Segnalata per la prima volta in Italia in Emilia Romagna nel 2012, la cimice asiatica, nome scientifico Halyomorpha halys (Stål, 1855) era già stata avvistata nel 2017 a Roma, in alcuni giardini privati all'interno dell'area urbana.
A partire dalla tarda estate di quest'anno, grazie ai rilievi effettuati dal Servizio fitosanitario del Lazio, la cimice è stata individuata su alcuni impianti di kiwi in provincia di Latina e ora è stato lanciato un piano di monitoraggio generale su tutto il territorio.
Come noto la cimice asiatica, di origine cinese, attacca diverse specie coltivate provocando gravi danni ai frutti su alberi e arbusti da frutto come albicocco, ciliegio, fico, kiwi, melo, melograno, nocciolo, noce, pero, pesco, susino e vite e su ortive come pomodoro, fagiolo, peperone e zucca.
Una minaccia grave per l'agricoltura laziale che trova alcuni dei suoi punti di forza nella produzione orticola e punta su coltivazioni frutticole tradizionali, per non dire ancestrali, come la vite da vino e in colture emergenti come il nocciolo.
Una speranza viene dalla possibile introduzione di Trissolcus japonicus (Ashmead), più noto come vespa samurai, l'antagonista naturale della cimice asiatica. Si tratta di un piccolo imenottero che depone le sue uova nelle uova della cimice, portandole a morte.
Per ora non è ancora possibile diffondere la vespa samurai in Italia, e in attesa delle necessarie autorizzazioni il Crea la sta allevando in camera di quarantena e ne studia le caratteristiche, le potenzialità e per verificarne l'impatto ambientale.
Intanto il Comitato fitosanitario nazionale, l'organo di coordinamento dei Servizi fitosanitari regionali, sta predisponendo un Piano di azione nazionale per il contrasto della cimice asiatica che tenterà di combinare al meglio, integrandoli, i diversi sistemi di lotta al parassita.