Ma c'è anche la mosca orientale della frutta, che sta spaventando moltissimi agricoltori per le pesanti ripercussioni che i suoi attacchi potrebbero avere sulla frutta delle nostre zone se riuscisse a colonizzarle. E' stata infatti ritrovata in pochi esemplari in Campania, che sono arrivati insieme con la frutta da paesi asiatici, ma non è ancora riuscita ad acclimatarsi alle nostre temperature più fredde.
Nel contrasto a queste specie dannose una speranza proviene da uno studio pubblicato sulla rivista Science che riporta la notizia della scoperta del gene (denominato MoY), localizzato sul cromosoma Y, che determina il sesso maschile in questa famiglia di insetti.
La scoperta è opera di un team internazionale di ricercatori, coordinato da Giuseppe Saccone dell'Università di Napoli Federico II, che include anche i dottori Simona Maria Monti, Alessia Ruggiero e Luigi Vitagliano dell'Istituto di biostrutture e bioimmagini (Ibb) del Cnr di Napoli.
Lo studio ha dimostrato che l'eliminazione (nei maschi) o l'introduzione (nelle femmine) del gene MoY in specifiche fasi dello sviluppo embrionale inverte il destino sessuale dell'individuo adulto in un senso o nell'altro. In altre parole 'spegnendo' o 'accendendo' il gene MoY è possibile pilotare il sesso dell'insetto cambiando le femmine in maschi o i maschi in femmine.
Una speranza per la difesa
Ma quali ripercussioni questa scoperta può avere nella difesa delle colture agrarie? Esistono già in varie nazioni biofabbriche in cui si allevano quantità massive di insetti, tra cui la mosca mediterranea e la mosca orientale. Popolazioni che vedono la presenza sia di esemplari maschi che femmine.Sulla carta sarebbe possibile trasformare tutte le femmine in maschi grazie all'introduzione del gene MoY, in modo da avere popolazioni di soli esemplari maschi. Questa ultima progenie verrebbe sterilizzata con radiazioni (come già si fa per altri insetti) e liberata in zone agricole.
I maschi sterili rilasciati in numero abbondante si accoppierebbero senza poter far figli con le femmine 'selvatiche' competendo con i maschi selvatici fertili, inducendo così una riduzione della progenie locale fino ad una soppressione della popolazione infestante.
"I maschi sterili rilasciati si accoppiano solo con le femmine della medesima specie, non alterando la presenza di altre specie ad esempio benefiche, quali gli impollinatori. E in questo modo, generazione dopo generazione, la popolazione andrebbe spegnendosi", spiega ad AgroNotizie Luigi Vitagliano.
La ricerca è tuttavia ancora nella fase iniziale e prima che si possa arrivare allo sviluppo di un prodotto in grado di aiutare efficacemente gli agricoltori sarà essenziale proseguire nella ricerca su cui già stanno investendo molto e da anni altri paesi europei, come il Regno Unito e la Germania.
La produzione massiva ed il rilascio di insetti sterili per controllare le popolazioni infestanti e dannose in zone agricole è una tecnica, detta Sit (Sterile insect technique), utilizzata frequentemente, come abbiamo scritto in questo articolo, ed è promossa dalla Fao e dalla International atomic energy agency, che sostiene da oltre un decennio le ricerche del team di Giuseppe Saccone.
Nessun timore dal punto di vista della sicurezza. In questo processo si utilizzerebbero mosche sterili in cui non vengono inseriti geni estranei alla specie e dunque non sarebbero organismi Ogm di cui molti consumatori continuano ad avere timore.