Il suo fondatore, Éleuthère Irénée du Pont (24 giugno 1771 – 31 ottobre 1834), noto anche come Irénée du Pont, cioè E. I. du Pont, nacque a Parigi, figlio di un economista politico elevato a nobile nel 1784 dal re Luigi XVI. Ciò permise alla famiglia di fregiarsi anche di un'origine tramite il suffisso de Nemours. Una nobiltà che però divenne un peso ingombrante dopo la Rivoluzione francese e nel periodo napoleonico. Motivo per il quale la Francia iniziò ad andare stretta alla Famiglia DuPont.
Fin da giovane Éleuthère mostrò grande interesse per gli esplosivi, una passione che però fece divenire industria solo una volta sbarcato negli Stati Uniti, nel 1800, quando insieme al padre diede vita ai cosiddetti Eleutherian Mills, sul Brandywine Creek nel Delaware. Questi siti produttivi, dei veri e propri mulini, erano alla base della produzione di polvere da sparo. Un bene ampiamente diffuso in una nazione in forte crescita, spesso a suon di fucilate contro i nativi e fra aspiranti coloni.
Qualche anno dopo, un'esplosione su uno di essi colpì profondamente il nobile francese, il quale si accollò il mantenimento dei figli delle vittime fino al completamento del percorso di studi. Da quell'incidente nacque anche una vera e propria sua ossessione per la sicurezza. Una tradizione che in DuPont è la prima a essere insegnata ai nuovi assunti anche ai giorni nostri.
Fu però solo dopo la sua morte, nel 1834, che la sua azienda decollò in modo vertiginoso grazie alla Guerra di secessione, periodo durante il quale DuPont de Nemours divenne primo fornitore di polvere da sparo dell'esercito nordista.
DuPont espanse poi le proprie attività alla produzione di dinamite, utilizzata soprattutto nelle miniere, nella realizzazione di infrastrutture e nell'asportazione di ceppi dai campi che dovevano essere coltivati, ma nel frattempo la casa di Wilmington si era anche distinta nel settore di alcune innovative polveri da sparo a bassa produzione di fumo.
Sono poi dei primi del '900 le acquisizioni di una serie di società che operavano nel settore della chimica, tanto che nel 1912 questa campagna acquisti attirò le attenzioni del governo, il quale decise di regolamentare gli accorpamenti societari promulgando lo Sherman Antitrust Act.
Fu proprio tramite l'applicazione delle nuove regole che il tribunale decise che DuPont, per continuare nella sua corsa all'acquisto, doveva privarsi del suo core business: gli esplosivi, settore nel quale aveva ormai assunto il ruolo di vero e proprio monopolista.
Fu la fine del primo ciclo aziendale di DuPont, la quale nel XX secolo si sviluppò soprattutto nella chimica, declinata su differenti fronti. Come prima conseguenza, DuPont realizzò due laboratori industriali operanti sulla chimica della cellulosa, lacche e altri prodotti.
Molto veloce nel cogliere nuovi mercati nascenti, DuPont investì anche nel neonato settore automobilistico. Nel 1914 acquisì infatti parte del pacchetto azionario di General motors, nella quale un membro della famiglia DuPont divenne presto presidente. Sotto la sua guida, Gm divenne la prima industria automobilistica mondiale, ma ciò attirò per la seconda volta le attenzioni dell'antitrust e nel 1957 DuPont dovette uscire da General motors sotto l'azione del cosiddetto Clayton antitrust Act.
Nel frattempo, però, DuPont si era ampliata molto nel settore dei polimeri. Negli anni '20 la società crebbe nel settore dei materiali, anche grazie all'assunzione di un chimico, Wallace Hume Carothers, che inventò il neoprene, materiale tutt'oggi adoperato nella realizzazione per esempio delle mute da sub, e il nylon, un polimero di poliestere che deriva il nome dai due laboratori nei quali venne messo a punto, ovvero quello di New York e quello di Londra.
Durante la Seconda guerra mondiale venne utilizzato per la realizzazione dei paracadute dell'esercito americano, trasformando l'acronimo del prodotto in uno slogan bellico: Now You Lose Old Nippon. Tradotto in italiano: "Ora perdi, caro giapponese", alludendo alla sconfitta che l'Impero del Sol Levante avrebbe rimediato anche grazie a quell'invenzione.
Un acronimo che però non poté far sorridere Carothers, il quale, cronicamente depresso, si uccise nel 1936. Fino a quel momento, si narra, il nylon era stato infatti adoperato solo per fabbricare le setole degli spazzolini da denti, mancando le tecnologie per filarlo in modo più fine. Peccato, perché solo pochi anni dopo quel polimero sarebbe divenuto di successo in tutto il mondo, fasciando le gambe di ogni donna che danzasse il Boogie Woogie nelle balere della ricostruzione.
