Questo è solo uno dei benefici scientificamente provati della microalga, classificata fra i superfood. Impossibile avere dati precisi sul suo consumo in Italia e anche quelli sulla produzione europea sono frammentari, ciò che è certo è che la produzione italiana è ancora limitata e che oltre il 90% della materia prima che viene consumata pura o che serve per integratori alimentari, creme e oli, pasta, salse, formaggi, succhi di frutta arriva dall'Estremo Oriente, dall'Africa o dagli Stati Uniti.
Noi di AgroNotizie abbiamo incontrato l'Unione spirulina biologica Italia (Usbi) e fatto visita a uno degli impianti tecnologicamente più avanzati d'Italia, quello dell'azienda agricola Salera a Castelvisconti, nel cremonese. L'Usbi si è costituita meno di un anno fa e sta cercando di farsi strada sugli scaffali di supermercati specializzati nel biologico, dovendo però combattere con un mercato già strutturato sui prezzi di prodotti a base di spirulina che arrivano però soprattutto da Cina e India.
La spirulina è un cianobatterio filamentoso appartenente alla classe di Cyanobacteria che cresce in acque calde e dal pH alcalino e in acqua compie la fotosintesi e si moltiplica. La Fao l'ha inserita fra gli integratori ottimali, contiene moltissime proteine (fra il 55 e il 70% in sostanza secca), antiossidanti, acidi grassi essenziali e vitamine B1, B2, B3, B6, B9, B12, C, D ed E, è inoltre ricca di potassio, calcio, ferro, magnesio, fosforo, selenio, sodio, zinco ed è per questo che è amata dagli sportivi e soprattutto dalle donne di mezza età, attente all'alimentazione.
Il mercato potenziale sembra essere enorme, secondo la società di ricerche di mercato americana Tmr (Transparency market research) il mercato globale delle microalghe (non solo spirulina) crescerà fino a 0,9 miliardi di euro entro il 2024 (nel 2016 era di 0,5 miliardi di euro; +7,4% nel periodo considerato) mentre, in volume, la produzione crescerà di circa il 5,3% annuo.
Secondo il rapporto di un'altra società di ricerca, la Persistence market, che considera il periodo 2017-2025, a guidare il mercato sarà il Nord America con un valore, per la spirulina, che raggiungerà i 570 milioni di dollari. Per quanto riguarda i dati di produzione mondiale, poco si conosce, la Fao indicava in 62mila e 300 tonnellate quella cinese, nel 2010. La Cina è il principale produttore.
E in Italia? I produttori sono ancora relativamente pochi, non più di quindici, si trovano prevalentemente al Nord, anche se ci sono alcune realtà al Sud ben strutturate. L'Usbi si è costituita nel 2018 con l'intento di avere più forza nel contrattare i prezzi con i grossisti. Al momento fanno parte dell'Unione cinque aziende agricole biologiche per un totale di 5.700 metri quadrati di vasche di produzione e per circa 6mila chilogrammi/anno di spirulina. Una sesta azienda è in via di conversione al biologico.
L'Usbi si è data un disciplinare che regolamenta sia la parte commerciale che produttiva. Tutte le imprese che fanno parte dell'Usbi producono indoor, in coltivazione protetta, a differenza degli impianti per la maggior parte presenti in Estremo Oriente che sono a cielo aperto. La microalga è un bioaccumulatore, può essere infatti impiegata anche in impianti di fitodepurazione, assorbe quindi gli eventuali inquinanti presenti nell'acqua di coltura, compresi i metalli pesanti.
"Il problema principale che stiamo cercando di risolvere con l'Unione - ci ha raccontato Alessandro Algeri, produttore e presidente di Usbi - è quello di affrontare un mercato complesso, basato sui prezzi della spirulina proveniente da paesi nei quali viene coltivata a cielo aperto (in particolare da Cina e India) e con un consumatore che ancora non conosce bene il prodotto. Noi produttori biologici italiani abbiamo costi pari a 60 euro al chilogrammo, perché produrre spirulina di qualità ha un prezzo elevato. L'alga non europea viene venduta ai grossisti al massimo a 15 euro al chilogrammo".
Gli alti costi di produzione della spirulina biologica italiana sono dovuti ai metodi di produzione e alla necessità di rispettare la normativa del biologico. La spirulina infatti, se prodotta con scarsi standard di sicurezza rischia di essere contaminata da metalli pesanti, da cianotossine o da altri batteri.
A essersi occupata del rischio sanitario connesso alla commercializzazione di spirulina è stata l'Agenzia nazionale di sicurezza sanitaria francese (Anses) che nel 2017, in seguito a diverse segnalazioni di disturbi connessi al consumo di spirulina, è andata a fondo della questione e ha pubblicato un rapporto (scaricabile in versione integrale in francese).
L'Anses ha concluso che: la presenza di altri cianobatteri, diversi dalla spirulina, che possono sviluppare cianotossine è strettamente correlata alla qualità dell'acqua di coltura utilizzata e a quella dell'inoculo che potrebbe contenere microrganismi potenzialmente tossici; la presenza di batteri nocivi può svilupparsi in fase di manipolazione, raccolta, stoccaggio, essicazione ed è connessa alle condizioni igieniche; la presenza di metalli pesanti (arsenico, piombo, cromo, cadmio, mercurio e nickel) è correlata alla qualità dell'acqua. Diversi studi si sono susseguiti negli anni su campioni di spirulina commercializzata e in più casi è stata evidenziata la presenza di metalli pesanti superiore ai limiti fissati dalla normativa Ue. In particolare sono state rilevate quantità rilevanti di arsenico in campioni provenienti dal Ciad (Africa) e di piombo in campioni dal Burkina Faso (Africa). Uno studio del 1999 condotto da ricercatori dell'Università La Sapienza di Roma ha evidenziato quantità di piombo superiori ai limiti in campioni commercializzati a Cuba, in Messico, Stati Uniti e anche in Italia.
