Un nuovo ma pericoloso parassita si sta diffondendo negli ultimi anni sul castagno: il cinipide galligeno Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu o Vespa cinese, un imenottero originario del Nord della Cina.

Segnalato per la prima volta in Italia in Provincia di Cuneo nel 2002, dove era stato introdotto con materiale di propagazione infetto proveniente dal Giappone, si è poi diffuso in tutte le restanti aree castanicole italiane oltre superare i confini e instaurarsi anche in Slovenia e Francia (compreso la zona dell'Ardeche che ricopre l'80% della produzione francese). (Clicca qui per vedere le aree castanicole)

Per saperne di più sul fitofago vai alle schede delle Regioni: Regione PiemonteRegione Emilia-RomagnaRegione ToscanaRegione LazioRegione Campania.

I sintomi della malattia
I danni che compie sono molto evidenti: provoca la formazione di galle, cioé ingrossamenti di varie forme e dimensioni, a carico di gemme, foglie e amenti del castagno. Da queste galle nei mesi di giugno e luglio fuoriescono le femmine alate che vanno a depositare le uova nelle gemme presenti. Da queste uova all'interno delle gemme fuoriescono le larve che si sviluppano e si nutriscono senza manifestare sintomi esterni dell'infestazione.
Alla ripresa vegetativa, in primavera, si ha un rapido sviluppo delle larve che determina la formazione delle caratteristiche galle. L'attacco determina un arresto dello sviluppo delle gemme (da cui si sviluppano foglie di dimensioni ridotte), un consistente calo della produzione, una riduzione dello sviluppo vegetativo e un forte deperimento delle piante colpite. Sintomi di cinipide galligeno su pianta di castagno - Castanea sativa (Fonte Regione Piemonte)

La diffusione dell'insetto può avvenire sia tramite gli scambi di materiale di propagazione infestato (marze, piantine), sia attraverso il volo delle femmine adulte che fuoriescono dalle galle. 
Purtroppo le possibilità di lotta sono attualmente limitate:

  • uno degli interventi più efficaci consiste nella potatura precoce dei getti colpiti in primavera, prima dello sfarfallamento delle femmine, e nella loro distruzione, praticabile però solo su piante di dimensioni ridotte;
  • trattamenti con fitofarmaci in genere sono scarsamente efficaci, oltre a risultare del tutto inaccettabili dal punto di vista dell'impatto ambientale;
  • in Giappone la lotta biologica con l'introduzione dalla Cina di uno specifico limitatore naturale, l'imenottero calcidoideoTorymus sinensis Kamijo, ha dato buoni risultati. In diverse località, a distanza di quasi venti anni dalla effettuazione dei primi lanci di questo parassitoide, le percentuali di germogli attaccati dal cinipide sono ampiamente al di sotto della soglia di danno.

Il punto della situazione 
Il presidente dell'Associazione città del castagno, Ivo Poli, fa il punto sulla diffusione dell'insetto, sullo stato della ricerca e sulle possibili strategie di lotta per il contenimento della malattia. 

Quali sono attualmente i dati relativi alla diffusione dell'insetto sul territorio italiano?


"Dobbiamo dire che oramai tutto il territorio italiano è infestato da questo imenottero -

spiega

- e che quindi tutte le aree castanicole ne sono infette. In particolare il territorio della Regione Toscana è tutto interessato dal cinipide galligeno a partire dalla Lunigiana a Nord, fino al Monte Amiata a Sud (dove proprio nel 2008 fu segnalato per la prima volta in questa regione). Visto che la sua diffusione è stimata sui 10-15 chilometri all'anno anche le poche aree che risultano ancora non infette presto potrebbero risultare interessate".

