La pacciamatura è un'operazione colturale che consiste nel ricoprire il suolo con materiale vegetale o plastico, con lo scopo di limitare lo sviluppo delle erbe infestanti, le perdite di acqua per evaporazione nei periodi più caldi e lo sbalzo termico tra il giorno e la notte.
Viene ampiamente utilizzata su larga scala nell'orticoltura in pieno campo e in vivaio, sia nel settore delle piante fruttifere che ornamentali; inoltre trova una grande diffusione negli orti e nei giardini privati.
"La pacciamatura tradizionale in campo è principalmente destinata al settore delle Cucurbitacee come melone, anguria, cetriolo, cavolo, zucca e così via, e a specie con apparato radicale ridotto quali bietola, fragola, spinacio e lattuga. - spiega Andrea Vitale, consulente di tecniche vivaistiche, specializzato in propagazione da talea e micropropagazione di piante ornamentali e da frutto - Invece, nel caso della pacciamatura in vivaio, che è sempre più diffusa, le colture più utilizzate sono solitamente le ornamentali da esterno come photinia, cipresso, rhyncospermum, viburno e lauro".
AgroNotizie® in collaborazione con la Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana entra nel dettaglio sulle principali differenze tra i materiali utilizzati e sul suo corretto utilizzo in base al settore di applicazione.
La Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana si adopera per sviluppare la cooperazione scientifica e tecnica tra il mondo della ricerca, gli imprenditori ed i professionisti del settore ortoflorofrutticolo interessando con le sue azioni ed attività un ampio settore dell'agricoltura che include le colture arboree da frutto e da legno, le piante ortive, le colture floricole, le piante ornamentali, il vivaismo, i tappeti erbosi e la gestione del paesaggio e la tutela degli spazi a verde, con il fine ultimo di favorirne il progresso e la diffusione.
Limitare gli stress: ci pensa la pacciamatura
Come anticipato in precedenza la pacciamatura consente di limitare alcuni stress biotici ed abiotici: lo sviluppo di erbe infestanti vicino alle radici della coltura, le perdite di acqua per traspirazione nei mesi più caldi e lo sbalzo termico tra il giorno e la notte. Questi stress, infatti, se non controllati adeguatamente durante il ciclo colturale, rischiano di avere ricadute negative sulla produzione finale delle piante.
Con la pacciamatura si può anticipare la semina in campo favorendo la crescita delle giovani piantine che, trovandosi in migliori condizioni ambientali, sono meno suscettibili agli attacchi dei patogeni.
La pacciamatura consiste nel ricoprire il suolo o il substrato con materiale plastico o vegetale. In quest'ultimo caso per esempio si può utilizzare la fibra di cocco come in foto
(Fonte foto: Andrea Vitale)
Inoltre, si evita la creazione della suola di lavorazione, cioè uno strato compatto che si forma in terreni lavorati sempre alla stessa profondità. L'orticoltore, perciò, riesce a mantenere una buona porosità del terreno favorendo lo sviluppo del capillizio radicale e la biomassa microbica anche nelle zone più superficiali.
La suola di lavorazione, infatti, ostacola il corretto drenaggio dell'acqua e la circolazione dell'aria causando l'asfissia delle radici.
Quindi, in poche parole, pacciamare i terreni permette di creare un microclima più mite e protetto alla pianta, rendendola di conseguenza più adattabile all'ambiente circostante.
Infine, i pacciamanti proteggono i suoli dai sempre più frequenti eventi calamitosi causati dai cambiamenti climatici, come per esempio dalle forti piogge, mantenendone la porosità e la struttura integra.
Materiali pacciamanti, non sono tutti uguali
Per l'orticoltore o il vivaista conoscere le differenze fra i diversi materiali pacciamanti è fondamentale.
Questo perché diverse pacciamature portano a diversi risultati, in relazione anche al tipo di settore in cui si devono utilizzare.
