Italia adotti un Piano nazionale per la zootecnia da carne, in quanto non se ne vede traccia e forse nemmeno volontà all'orizzonte', osserva il professor Amadei, 'il futuro per la carne non è di lettura immediata. Certo bisognerà puntare sull'innovazione all'interno della filiera e nell'offerta al consumatore, aspetto quest'ultimo non facile, dal momento che la carne è un prodotto maturo. La quarta gamma e i porzionati a dimensione-single ci sono già, la varietà di tagli sui banchi di macellazione è piuttosto ampia. Bisognerà continuare comunque su questa strada per rinnovare. In futuro, comunque, per l'Italia intravedo margini di crescita nelle esportazioni, verso mercati in espansione come ad esempio Russia ed Europa Centro-Orientale, ma anche prodotti come la carne conservata, lavorata, affumicata potranno incidere positivamente sul settore'.
La cosiddetta filiera corta, invece, con gli imprenditori agricoli investiti anche delle operazioni di macellazione e vendita delle carni prodotte in azienda, pur essendo una strada percorribile resta relegata al ruolo di soluzione-tampone. 'E' una soluzione anche questa', riflette il professore, 'ma innanzitutto non arricchisce l'allevatore e poi forse non è nemmeno così conveniente per il consumatore. Se da un lato l'acquisto in azienda agricola consente un risparmio sul prodotto e senza dubbio un guadagno sul versante qualitativo, nella società attuale bisogna calcolare anche il valore del tempo e il costo degli spostamenti. Andare negli spacci aziendali comporta quanto meno un investimento di tempo, che non tutti hanno'.

La cerealicoltura: produzione 2008 sugli scudi e il mercato reggerà
Ma i prezzi potrebbero frenare a partire dall'anno prossimo (contro ogni previsione). 'Quest'anno la produzione cerealicola è stata favorevole e si prevede in Italia per il frumento un aumento produttivo del 20%', preconizza Giorgio Amadei, 'con effetti positivi sulle importazioni dall'estero, che potrebbero diminuire di circa 4 milioni di tonnellate: un alleggerimento della dipendenza cronica che l'Italia sconta sul fronte cerealicolo'.
Il prezzo mondiale del frumento, lontano dai picchi delle quotazioni di fine 2007-inizio 2008, secondo il presidente dell'Accademia nazionale di Agricoltura reggerà. 'I magazzini sono vuoti e non ci sono scorte né di grano duro né tenero'.
Bisognerà vedere, per il futuro, quali saranno le dinamiche autunnale di semina, nell'Unione europea, ma anche in Australia, in Russia e negli Usa. 'Negli Stati Uniti è previsto un forte incremento delle produzioni di grano e mais, in virtù della grande disponibilità di terreni inutilizzati e del progetto che Washington ha in mente sul bioetanolo'.
Con l'aumento delle produzioni e con la previsione che 'granai' importanti a livello mondiale come appunto Australia, Russia e Stati Uniti accelerino sull'export, il professor Amadei non esclude affatto per il 2009 un'inversione di tendenza sul prezzo, con una contrazione dei listini delle materie prime. 'Sarà poi interessante vedere se i derivati dei cereali seguiranno lo stesso andamento, in caso di ribasso delle commodities. Francamente non ci credo, ma sarà come una partita a poker: si andrà a vedere'.
Se dovesse verificarsi una diminuzione dei prezzi dei cereali, inoltre, le conseguenze si avrebbero anche sulle produzioni animali. 'Una frenata dei cereali consentirà alla zootecnia di riprendere slancio, anche se bisognerà tenere in conto altre variabili, come ad esempio il rapporto euro/dollaro, che al momento ci penalizza notevolmente e diffusamente sul fronte della competitività'.
 
