Sempre più in alto, ripeteva un tormentone pubblicitario di una ventina di anni or sono. E sempre più in alto sembra posizionarsi l'asticella in termini di efficacia delle nuove sostanze attive schierate contro l'oidio.
Ora pare proprio essere arrivato il turno di cyflufenamid, sostanza attiva alla base di Cidely, il nuovo antiodico di Syngenta per vite e melo.
Capostipite di una nuova famiglia chimica, le amidossime, cyflufanamid si candida come nuovo standard di riferimento nella lotta all'oidio, mostrandosi particolarmente efficace nelle fasi più delicate dei programmi di difesa di entrambe le colture.
Il meccanismo d'azione di cyflufanamid, per quanto non sia ancora del tutto noto, pone la sostanza attiva in un gruppo a sé stante del Frac (Fungicide Resistance Action Commitee), il gruppo U6. Ciò rende la sostanza attiva uno degli strumenti più idonei per la strutturazione di adeguati programmi di difesa anche in ottica antiresistenza.
A tutto svantaggio del patogeno, Cidely si mostra in grado di inibire sia la sporulazione sia la formazione degli austori, ma è capace anche di bloccare la crescita del micelio nelle sue prime fasi di sviluppo.
Aura protettiva per le colture
Caratterizzato da un'equilibrata affinità per le cere superficiali, cyflufenamid offre un eccellente dinamismo sia all'interno dei tessuti vegetali, sia in fase di vapore. Grazie alla sua lipofilia, infatti, si lega dapprima alle componenti cerose di foglie e grappoli, diffondendo poi negli organi della pianta per via translaminare e locosistemica. Dopo l'applicazione, cyflufenamid è cioè in grado di ridistribuirsi velocemente all'interno delle lamine fogliari, come pure riesce a diffondere in fase di vapore anche su porzioni di vegetazione non coinvolte direttamente dal trattamento.
Queste peculiarità chimico fisiche trasformano la sostanza attiva in una sorta di velo protettivo di elevata omogeneità, come pure la rendono altamente resistente a eventuali fenomeni di dilavamento. La risultante di queste due variabili si traduce peraltro in una sensibile amplificazione della persistenza d'azione.
Una delle parcelle sperimentali trattate con Cidely
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Cidely alla lente
Formulato come emulsione acquosa (EW) al 5,1% di sostanza attiva, Cidely richiede dosi di impiego alquanto ridotte, dal momento che su vite si applica a soli 40-50 ml/hl (500 ml/ha) e su melo a 30-50 ml/hl. I due dosaggi possono anche essere espressi per superficie, posizionandosi in entrambi i casi sui 500 ml/ha.
Considerando la bassa percentuale di cyflufenamid nel formulato commerciale, la dose per ettaro di materia attiva si aggira quindi intorno a soli 25 grammi per entrambe le colture. Una dose talmente contenuta da poter essere paragonata per certi versi a quelle di alcune solfoniluree impiegate nei diserbi delle colture estensive.
Il favorevole profilo tossicologico e ambientale rendono inoltre Cidely uno strumento dai connotati moderni, funzionale alle più ambiziose strategie di difesa integrata di vite e melo.
Classificato "Xi", irritante, Cidely può essere infine acquistato anche senza possesso del patentino.
Cidely alla prova nel vigneto
Soppesare un prodotto con i propri occhi può valere in certi casi più di un milione di parole. Per questa ragione, Syngenta ha realizzato una serie di prove dimostrative su vigneto grazie alle quali è stato possibile condividere con tecnici e agricoltori i differenti valori che fanno di Cidely un prodotto di eccellenza nel controllo dell'oidio.
Ben otto le Regioni coinvolte, in rappresentanza delle aree viticole più vocate del Nord, del Centro e del Sud Italia. Aree che permettono alla sperimentazione di contare su differenti assetti climatici e comportamenti in campo della patologia.
Piemonte, Veneto e Friuli, quindi, ma anche Toscana, Abruzzo, Puglia, Campania e Sicilia, hanno ospitato le prove con Cidely, la maggior parte delle quali sono tuttora in corso.
Lo scopo delle prove era quello di mettere a confronto Cidely con altre sostanze attive comunemente impiegate contro l'oidio della vite, come pure di evidenziarne l'efficacia quando inserito in differenti strategie d'intervento.
Nei test realizzati in Provincia di Verona, a cui l'articolo fa riferimento, le tesi previste dai protocolli sperimentali contemplavano sia l'utilizzo a calendario di Cidely e degli standard prescelti, sia l'impiego di Cidely in strategia con altri antioidici.
In entrambi i rilievi effettuati, il 13 e il 27 di giugno, Cidely si è mostrato sensibilmente superiore agli standard comparativi, nonostante questi fossero stati selezionati fra quelli più comunemente utilizzati e ritenuti fra i più efficaci. Particolare da non trascurare, questi risultati sono stati ottenuti nonostante le parcelle trattate con Cidely fossero state volutamente posizionate in prossimità dei "non trattati", fonte cioè di continui inoculi del patogeno.
I dati rilevati in campo hanno peraltro confermato il posizionamento tecnico proposto da Syngenta, il quale prevede l'impiego di Cidely nella fase compresa fra allegagione e pre-chiusura grappolo. Cioè quella fase ove chi controlla efficacemente l'oidio mette una seria ipoteca sulla raccolta di uve sane e di alta qualità.
Confronto fra Cidely, a sinistra, e il non trattato