Film plastici
"Solitamente i film plastici in polietilene nero o grigio sono i più utilizzati nel settore dell'orticoltura". - continua Vitale - "I teli presentano diversi spessori in funzione che si tratti di colture annuali o di maggiore durata e possono essere dotati di fori di 2 - 5 centimetri posti a varie distanze a seconda del tipo di coltura cui sono destinati. La loro applicazione in capo è meccanizzata".
I film plastici vengono utilizzati anche nei frutteti. In questo caso il frutticoltore deve porre particolare attenzione, perché con l'utilizzo dei film si può ostacolare la penetrazione dell'acqua nel suolo mentre nei mesi estivi possono esserci pericolosi aumenti di temperatura vicino alle radici.
I vantaggi invece sono un miglior controllo delle infestanti e una minor perdita di acqua per evaporazione.
In pieno campo la stesura dei film plastici è meccanizzata (Foto di archivio)
(Fonte foto: © sriram - Adobe Stock)
"In questo settore ci sono anche coperture fotoselettive, cioè pacciamature in grado di filtrare determinate lunghezze d'onda di tutta la luce incidente che raggiunge il suolo. Filtrano circa il 96 - 97% della luce fotosinteticamente attiva, cioè la luce realmente utile alle foglie per svolgere la fotosintesi, e schermano dall'infrarosso". In questo modo quindi mitigano eventuali stress foto ossidativi causati dall'eccessivo irraggiamento solare e stimolano nelle piante determinate risposte fisiologiche.
In base al colore del film poi si ottengono diversi benefici al livello del terreno.
Per esempio, con i film di colore giallo, argentato o bianco si mantiene il terreno più fresco nei mesi estivi; mentre con film di colore rosso o marrone si mitigano bruschi abbassamenti di temperatura durante i mesi invernali.
Indipendentemente dal colore tutti favoriscono inoltre la disponibilità idrica nelle zone più superficiale del terreno e l'attività microbica.
Risultano, perciò, più performanti rispetto ai tradizionali film plastici neri perché con un solo prodotto si ottengono più vantaggi.
Ma il recupero di questi materiali a fine coltivazione costituisce un problema, non solo in termini di costo, ma anche in termini ambientali poiché permangono residui plastici in campo.
La crescente sensibilità verso prodotti a basso impatto ambientale, quindi, sta consentendo di ampliare l'utilizzo di film pacciamanti biodegradabili come, per esempio, quelli a base di amido di mais.
"L'utilizzo di film biodegradabili, già presenti in commercio, potrebbe essere una risposta al problema, ma il costo più elevato ha ridotto al momento la loro diffusione".
Questi potrebbero essere utilizzati in agricoltura biologica e Vitale specifica il motivo: "In agricoltura biologica viene ancora utilizzata in alcuni contesti la paglia posta a livello del colletto della pianta. Ma la diffusione di materiali biodegradabili nei disciplinari di agricoltura biologica potrebbe rendere più meccanizzabile tale processo a favore dell'agricoltore".
Materiale vegetale, non solo fibra di cocco
In ambito vivaistico negli ultimi anni, sia per la produzione di piante in vaso che in pieno campo, si sono affermati diversi prodotti di origine vegetale: dai più classici dischetti in fibra di cocco, alla corteccia di castagno e lolla di grano saraceno fino all'utilizzo di materiale a base di miscanthus.
Per la produzione di piante in vaso la pacciamatura con miscanthus rispetto ai classici dischetti in fibra di cocco offre diversi vantaggi:
- meccanizzazione della pacciamatura;
- buona copertura dei vasi e dei plateau;
- controllo le infestanti;
- migliore ossigenazione delle radici;
- migliore attività dell'apparato radicale anche nei mesi estivi.
Il miscanthus è una graminacea il cui materiale viene essiccato e triturato per offrire una copertura omogenea del substrato di coltivazione.
Molti vivaisti stanno prendendo anche in considerazione l'utilizzo della lolla di grano saraceno. Questo materiale possiede gli stessi vantaggi della pacciamatura con il miscanthus, ma il volume utilizzato all'interno dei vasi sarebbe sensibilmente ridotto a parità di risultato. Questo però è ancora un pacciamante in via di valutazione da parte di alcuni dei vivai nazionali più importanti.