Quali sono le attività di prevenzione e lotta contro il Cinipide? Esistono, per un futuro prossimo, attività e strategie volte al suo contenimento?
"Per quanto riguarda le attività di prevenzione sono minime, perché questo curcuglionide non si combatte con prodotti chimici, pertanto l'unica lotta attuale praticata è quella biologica. Nel 2003, subito dopo l'individuazione, l'Università di Torino intraprese studi di ricerca su questo insetto, andando anche in Giappone a vedere i tipi di lotta che venivano effettuati (area dove a sua volta era arrivato dalla Cina). 
Dagli studi e ricerche effettuate in questi otto anni, si sono individuate prospettive di controllo a medio termine per questa nuova avversità con la possibilità di utilizzo, nei nostri ambienti, di antagonisti naturali del cinipide provenienti dall'areale originario del fitofago. 
L'antagonista naturale è un altro insetto parassitoide Torymus sinensis anch'esso originario della Cina, in grado di parassitizzare le larve del cinipide depositando le proprie uova nella stessa galla dove questo le ha deposte, e sviluppandosi utilizzando come unico nutrimento le larve del cinipide. Attualmente è in atto la lotta biologica grazie alle convenzioni stipulate da molte Comunità Montane italiane con l'Università di Torino, dove è l'unica realtà in cui viene riprodotto l'antagonista Torymus Sinensis.
Sono attualmente in essere attività d'inserimento in tutte le regioni infettate dal cinipide, con la speranza di riuscire a contenere i danni. Anche la Regione Toscana ha deliberato proprio nei primi giorni di questo mese interventi allo scopo di creare 
sul territorio regionale ben tre centri di moltiplicazione dell'antagonista T. sinensis, (Garfagnana, Mugello e Monte Amiata). Tali centri verranno finanziati in un progetto biennale dal valore di 500 mila euro e dovrebbero, in futuro, rendere la Toscana autonoma per la produzione del benefico insetto". Castagne su pianta (Fonte Regione Toscana)

Qual è l'impatto della diffusione del cinipide sulla filiera castanicola?
"Per quanto riguarda l'impatto della diffusione del cinipide sulla filiera castanicola, è un problema molto serio che coinvolge oltre ai diretti produttori di castagne, anche e soprattutto gli enti pubblici locali, Regioni e lo Stato.
Dobbiamo tenere ben presente che l'effetto del cinipide sul castagno è quello di ridurre la produzione di nuovi rami e foglie su tutta la chioma e quindi di ridurre la produzione. La conseguenza diretta è quella di non riuscire ad avere una sufficiente offerta per soddisfare le esigenze del mercato e dell'intera filiera, quella indiretta è di creare un forte impatto negativo al mantenimento del territorio, all'aspetto paesaggistico, turistico, di prevenzione da incendi, da frane e smottamenti, con la perdita di un grande equilibrio ecologico.
Se queste problematiche dovessero mantenersi nei prossimi anni o addirittura aumentare difficilmente molti castanicoltori manterrebbero la loro attività con ricadute sull'intero comparto e su tutto il territorio. Altro problema conseguente l'abbandono dei castagneti, è la ricaduta economica su tutte quelle attività di filiera locali dei piccoli artigiani nonché il settore di macchine agricole".

"Ai problemi sopra esposti va aggiunto anche il problema di nuova offerta di prodotto da altri paesi: i paesi dell'Est Europa, dalla Cina, dalla Corea e dalla Turchia.
Stanno invadendo i mercati europei e mondiali con la loro castagna (castagna Mollissima), e con molti prodotti derivati, avvantaggiati proprio dalla scarsità di prodotto europeo (castagna sativa).
I prodotti sopra citati presentano però, caratteristiche qualitative minori e fortemente diverse dai nostri standard, oltre che prezzi al consumo chiaramente molto inferiori. Questa invasione potrebbe però portare ad influenzare il palato del consumatore europeo con grande criticità di rientro sui nostri vecchi mercati tra qualche anno quando anche nei castagneti europei sarà tornato l'equilibrio tra cinipide e Torimus sinensis".

"Su richiesta dell'Associazione Nazionale Città del Castagno - conclude Poli - il ministero delle Politiche agricole ha istituito un tavolo tecnico su castagno con sei gruppi di lavoro, onde definire entro il prossimo settembre un documento con delle richieste prioritarie per quanto riguarda il castagno, da presentare al parlamento per richiesta di interventi economici di sostegno e promozione. 
Sulla stessa linea si sta muovendo la Francia che proprio in questi giorni sta richiedendo al proprio parlamento interventi economici per i castanicoltori francesi. Attualmente la nostra Associazione, insieme all'Associazione europea Castanea, e Centro ricerca e documentazione del Castagno, stiamo programmando un Worldshop presso la Comunità Europea a Bruxelles nel mese di settembre, con la finalità di salvaguardare e promuovere la castagna europea ed i suoi prodotti. 
Pertanto se da un lato i problemi sono molti e preoccupanti, dall'altro le istituzioni e lo stato continuando con questo impegno di lotta al fitofago e grazie ad un sostegno economico i produttori e la castanicoltura italiana non dovrebbe avere quel declino che a prima vista può sembrare inevitabile".