Le bioenergie: senz'altro un aiuto, ma è meglio puntare sul nucleare
'Con gli attuali prezzi del mais penso che sia meglio non produrre bioetanolo, a meno che non venga ricavato dalla canna da zucchero, come avviene in Brasile. Negli Stati Uniti dicono che i conti tornano, ma bisogna poi vedere che aiuti vengono dati ai produttori. E comunque', spiega il professor Amadei, 'la situazione degli Usa è particolare: importa ingenti quantità di petrolio, peraltro in costante aumento nei flussi in entrata, ed esportava grandi quantità di mais, che con la trasformazione in bioetanolo è diminuita, facendo lievitare i prezzi'.
Le bioenergie restano una chance. 'Tutto aiuta, ma nella fattispecie delle energie ottenute dalla trasformazione delle fonti rinnovabili in agricoltura si tratta comunque di piccoli aiuti. Le indicazioni che arrivano dal G8 di Tokio fanno riferimento al nucleare. L'Italia dovrebbe seguire la scia, anche perché Paesi confinanti o vicini come la Francia ha 59 centrali, la Germania ne ha 19, la Svezia ne ha diverse, persino in Slovacchia ce ne sono quattro. E l'energia nucleare significa energia elettrica, per i trasporti su ferrovia, per l'industria, per la vita del Paese'.
 
Gli ogm, un treno da non perdere. 'Sono stati demonizzati, strumentalizzati, posti sotto accusa', riassume Amadei, 'ma la storia e la cronaca ci dicono che non c'è mai stato un fenomeno di intossicazione da ogm'.
Più che liberi da ogm, per il presidente dell'Accademia nazionale di Agricoltura sarebbe meglio svincolarsi dai preconcetti e dai falsi timori, magari instillati ad arte da chi non ne ha la competenza tecnica o scientifica per sostenere la nocività degli organismi geneticamente modificati. E poi partire con le sperimentazioni. Senza dimenticare che nel mondo sono oltre 100 milioni gli ettari seminati con ogm.
'In Spagna coltivano ufficialmente 100mila ettari a mais ogm, ma è ipotizzabile che siano di più', calcola, 'e questo significa produrre il 20% in più, riducendo contemporaneamente del 10% il costo unitario ad ettaro rispetto alle colture tradizionali. Queste nuovi equilibri economici, decisamente ben più redditizi, rafforzano l'economia agricola. Restando come esempio alla Spagna sa poi cosa succede? Che il mais viene destinato per l'alimentazione zootecnica, che i nostri industriali della carne vanno in trasferta e insegnano agli allevatori di maiali a produrre cosce idonee per il prosciutto. E i suinicoltori di casa nostra scontano una crisi pesantissima'.
L'incremento delle produzioni utilizzando sementi ogm sarebbe un ottimo viatico per la zootecnia della Pianura Padana. 'Con rese superiori del 10% e una produzione media di mais intorno agli 80 milioni di tonnellate, potremmo avere ogni anno 8 milioni di tonnellate a disposizione con le stesse superfici. Sarebbe fantastico. Ma qualcuno ha il coraggio di sostenere che i produttori non li vogliono: questa è una bufala enorme'.
Invece, secondo Amadei, l'atteggiamento di alcuni nei confronti dell'opinione pubblica è stato 'assolutamente scorretto, mirato a terrorizzare i consumatori. Le sintetizzo il quesito referendario proposto dall'associazione di Mario Capanna: vuoi che l'agroalimentare, il cibo e la sua genuinità rispetti la biodiversità… liberi da ogm? Significa indirizzare i cittadini a rifiutare spaventati gli ogm. Perché invece non chiedere: sai cosa sono gli ogm?, e spiegare su basi scientifiche quanto si conosce. Perché se si adottano atteggiamenti volti a terrorizzare la gente, non siamo più al principio di precauzione, sconfiniamo nella preclusione, mentre, al contrario, la grande sfida di questo secolo saranno proprio le biotecnologie, che sono un mondo più ampio degli ogm, verso il quale dobbiamo porre attenzione perché si tratta di tecnologie 'potenti', ma non chiudere la porta. Un genetista diceva: 'Siamo vicini al paradiso terrestre, perché possiamo avere organismi vivi che producono ciò di cui abbiamo bisogno'. Immaginiamo piante che resistono alla siccità o al freddo, mais o patate destinate alla produzione di amido per l’industria farmaceutica, ad esempio. Non siamo di fronte ad una innovazione, sono mille innovazioni'.
Senza contare i riflessi che gli ogm potrebbero avere nella vita di tutti i giorni. 'Non credo proprio che i consumatori sarebbero contrari ad acquistare alimenti di ottima qualità ad un prezzo conveniente'.

