La stagione che si apre vede entrare in campo un nuovo giocatore. Se ne parla un gran bene, da mesi. Chi lo conosce lo descrive come resistente nel tempo, efficace, preciso e pulito nell'azione. Non è il nuovo attaccante del Barcellona, né il vincitore dell'ultimo Tour de France. E' un nuovo insetticida che DuPont de Nemours ha immesso sul mercato insieme a un modo del tutto originale di concepire la lotta ai lepidotteri. Il suo nome è Altacor, la sua sostanza attiva è il chlorantraniliprole e il suo campo da gioco è quello dove crescono le colture orticole più pregiate del Belpaese. Le uniche, a quanto pare, che continuano a garantire un reddito interessante all'agricoltura italiana. Solanacee, cucurbitacee, insalate, brassicacee. Il grosso di ciò che riempe i banconi dei supermercati, insomma. Colture di cui vanno ghiotti non solo gli esseri umani, ma anche pericolosi fitofagi come Spodoptera exigua e littoralis, Autographa gamma (plusia), Helicoverpa armigera, Mamestra brassicae, Pieris brassicae e rapae, Ostrinia nubilalis, Plutella xilostella, Chrysodeixis chalcites e infine, non poteva certo mancare all'appello, la Tuta absoluta. Anche un coleottero ricade nel suo spettro d'azione ed è la Leptinotarsa decemlineata, o dorifora, fitofago che affligge sovente la melanzana.
Capostipite della famiglia chimica delle antranilammidi, Altacor è formulato come granuli idrodispersibili al 35% di sostanza attiva, identificata da due sinonimi: chlorantraniliprole e rynaxypyr. Comunque lo si preferisca chiamare, questo insetticida agisce su un sito d'azione completamente differente da quelli fino a ora conosciuti. E' infatti sui recettori rianodinici delle fibre muscolari della larva dell'insetto che Altacor esplica il proprio controllo. Questi recettori regolano i flussi dello ione calcio tra "citosol", o fluido intracellulare, e il "lumen", ovvero lo spazio compreso tra le due membrane. In questo modo le cellule non possono utilizzare corretamente lo ione calcio e l'insetto va presto incontro a paralisi e successiva morte. Proprio grazie a questo modo d'azione alquanto originale, Altacor non mostra resistenza crociata con alcuno degli insetticidi attualmente presenti sul mercato. Un pregio questo che conta ancor di più quando si debba controllare un fitofago molto adattabile come la Tuta absoluta, per esempio.

 

Il bianco vince in quattro mosse

 

Contare su un ottimo livello di efficacia larvicida è già un punto di forza di grande spessore quando si operi soprattutto su colture orticole. Il poter contare anche su un'apprezzabile attività ovicida, poi, rende Altacor la soluzione tecnica che assicura la massima protezione fin da prima che l'attacco larvale prenda inizio. L'efficacia ovicida varia ovviamente di specie in specie, ma in ogni caso si è evidenziato dagli studi di campo come questa sia massimizzata da trattamenti effettuati prima dell'inizio dell'ovideposizione. Data la parziale sovrapposizione dei cicli dei vari fitofagi, questa duplice attività assicura protezione da una specie in fase larvale e al contempo predispone la superficie vegetale trattata a ridurre la popolazione di un'altra specie che in quel momento sta invece solo ovideponendo. Circa l'attività larvicida, inoltre, Altacor mostra una velocità di blocco delle attività trofiche delle larve superiore a quello di standard comunemente utilizzati. Ciò assicura cioè una protezione immediata delle colture, le quali possono altrimenti essere esposte comunque a danni, come per esempio quelli di tipo estetico. La sua affinità per i tessuti vegetali fa inoltre si che Altacor sia alquanto resistente al dilavamento e mostri al contempo una certa translaminarità, come pure la sua resistenza molecolare alle alte temperature gli permette di fornire una costanza di prestazioni anche nelle condizioni climatiche alle quali altri prodotti mostrano invece la corda. Il suo profilo tossicologico ed ecotossicologico, infine, rendono Altacor un prodotto sicuro per l'operatore, il consumatore, l'ambiente e gli artropodi utili.


Dosi sartoriali

 

Ogni raggruppamento colturale ha le proprie dosi di riferimento, fissate in funzione della sensibilità dei singoli fitofagi e delle caratteristiche colturali. Si parte così dagli 80-100 g/ha per le brassicacee, salendo poi a 80-120 g/ha per solanacee e insalate, per giungere infine agli 80-150 g/ha per le applciazioni su cucurbitacee. La dose massima è sempre consigliabile quando ci si trovi in presenza di Spodoptera e Tuta basoluta. I trattamenti è comunque bene posizionarli durante la fase di inizio schiusura uova, sospendendoli poi su tutte le colture a tre giorni dalla raccolta.