Si tratta di 12 varietà rosse e otto varietà bianche, coltivate nei vigneti sperimentali di San Michele. Nel 2014 erano stati presentati i primi quattro vitigni selezionati dai ricercatori di San Michele tolleranti alla botrite (Iasma eco 1, Iasma Eco 2, Iasma Eco 3, Iasma Eco 4). Oggi protagoniste sono varietà che presentano caratteristiche differenti: tolleranti alla botrite, che si adattano meglio al clima, che danno cioè la possibilità di raccogliere le uve in periodi più adatti, con timbri aromatici differenti e quelle che sono in grado di aumentare la complessità del vino.
L’incontro di ieri ha visto partecipare molti rappresentanti del mondo viticolo ed enologico: dai produttori singoli agli associati, come il Consorzio vini e i vignaioli, per arrivare ai rappresentanti del mondo vivaistico, incluso il Consorzio innovazione vite, accanto ai funzionari della Provincia autonoma di Trento. Erano presenti il direttore generale Sergio Menapace, il vicepresidente Gabriele Calliari, alcuni consiglieri di amministrazione, la dirigenza e la squadra di ricercatori impegnata nell’attività di miglioramento genetico.
“Ora stiamo raccogliendo i dati necessari alla predisposizione di un dossier che andrà a sua volta sottoposto al ministero per l’iscrizione nel Registro nazionale delle varietà di vite – spiega il coordinatore della piattaforma miglioramento genetico della vite, Marco Stefanini che ha presentato le varietà con Tiziano Tomasi -. Un risultato che è stato possibile grazie al lavoro di diverse professionalità: da quelli che hanno permesso di realizzare l’incrocio, seguirlo e allevarlo, selezionarlo, fino ad arrivare a chi ha fornito i dati, lo ha microvinificato e infine degustato”.
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Fonte: Fondazione Edmund Mach - Istituto Agrario di San Michele all'Adige