La sesamia (Sesamia cretica) è un lepidottero nottuide presente in tutto il bacino del Mediterraneo e conosciuto da sempre per i danni provocati principalmente su mais e sorgo, nelle isole e nell'area centromeridionale d'Italia. Negli ultimi anni però la sua presenza si sta spostando verso le regioni settentrionali, provocando seri danni alle coltivazioni di mais.

Il mais è infatti una coltura molto attrattiva per sesamia, la cui femmina depone le masse d'uova (alcune centinaia per generazione) ben nascoste entro le guaine fogliari del mais e altre piante. Una volta fuoriuscite, le larve si nutrono dei tessuti vegetali e del midollo, erodendo le foglie e scavando gallerie che possono portare all'indebolimento della pianta causando allettamento della coltura in caso di vento.

I danni che S. cretica causa sono di differente tipologia. Prima di tutto, cibandosi di vari organi vegetali crea problemi di produttività. Nelle piante di mais giovani (quelle colpite dalla prima generazione di larve) gli attacchi portano spesso al disseccamento della pianta, mentre su piante più sviluppate (attaccate dalla seconda e ultima generazione), si osserva un calo produttivo e una granella di qualità scadente.

Le gallerie scavate da sesamia, come accade per la più nota piralide del mais (Ostrinia nubilalis), possono aprire la strada a differenti specie fungine che sviluppandosi producono micotossine, sostanze tossiche per l'uomo e gli animali, strettamente normate, che a determinate concentrazioni abbassano notevolmente il valore del prodotto.


È allarme sesamia in Pianura Padana

Fino ad oggi la presenza di questo lepidottero era circoscritta all'Italia centromeridionale, dove la coltura del mais non è certo predominante. Una ricerca svolta da ricercatori dell'Università di Bologna, ha però rilevato come l'insetto si stia spostando progressivamente sempre più a Nord, avvicinandosi agli areali vocati alla maiscoltura, come quelli della Pianura Padana.

"Fino a qualche anno fa i ritrovamenti di sesamia si limitavano alla zona della Romagna, oggi invece è presente nel bolognese, anche se con popolazioni molto difformi. L'area interessata può essere considerata quella al di sotto dell'asse tra Parma e Ferrara", spiega Cesare Accinelli, professore di Agronomia all'Università di Bologna, che insieme al collega di Entomologia Agraria, il professore Stefano Maini, studia da diversi anni questo problema.

I motivi di questa espansione verso Nord sono probabilmente da ricercare negli effetti dei cambiamenti climatici. A differenza della piralide, che in inverno entra in uno stato di vera diapausa e resiste a temperature ben al di sotto dello zero termico, sesamia invece mal sopporta il freddo e dunque non è stata in grado in passato di insediarsi nella Pianura Padana. Tuttavia, il susseguirsi di inverni particolarmente miti, come quelli che stiamo vivendo negli ultimi anni, ha permesso a questo lepidottero di espandere la sua presenza anche verso Nord, con ripercussioni potenzialmente negative per i produttori di mais.

 

Trappola per il monitoraggio dei voli di sesamia
Trappola per il monitoraggio dei voli di sesamia

 

"Sesamia cretica ha delle larve che a maturità sono di dimensioni maggiori rispetto alla piralide del mais e compie al Nord due generazioni all'anno. Oltre al danno diretto causato dalla perdita di produttività derivante dalla sua azione trofica, rilevante è anche lo sviluppo di micotossine, comparabile, se non superiore, a quello causato dalla piralide", sottolinea Accinelli.

La paura dei ricercatori è che le mutate condizioni ambientali possano creare le condizioni ideali per l'espansione di questo lepidottero in tutta la Pianura Padana, dove la maiscoltura è una parte importante dell'economia locale, anche in relazione al suo ruolo nella filiera zootecnica.


La difesa da Sesamia cretica

Che cosa possono fare gli agricoltori per tutelarsi? "Prima di tutto noi consigliamo di monitorare la situazione. Questo significa che chi produce mais al di sotto di Parma e Ferrara dovrebbe dotarsi di trappole a feromoni per il monitoraggio di S. cretica", spiega Accinelli.

Le trappole ricalcano in maniera fedele quelle utilizzate per la piralide, senonché all'interno deve essere posto il feromone. Il disegno di trappola più efficiente per catturare i maschi di S. cretica non è ancora stato sperimentato. Esperienze condotte in Sud Italia hanno dimostrato catture maggiori con trappole ad acqua rispetto alle trappole a colla o ad imbuto.

"È necessario monitorare i voli ed intervenire al momento giusto attraverso l'impiego di insetticidi, posizionandoli in maniera corretta per non avere effetti indesiderati sugli insetti utili. L'alternativa è puntare sulla lotta biologica. La lotta biologica classica, nel caso di sesamia, consiste nel trattamento delle colture con preparati microbiologici a base di Bacillus thuringiensis".

Va infine considerato un aspetto: le lavorazioni del terreno, come l'aratura, hanno un effetto negativo sulle popolazioni di sesamia, la quale trascorre l'inverno come larva matura nei resti degli stocchi lasciati in campo. Il diffondersi dell'agricoltura conservativa, che non prevede l'inversione degli strati di suolo, facilita sua la sopravvivenza e dunque rende più consistente la popolazione svernante che poi andrà ad infestare la nuova coltura.