La lotta alle contraffazioni agroalimentari. Una battaglia lunga, costante, che passa attraverso la copia o la contraffazione dei marchi. 'Difficile da vincere', sostiene lapidario Amadei. 'A livello internazionale manca un'adeguata protezione legislativa, ma le possibilità per non restare vittime dell'agropirateria ci sono', sostiene. 'Basta continuare a migliorarsi ed essere innovativi. Se uno resta fermo si fa raggiungere e magari anche superare. Per fare un esempio, è stato scoperto che i polifenoli, che danno il profumo al vino, hanno caratteristiche monogeniche. Con gli ogm qualcuno presto o tardi riprodurrà i nostri vini all’estero. E ci faranno una concorrenza agguerrita'.
 
Il prezzo del latte, le multe e le quote. 'Il prezzo regionale', dice Amadei, 'non ha mai funzionato. Da dieci anni a questa parte gli industriali hanno tirato molto il collo ai nostri allevatori'.
Più spinoso il discorso legato alle multe. 'Alcuni allevatori hanno prodotto senza quote, con un atteggiamento direi prepotente e stupido. Oltre dieci anni fa consigliai all'allora ministro dell'Agricoltura, Paolo De Castro, di dichiarare che le multe si sarebbero dovute pagare, senza però portare alla rovina le aziende. Adesso la situazione si è ulteriormente incancrenita e ritengo che la faccenda sia alquanto difficile'.
L'orientamento futuro dell’Unione europea, secondo il presidente Amadei, non è così scontato come potrebbe sembrare. 'E' vero, è stato annunciato che dal 2015 non ci saranno più le quote', ammette, 'ma ne siamo poi così sicuri? Non sottovalutiamo il ruolo della quota latte, che crea un costo, ma anche un reddito e un capitale, come la licenza per aprire un negozio. E prima di annullare simili capitali bisogna pensarci bene. Anche perché, con una crescita della quota produttiva concessa agli Stati membri dell'ordine dell'1%, non si va da nessuna parte. E non credo, dunque, che Bruxelles riuscirà ad eliminare totalmente le quote, in parte per le resistenze che i Paesi del Nord Europa faranno in sede comunitaria'.
Ma se invece il 2015 inaugurerà una nuova fase di libero mercato? 'Le aziende strutturate, organizzate, di grandi dimensioni non avranno particolari problemi a competere', risponde Amadei, ' mentre le piccole realtà e le aziende che non saranno in grado di produrre qualità, si ritroveranno in forte difficoltà. Ma gli agricoltori, dopo le prime resistenze, penso che accetteranno la concorrenza'.
Il futuro dell'agricoltura. 'L'Unione europea non sa più che strada prendere. Bruxelles si è accorta che non poteva più basarsi sul disaccoppiamento, almeno con riferimento alle produzioni storiche. Non v'è comunque dubbio che i finanziamenti, che fino ad ora sono stati generosi nei confronti dell'agricoltura, andranno a ridursi'.
Nel futuro, inoltre, secondo il professor Amadei si completerà una dinamica sul ruolo dei finanziamenti in agricoltura. 'Gli aiuti non devono influenzare la produzione', sostiene, 'ma sostenere il reddito di chi fa l'agricoltore'.