Ma le aziende destinate a durare non possono vivere di singoli uomini. Così, la storia di DuPont proseguì spedita, inventando il teflon, polimero idrorepellente alla base delle padelle e delle pentole "inattaccabili", ma anche di sigillanti industriali. È invece del 1935 l'esordio di DuPont nel settore dell'agricoltura, grazie all'introduzione della fenotiazina, avente azione insetticida, ma appartenente a un gruppo chimico di cui diversi componenti hanno mostrato blanda attività antipsicotica.
A riesumare la primigenia passione per gli esplosivi ci pensò il conflitto 1940-1945, durante il quale DuPont ebbe parte attiva nel Progetto Manhattan che partorì le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. La casa del Delaware progettò e in parte costruì infatti lo stabilimento di produzione di plutonio per scopi bellici. Non a caso, nel 1950, DuPont costruì anche lo stabilimento di Savannah River nella Carolina del sud, ove si lavorò per la creazione della prima bomba all'idrogeno, la famigerata Bomba H. Il pericolo nazista era ormai terminato, salvo lasciare all'orizzonte i prodromi di quella che per molti anni avrebbe tenuto col fiato sospeso il mondo intero: la Guerra Fredda fra Usa e Urss.
Ciò non impedì però a DuPont di brevettare nuovi materiali, come il Mylar, film di polietilene tereftalato trasparente che trovò impiego nel confezionamento degli alimenti. Ma anche il Dacron, nome commerciale del Pet, o polietilene tereftalato, il principale componene delle attuali plastiche a uso alimentare e non.
Fra le fibre tessili giunse infine la Lycra, negli anni '50, un materiale che ogni sportivo conosce avendo indossato capi di abbigliamento tecnico con essa costituiti.
Negli anni '60 giunsero poi il Tyvek, un tessuto non tessuto dall'apparente consistenza della carta, il Nomex, materiale ignifugo a base di meta-aramide, seguito dal Kevlar, anch'esso a base di aramide, ma in configurazione "para".
Oggi il Kevlar è alla base dei giubbotti antiproiettile e ha sostituito l'acciaio in numerose applicazioni, soprattutto considerando che mostra la medesima resistenza con un quinto del materiale utilizzato, a fronte di una grande leggerezza. Non male questo ultimo aspetto, soprattutto per le applicazioni aerospaziali. E infatti il Progetto Apollo del programma spaziale degli Stati Uniti ne vide il primo impiego nello spazio.
In Italia DuPont è presente dagli anni '50, dapprima tramite alcuni distributori, poi aprendo una filiale, nel 1964.
DuPont e l'agricoltura, ma non solo
La terza fase della vita della società inizia negli anni '80, quando ai polimeri chimici affianca la presenza nel settore dell'energia, acquisendo nel 1981 Conoco, uno dei principali players americani nel settore del gas e del petrolio. Parallelamente, giungono anche sul finire del decennio i primi erbicidi della famiglia delle solfoniluree, le quali rivoluzioneranno le tecniche dei diserbi aprendo la via alle pratiche di post-emergenza grazie a prodotti altamente efficaci, poco tossici e dall'ottimo profilo ambientale. Non a caso, nomi come tribenuron, rimsulfuron, azimsulfuron e triflusulfuron hanno cambiato volto ai diserbi di grano, mais, riso e barbabietola da zucchero.Per rafforzare la propria rete distributiva sul territorio italiano nel 1985 DuPont rileva la Ammon fitochimica di Ander Ammon, recentemente scomparso, erede di quel Johann Jakob Amonn che aveva fondato l'azienda altoatesina nel medesimo anno in cui Éleuthère du Pont de Nemours fondava la propria azienda nel Delaware. Un destino, quello delle due società, accomunato quindi fin dalle origini. La Ammon permetteva anche di avere uno stabilimento di formulazione proprio in Italia. Stabilimento sito in periferia di Bolzano che venne chiuso nel 2008.
È invece della seconda metà degli anni '90 l'acquisizione di Pioneer Hi Bred, tramite due step successivi. Leader indiscusso nel settore delle sementi, Pioneer è a tutt'oggi il numero uno in termini di share sul mais. Ciò aprì DuPont anche al settore delle biotecnologie.
Oggi, DuPont si è data un assetto completamente diverso, dismettendo la parte dedicata all'agricoltura e realizzando Corteva AgriScience, frutto della fusione con la speculare attività di Dow AgroSciences.
Anche in questo caso, però, l'antitrust ha usato la mano pesante, obbligando DuPont a liberarsi di numerosi prodotti, finiti molti di essi nelle mani di Fmc, altra multinazionale americana di cui presto si narrerà parimenti la storia.