Come viene prodotta la spirulina biologica italiana? Noi di AgroNotizie siamo andati a visitare un impianto all'avanguardia. L'impianto dell'azienda agricola Salera di Castelvisconti (Cremona), impresa che fa parte di Usbi, è costato intorno ai 350mila euro e per realizzarlo è stata necessaria una progettazione ingegneristica su misura, assemblando quindi diverse tecnologie disponibili e adattandole alle necessità della microalga. L'azienda ha un proprio laboratorio dove lavora la spirulina fino al prodotto finito, comprese quindi le fasi di trafilatura ed essicazione a bassa temperatura, in modo da evitare la degradazione delle caratteristiche nutraceutiche.
(Fonte foto: azienda agricola Salera di Salera Michela e Anna Lisa and C.)
La caratteristica fondamentale dell'azienda Salera è che opera in un impianto protetto e seguendo una logica di economia circolare, utilizzando infatti l'acqua calda prodotta dall'impianto di biogas per scaldare le quattro vasche di produzione di spirulina, con un sistema di riscaldamento a serpentina formato da tubi posizionati sotto le vasche. Tutta l'energia che serve invece per fare funzionare i macchinari è prodotta da un impianto fotovoltaico.
(Fonte foto: azienda agricola Salera di Salera Michela e Anna Lisa and C.)
"La problematica più difficile che ci siamo trovati a dover risolvere è stato il mantenimento della temperatura in vasca, l'alga richiede fra i 30 e i 35 gradi costanti ma, fra giorno e notte, nonostante le vasche siano in serra, c'è molto sbalzo termico. Abbiamo dovuto cercare un equilibrio", ha raccontato ad AgroNotizie Enrico Salera, responsabile tecnico e commerciale dell'impianto. All'interno della serra il clima è controllato, le vasche sono dotate di sonde con sensori che monitorano lo stato di salute delle alghe, l'acqua è prelevata da falda e filtrata, analisi vengono fatte ogni sei mesi, la serra è protetta da reti nel caso durante l'estate si renda necessario aprire i bocchettoni mentre i nutrienti vengono scelti sulla base delle necessità della microalga e seguendo le regole stabilite dalla normativa sul biologico europea e italiana.
(Fonte foto: azienda agricola Salera di Salera Michela e Anna Lisa and C.)
Sembra naturale pensare che la spirulina prodotta dall'azienda agricola Salera non possa essere venduta a prezzi competitivi con quelli cinesi. Anche Raffaele Settanni, ceo di ApuliaKundi conferma: "E' importante fare capire al consumatore che la spirulina extra Ue è di qualità inferiore ed è rischioso consumarla". ApuliaKundi, azienda pugliese che non è entrata a far parte di Usbi, è sul mercato con il suo prodotto biologico dal 2016 ma lavora sulla microalga dal 2012. L'impianto, rigorosamente sotto serra, produce al momento mille chilogrammi all'anno. ApuliaKundi utilizza acqua dell'acquedotto pugliese, dopo averla filtrata, e non riscalda le vasche: produce quindi da febbraio a novembre.
La microalga di ApuliaKundi si trova in farmacie, erboristerie, negozi bio e da Eataly. Il prezzo al consumatore è di 520 euro al chilogrammo ma Raffaele Settanni ci tiene a sottolineare che chi vende impianti presentando la spirulina come gallina dalle uova d'oro fa un pessimo servizio agli agricoltori: "Non basta produrla, bisogna essere in grado di venderla, conoscere il mercato, conoscere bene la microalga - ha detto ancora Settanni - e creare i propri canali. Anche a noi, quando siamo al momento della vendita al negozio, viene detto che la microalga cinese costa molto meno e che i margini per il rivenditore sono ovviamente più alti con la cinese, ma la qualità ha un prezzo. Noi siamo cresciuti un passo alla volta, seguendo il mercato. Di sicuro abbiamo speso di più nel lavoro commerciale rispetto a quanto abbiamo speso nell'impianto".
La spirulina biologica prodotta in Italia, come per tutte le altre colture, deve sottostare alla normativa stringente del biologico, ma non tutto è così chiaro e questo è un altro dei problemi da affrontare: "La normativa non è focalizzata in particolare sulla spirulina ma si applica quella più generale sulle alghe marine. Spesso poi i tecnici inviati dall'ente di controllo - ha raccontato ancora Alessandro Algeri - non hanno competenza specifica in fatto di microalghe e questo rende difficile interloquire con loro per chi non conosce esattamente il loro linguaggio. C'è ancora molta confusione. Noi abbiamo creato un nutriente specifico per la spirulina che, al momento, è in fase di approvazione. C'è poi ancora molto da chiarire sull'inquadramento della produzione della microalga dal punto di vista fiscale. Stiamo preparando un fascicolo da sottoporre all'Agenzia delle Entrare, speriamo che si riesca a definire il settore anche da quel punto di vista".