Lo svantaggio di questi due sistemi, con miscanthus e lolla di grano saraceno, è la difficoltà di controllo dello stato idrico delle colture, che non può più essere principalmente visivo ma si deve basare sul peso di ogni singolo vaso (misurazioni a campione) in modo da non incorrere in carenza o eccesso di acqua.
Il miscanthus è sempre più diffuso nella produzione di vasetteria perché è facilmente meccanizzabile
(Fonte foto: Andrea Vitale)
Invece per la produzione di piante a radice nuda in pieno campo si sta espandendo l'utilizzo della corteccia di castagno, in quanto molto più durevole rispetto ad altri materiali.
"La corteccia di castagno ha dimostrato una maggiore persistenza in campo rispetto al miscanthus o al faggio, che si degradano entro i 6 mesi dalla loro applicazione. Da recenti prove, condotte dall'Azienda Tesi Giorgio Vivai di Pistoia, per la corteccia di castagno si è registrata una durata all'esterno di oltre 9 mesi, determinando anche un migliore sviluppo delle piante rispetto a quelle coltivate in maniera tradizionale con diserbo chimico. Tale prodotto è da ritenersi superiore al miscanthus ed al cippato di legno se non altro per la durata del materiale".
Infatti, la pacciamatura con miscanthus in pieno campo ha una resistenza inferiore ai 6 mesi, quella in cippato di legno tra i 6 e gli 8 mesi, mentre la corteccia di castagno superiore ai 9 mesi.
Qualche consiglio per scegliere un buon pacciamante
In questo caso bisogna fare una distinzione fra materiali plastici e materiali vegetali.
I film plastici hanno diverse densità, ovvero spessori, in funzione del tipo di coltivazione che si vuole svolgere e dalla durata di coltivazione: è buona norma quindi definire prima questi due aspetti.
"L'accortezza da seguire è quella di utilizzare i pacciamanti a maggiore densità al fine di ritrovarsi meno residui plastici in campo dopo la raccolta. - prosegue Vitale - E dov'è possibile, inoltre, suggerirei di impiegare i film biodegradabili al fine di limitare l'utilizzo del polietilene".
Questo perché le coperture in polietilene come meno densità, quindi con meno spessore, hanno un più alto rischio di rompersi con conseguente rilascio di plastica nell'ambiente.
La lolla di grano saraceno è un tipo di prodotto pacciamante con gli stessi vantaggi del miscanthus ma ancora in fase di valutazione da molte aziende vivaistiche
(Fonte foto: Andrea Vitale)
Per i pacciamanti di origine vegetale invece è buona norma valutare il prodotto in funzione di possibili patogeni o semi di infestanti portati dal pacciamante stesso, in quanto non è di origine inerte.
Per esempio, il miscanthus a volte può portare con sé semi di erbe infestanti, creando così notevoli problemi in coltivazione.
È fondamentale quindi che l'orticoltore o il frutticoltore valutino la fonte di approvvigionamento del materiale, affidandosi ad aziende esperte nel settore.
Ricerca e sviluppo, come siamo messi?
Per la pacciamatura in campo, come citato nei paragrafi precedenti, l'attenzione è sempre più rivolta verso i film biodegradabili con una maggior resistenza alla degradazione e minor costo sul mercato. Le nuove tecnologie stanno rendendo questi prodotti sempre più competitivi, anche rispetto ai tradizionali film plastici.
Per la pacciamatura in vaso i prodotti di origine vegetale sono quelli che destano maggiore interesse perché meccanizzabili.
Ricordiamo che il prodotto al momento più utilizzato è il miscanthus, ma il mercato in questo momento propone nuovi prodotti come la già citata lolla di grano saraceno. Di dimensione più piccola rispetto al miscanthus il mercato la propone già dotata di un collante naturale che la stabilizza all'interno del vaso, superando così la problematica della dispersione a causa del vento.
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