Su pesco tutto il lavoro di una stagione può essere mandato in fumo da un calo di attenzione in fase di pre-raccolta. Contro le monilie, per esempio, si iniziano i trattamenti già alle prime fasi di sviluppo della coltura, a inizio primavera. Basta però che nelle ultime settimane prima della raccolta vengano sottovalutati i patogeni, illudendosi di essere ormai in salvo, e il danno è fatto.
Raccogliere pesche sane in campo infatti non basta, dato che la delicatezza di questi frutti verso le patologie è amplificata dalla loro scarsa turgidità quando perfettamente maturi, fattore che li rende suscettibili a urti e sfregamenti. Pure l'alto contenuto zuccherino delle drupe rappresenta una preziosa fonte di nutrimento per i funghi che attendono nelle celle di frigoconservazione.

Le pesche, non a caso, vengono raccolte quando ancora non hanno raggiunto il perfetto grado di maturazione, perché in caso contrario sulle tavole degli Italiani ne arriverebbero ben poche. Il consumatore che acquista frutta in un supermercato deve quindi patire logiche di filiera che obbligano a consumare frutti che al momento dello stacco avrebbero avuto ancora molto sole di cui godere.  Vediamo quindi come procedere per far si che, almeno, li possa consumare perfettamente sani.

L'esperienza insegna che l'efficacia media dei trattamenti di pre-raccolta non è mai totalizzante. Ovvero, se si ottiene una percentuale di efficacia mediamente intorno al 75-80% ci si dovrebbe già ritenere soddisfatti, anche se non certo felici. Tradotto in frutti perduti, considerando che se non si tratta le perdite possono superare anche il 50%, significa che una perdita in magazzino nell'ordine del 10% può comunque essere considerata accettabile. Ciò che viene salvato oltre questa soglia è quindi merito dei programmi di difesa prescelti.
Di seguito viene riportata una sintesi delle sostanze attive più utilizzate su pesco in pre-raccolta per come risultano in banca dati Fitogest.com. Cliccando sui relativi nomi si giunge alle pagine dedicate alle singole sostanze. In esse, risiede il pulsante per accedere ai formulati attualmente segnalati in commercio.
 
Efficacia sì.. ma con attenzione
Sul mercato esistono soluzioni a una o due vie per il controllo delle patologie di pre e di post-raccolta del pesco. Nel caso dei prodotti a due componenti, le soluzioni più efficaci nella fase di pre-raccolta si dimostrano le miscele di trifloxystrobin e tebuconazolo, come pure quelle che contengono cyprodinil e fludioxonil, infine quelle a base di boscalidpyraclostrobin.
Circa la combinazione dei diversi gruppi Frac (Fungicide resistance action commitee) tutte e tre le miscele sono basate su sostanze attive che appartengono a raggruppamenti differenti. Trifloxystrobin appartiene infatti al Gruppo 11, mentre tebuconazolo è catalogato nel Gruppo 3. Parimenti, cyprodinil e fludioxonil appartengono rispettivamente ai Gruppi 9 e 12. Infine, boscalid appartiene al Gruppo 7 mentre pyraclostrobin risulta inserito nel Gruppo 11.
L'uso di queste tre differenti combinazioni rappresenta pertanto una soluzione valida anche in ottica antiresistenza.
A favore della terza miscela, quella a base di boscalidpyraclostrobin, gioca però un minor intervallo di sicurezza, pari a soli tre giorni contro i sette delle altre due. Ciò conferisce a questa soluzione una maggiore flessibilità soprattutto fra stacchi successivi di raccolto.

A sfavore di tutte e tre giocano però le richieste di alcune Gdo, soprattutto tedesche, le quali non accettano partite di ortofrutta con più di quattro sostanze attive reperite come residui.
In tale ottica restrittiva, l'abbinamento di due sostanze attive in un solo formulato non gioca certo a favore della flessibilità decisionale degli agricoltori, obbligando talvolta a fare salti mortali tecnici per arrivare a ridosso della raccolta con un profilo residuale tendente a zero in modo da avere mano libera nelle scelte dei prodotti da usarsi per ultimi. In altre parole, si è costretti a concentrare molti trattamenti nelle prime fasi colturali in modo da alleggerire i programmi a ridosso della raccolta. Un comportamento contrario ai progressi sin qui mostrati dai programmi di Lotta Integrata, motivo per il quale questi limiti delle Gdo tedesche sono stati aspramente criticati anche da svariati Enti ufficiali italiani.
 
Sia come sia, vi è comunque da ricordare che esistono anche formulati a base di una sola sostanza attiva, i quali vanno quindi maggiormente incontro a tali richieste di filiera. Per esempio, vi sono a disposizione formulati a base di un solo elemento, come nel caso di boscalid, ciproconazolo, cyprodinil, fenbuconazolo, fenhexamid, iprodione e tiofanante metile.

Boscalid (Gruppo 7 del Frac), ciproconazolo (Gruppo 3), fenhexamid  (Gruppo 17), fenbuconazolo (Gruppo 3), iprodione (Gruppo 2) e tiofanante metile (Gruppo 1) hanno tutti tre giorni di intervallo di sicurezza. Cyprodinil ne ha invece sette.
 
Va infine ricordato come i programmi possano variare anno dopo anno. A parità di efficacia complessiva, infatti, l'approccio pluriennale gioca a favore sia del profilo residuale, sia delle più prudenti strategie antiresistenza.
 
Nemici in agguato
Le patologie che causano muffe sulle pesche portano soprattutto il nome di Monilia. Di questo genere di funghi esistono poi diverse specie, ognuna con una "firma" caratteristica.
Monilia fructicola produce un imbrunimento dei tessuti dei frutti, i quali vengono poi ricoperti in modo omogeneo da una muffa di color grigio. Differente Monilia laxa, le cui muffe grigio chiaro sono punteggiate da aree più biancastre. Infine Monilia fructigena, la quale genera un caratteristico marciume a circoli concentrici. Quest'ultima è più tipica del melo, ma recentemente si è mostrata in crescita anche su pesco. Altre patologie che affliggono le pesche in post-raccolta sono infine Botrytis cinerea, Colletotrichum spp., Penicillium expansum, Rhizopus nigricans.