Che fare? Come sostituire? I ricercatori hanno iniziato a studiare la questione e a calcolare i costi delle possibili alternative. Una relazione molto dettagliata è stata presentata, dal professore Aldo Ferrero, durante gli Incontri fitoiatrici di Torino, organizzati da Agroinnova e UniTo. Le conclusioni sono che si può fare a meno della molecola, ma il prezzo da pagare sono costi elevatissimi e risultati meno incisivi dal punto di vista del contenimento delle malerbe.
Il glifosate è la molecola più utilizzata al mondo per il contenimento delle infestanti, scoperta già negli anni '70 del secolo scorso trova il suo vero successo negli anni '90. E' utilizzata nelle colture erbacee, arboree e nelle aree extra agricole (per esempio per tenere pulite le banchine ferroviarie). Visto il suo largo impiego, stanno sorgendo problemi di resistenze, sono 38 le specie resistenti al mondo, in Italia hanno sviluppato la resistenza alla molecola il Lolium rigidum e Conyza canadensis; i problemi ambientali sono legati alla contaminazione delle acque: presente il suo metabolita (Ampa) soprattutto nelle acque superficiali; più di tutto però peserà, nella possibilità di un rinnovo, l'opinione pubblica avversa.
Ad essere sotto accusa è la presunta tossicità del glifosate dopo che lo Iarc (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) lo ha considerato "potenzialmente cancerogeno per l'uomo" e ne ha inserito la molecola nel gruppo 2A. Di parere opposto l'Efsa (Agenzia europea per la sicurezza alimentare) mentre Fao e Oms hanno giudicato improbabile il rischio di cancerogenicità del glifosate.
Per quanto riguarda le colture arboree, non esistendo un unico prodotto chimico in grado di avere le stessa efficacia del glifosate, è possibile combinare erbicidi diversi in pre-emergenza e in post emergenza. Diversi fra quelli autorizzati sono però già oggi candidati alla sostituzione inoltre, per quanto riguarda i diserbanti di pre emergenza, non sono efficaci contro le infestanti perenni. In alternativa alla chimica si può procedere a sfalci e trinciature che hanno però efficacia variabile e che sono poco adatti in caso di impianti ad alta densità. Il tutto comporta, in ogni caso, un aggravio notevole di costi: secondo una ricerca condotta da Agri2000 si va da una media di 135 euro in più per i meleti ai 263 euro/ettaro in più per i vigneti.
Nelle colture erbacee la situazione non è migliore: il glifosate è utilizzato per la gestione delle infestanti nel periodo intercolturale, in assenza quindi di coltura. Se venisse a mancare il glifosate, gli altri erbicidi autorizzati in post-emergenza non hanno azione sulle graminacee. Se la chimica non dà risposta ci sono altre tecniche come la falsa semina, le lavorazioni, gli sfalci, le cover crop ma il vero problema sarà la gestione delle malerbe nei sistemi conservativi con semina diretta. Il glifosate è molto spesso usato per eliminare le infestanti prima della semina delle colture. I prodotti chimici alternativi, da utilizzare prima della semina su sodo, hanno però spettro d'azione ridotto. Si possono effettuare sfalci oppure utilizzare cover crop gelive o procedere con particolari attrezzature meccaniche. Tutte le tecniche non sono comunque efficaci tanto quanto il glifosate e comportano un aumento notevole di costi per gestire le malerbe, praticamente un raddoppio ad ettaro.
Se gli agricoltori sicuramente temono il momento in cui arriverà un no ufficiale al glifosate, forse di più dovrebbero temerlo gli amministratori pubblici: è stato infatti calcolato un aggravio di costi dell'800% per esempio per la gestione delle infestanti nelle banchine ferroviarie. Il glifosate però è usato anche per contrastare il degrado ambientale per esempio a bordo strada o sugli argini dei fossi o dei canali.