I risultati, pubblicati lo scorso 8 febbraio 2016 sulla rivista internazionale “The plant biotechnology journal”, sono il prodotto di una collaborazione scientifica tra l’Istituto di Pisa, il Bioversity international, le istituzioni pubbliche dell’Etiopia, come l’università di Makalè e l’Istituto per la ricerca agricola della Regione di Amhara (Arati), con il coinvolgimento di alcuni studenti etiopi del Ph.D. (dottorato) in agrobiodiversità del Sant’Anna di Pisa.
L’analisi di oltre 30 milioni di dati molecolari dimostra come nel grano etiope ci sia grande diversità e maggiore variabilità rispetto alla diversità ristretta dei grani dell’area del Mediterraneo. I ricercatori italiani hanno valutato i grani antichi etiopi per due anni consecutivi in altrettante località dell’altipiano del Paese africano raccogliendo evidenze che, integrate con il dato molecolare, hanno permesso di identificare i fattori genetici che controllano morfologia, crescita e resistenza alla siccità ed agli agenti patogeni. La ricerca permette di identificare varietà locali etiopi con caratteristiche superiori e di ridistribuirle ai contadini.
Allo stesso tempo, la variabilità caratterizzata dai ricercatori rappresenta una risorsa preziosa di diversità da utilizzare per produrre nuove varietà mediante incroci controllati e selezione delle progenie, ovvero incrociando il grano etiope con quello internazionale per dare origine ad un nuovo grano che unisca le migliori caratteristiche dei due.
Considerando che i cambiamenti climatici stanno mettendo a dura prova la limitata varietà dei grani coltivati in Europa, con questa ricerca si pongono le basi per salvare il grano duro, contribuendo a renderne i raccolti più resistenti e produttivi; ma, visto che le varietà di grano antico in Etiopia corrono il rischio di scomparire, è importante che siano conservate e redistribuite per contribuire a disegnare il grano del futuro. A seconda delle esigenze, sarà possibile selezionare l’una o l’altra varietà etiope per utilizzarla nel miglioramento delle varietà locali e internazionali, ottimizzando i raccolti.
“Questo studio conferma che l’Africa è una grande risorsa per tutti, anche nell’agricoltura” afferma Matteo Dell’Acqua, coordinatore della ricerca, genetista e assegnista di ricerca della Scuola superiore Sant’Anna. “La ricerca pubblicata l’8 febbraio ci mostra come le moderne tecniche molecolari possano valorizzare le varietà tradizionali ed aprire nuove prospettive di progresso nel sistema agricolo etiope, così come in quello italiano ed europeo. Questo è il primo passo nell’impiego razionale delle risorse genetiche del grano duro etiope a beneficio di tutti”.