Il mercato delle polizze agricole agevolate nel circuito delle aziende biologiche ha oltrepassato, nel 2023, 648 milioni di euro in termini di valori assicurati, con un incremento di oltre il 3% su base annua. Un risultato che ricalca un trend ormai in atto da diversi anni, se si esclude l'unica battuta d'arresto del 2021. Anche se, in termini di distribuzione territoriale dei valori assicurati, anche nel biologico si riflette lo squilibrio più generale, con un'ampia concentrazione dei valori nelle regioni del Nord Italia, pari al 68%.

 

Lo rivela il "Rapporto Ismea sulla gestione del rischio nell'agricoltura biologica 2024", giunto quest'anno alla sua quinta edizione. Un andamento pro ciclico, quello delle polizze contro i rischi meteo climatici, maturato in un contesto di ulteriore crescita del peso economico dell'agricoltura biologica nel panorama produttivo agricolo nazionale.

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L'anno scorso, oltre ai valori, sono cresciute, con quasi 105mila ettari, anche le superfici assicurate (+1,8% sul 2022), mentre il numero di aziende con almeno una polizza è sceso sotto le 5.200 unità (-4% circa). Un fenomeno, quest'ultimo, che va letto tuttavia alla luce di altre due importanti evidenze date dalla crescita della dimensione media aziendale, che nel bio ha superato i 20 ettari, e dall'aumento del valore medio assicurato per azienda (oltre 125mila euro). Il che significa che ogni singola azienda tende più facilmente a contrarre più polizze o comunque su superfici mediamente più ampie, ciò consente l'incremento sia del valore medio assicurato che delle superfici.

 

Altro aspetto da evidenziare è la riduzione, seppure contenuta, dell'intero ammontare dei premi assicurativi - sui quali l'agricoltore riceve un contributo pubblico fino al 70% - sceso complessivamente a 63,4 milioni di euro (-0,6% sul 2022). Un andamento in netta controtendenza con le dinamiche osservate negli anni precedenti, che riflette, per la prima volta, la diminuzione del costo assicurativo, con la tariffa media tornata sotto la soglia del 10%.

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Le aziende assicurate rappresentano il 7,4% dell'intera platea delle imprese bio, mentre le superfici totalizzano un più modesto 4,3% di Sau biologica che, come noto, è tuttavia costituita anche da ampie estensioni di prati e pascoli tipicamente non assicurate. Sono percentuali, comunque, raddoppiate, in entrambi i casi, rispetto a quelle di sette anni fa, a conferma dei progressi già compiuti e dei possibili sviluppi entro la fine del decennio.

 

Il Rapporto conferma un rilevante squilibrio nella distribuzione territoriale delle polizze agevolate, con il Nord che concentra oltre il 68% dei valori assicurati, contro il 17% circa delle regioni centrali e il 15% del Mezzogiorno. Uno squilibrio che caratterizza anche il mercato assicurativo agricolo convenzionale, ma che nel bio assume un carattere meno evidente.

 

Tabella dell'evoluzione dei valori assicurati delle aziende biologiche per regione (euro)

Evoluzione dei valori assicurati delle aziende biologiche per regione (euro)

 (Fonte: Ismea)

 

L'elemento della concentrazione emerge anche a livello di comparti produttivi, con i primi quattro (uva da vino, frutta, cereali e ortaggi) che rappresentano poco meno del 90% del totale dei valori assicurati.

 

Quanto alle garanzie, nel biologico prevalgono le polizze contro le avversità di frequenza (grandine, vento forte, eccesso di pioggia, eccesso di neve), eventualmente associate ad avversità accessorie, mentre i rischi catastrofali (alluvione, siccità, gelo e brina) rientrano tra le coperture assicurative in meno del 50% dei contratti.

 

L'attenzione agli eventi catastrofali (e le relative coperture) è comunque maggiore nel bio rispetto all'intero mercato delle polizze agricole agevolate. Maggiore anche il ricorso alle garanzie sperimentali, rappresentate nel 2023 quasi esclusivamente dalle polizze index based, schemi assicurativi che quantificano le perdite di raccolto, rispetto agli eventi atmosferici, sulla base di indici predeterminati.