Rispetto alla fine del secolo appena trascorso, sono notevolmente diminuiti i finanziamenti pubblici per i programmi di miglioramento genetico (Mg) dei fruttiferi, pesco compreso. A causa di tali ristrettezze, gli enti pubblici sono stati costretti a ridurre drasticamente i progetti, ovvero ad avviare forme di collaborazione con enti privati, come le associazioni di produttori (Op) e consorzi vivaistici. Indipendentemente dalla natura privata o pubblica dei programmi di Mg, questi sono sottoposti ad una duplice sfida.
La prima è la competizione internazionale con i numerosi programmi in corso nei principali paesi frutticoli (Usa, Francia, Spagna), che mettono continuamente a disposizione nuove cultivar.
La seconda è la disponibilità di materiale genetico di base che consenta di ottenere reali 'novità' varietali, che non siano semplici 'copie', con minime varianti, di cultivar già diffuse.
Questo solleva il problema del reperimento e della conservazione delle risorse genetiche, a monte dei programmi di incrocio. A questo fine, particolarmente ampie sono le collezioni
presenti presso diversi enti pubblici (e qualche ente privato) che conservano germoplasma di origine italiana o straniera. Inoltre, i contatti internazionali assicurati dagli enti di ricerca
consentono il reperimento di materiale genetico da ogni parte del mondo.
Molto più critico è invece l’aspetto della conservazione di tali risorse, notoriamente molto costoso trattandosi, e non potrebbe essere altrimenti, di collezioni di alberi. E tale costo grava ovviamente sulle già scarse risorse disponibili per il Mg.
I filoni su cui i programmi di Mg pubblico possono distinguersi da quelli sostenuti da finanziamenti privati sono essenzialmente due: la resistenza alle avversità e lo sviluppo di
peculiarità del frutto di possibile interesse commerciale.
Riguardo a questo secondo filone, vengono illustrati alcuni obiettivi.
Tessitura della polpa fondente ad intenerimento rallentato (tipo nettarina ‘Big Top’ e pesche serie ‘Rich’ e ‘Royal’)
Lo straordinario successo commerciale della nettarina Big Top è da ricercare nelle caratteristiche del frutto molto innovative: estesa e precoce sovraccolorazione della buccia, polpa croccante a maturazione molto lenta e sapore sub-acido, carattere che lo rende consumabile anche quando la maturazione fisiologica non è ancora completata.
Il carattere più interessante dal punto di vista sia agronomico, sia della shelf-life riguarda l’intenerimento lento (corretta descrizione di quello che viene definito comunemente ‘polpa molto soda’).
Tale carattere non è però esclusivo di questa nettarina, e possiamo osservarlo anche in pesche di introduzione più (serie Royal) o meno (serie Rich) recente, senza parlare delle vecchie Merril Gem, a cui forse si deve l’introduzione di questo carattere nelle cultivar più recenti.
Sicuramente, l’associazione col carattere sub-acido è ciò ha consentito lo straordinario successo di Big Top. L’intenerimento della polpa al termine della maturazione, colloca comunque Big Top nell’ambito della tipologia fondente. E' stata accertata la probabile natura monogenica di tale maturazione lenta, che si presenta come dominante in popolazioni ottenute
da incroci controllati.
La difficoltà di accertare con sicurezza tale fenotipo sull’albero ricorrendo alle sole valutazioni sensoriali rende necessaria la disponibilità di parametri oggettivi. Indagini sull’individuazione di possibili marcatori del Dna a livello del gene della endo-poligalatturonasi hanno portato a risultati interessanti, anche se non ancora applicabili sul piano pratico.
Tessitura della polpa stony hard
La polpa stony hard, diffusa in molte pesche di origine orientale, presenta caratteri di grande interesse: mancato intenerimento, anche a sovramaturazione, elevatissima tenuta (fino
a tre settimane in pianta), con conseguente lunghissima shelf-life; polpa croccante (a differenza della consistenza gommosa assunta dalle percoche, caratterizzate da polpa
duracina, cioè non fondente), mancata emissione di etilene, unico caso noto tra i diversi fenotipi di tessitura di polpa nel pesco.
Sebbene non ancora diffusa commercialmente, una prima linea varietale (ottenuta dalla autoimpollinazione della coreana
Yumyeong) è stata diffusa dal
Cra di Roma col nome di
Ghiaccio, a motivo dell’aspetto del frutto (a polpa bianca, con assenza di antociani). Tale linea è caratterizzata anche da un elevatissimo residuo secco (oltre il 18-20%) a sovramaturazione.
I limiti dello stony hard possono essere rinvenuti o nella troppo scarsa acidità (i fenotipi noti sono tutti sub-acidi), che conferisce un sapore a volte stucchevole, o nello scarso aroma di pesca. Nonostante si sappia già molto sulle caratteristiche genetiche di tale carattere (mendeliano, recessivo al fondente, se pur epistatico rispetto ad esso), ancora poco si conosce di possibili interazioni col fenotipo duracino o con quello ad acidità normale.
Ottenimento di cultivar con frutti ‘mangiatutto’ a maturazione precocissima
La produzione di frutti a maturazione extra-precoce trova sempre maggiori spazi di mercato e nell'ambito delle drupacee si collocano le specie più suscettibili per lo sviluppo di tali produzioni. In passato sono state ottenute due cultivar a maturazione precocissima (fine maggio in Romagna), caratterizzate da una molto limitata lignificazione del nocciolo (Borgia e Lucrezia). Tali frutti possono pertanto essere consumati interi, salvo due limitazioni (presenza di amigdalina nel seme, parziale lignificazione del nocciolo).
Queste limitazioni possono essere facilmente eliminate utilizzando negli incroci genotipi che non presentano amigdalina all'interno del seme (carattere controllata da uno solo gene recessivo) ed anticipando di qualche giorno la maturazione. I frutti delle due cultivar citate si presentano infatti di consistenza appena cartilaginea quando i frutti sono raccolti a maturazione commerciale, divenendo parzialmente lignificati solo a maturazione fisiologica completa.
Partendo da Borgia e Lucrezia è stato introdotto il carattere ‘seme a sapore neutro’ (presente allo stato omozigote in alcune nettarine, come Fantasia, Claudia, Early Sungrand, ecc.). Attraverso cicli di incrocio e reincrocio si è riusciti ad ottenere selezioni molto precoci (sia di pesche, sia di nettarine) a seme ‘neutro’. Il principale limite nell’ottenimento di selezioni ‘mangiatutto’ è ora rappresentato dalla difficoltà di applicare l’embriocoltura agli embrioni (di limitatissimo sviluppo) di tali selezioni precoci, al fine di ottenere la necessaria segregazione per l’epoca di maturazione extra-precoce.
Resistenze alle avversità
Sono obiettivi che richiedono diverse generazioni d’incrocio per essere raggiunti, specialmente se si vogliono combinare in un unico genotipo più resistenze e per questo sono
principalmente le Istituzioni pubbliche a perseguirli. Gli studi sul carattere della resistenza a
monilia (
Monilinia spp.), hanno permesso di individuare diversi genotipi tolleranti, con
ampia variabilità delle caratteristiche merceologiche. Il
Diprove dell’Università di Milano utilizza la pesca
Contende perché unisce alle buone qualità del frutto una discreta tolleranza
al patogeno, trasmessa anche alle progenie.
Il
Cra-Frf (Unità di ricerca per la frutticoltura di Forlì) ha di recente individuato un’accessione con una resistenza, sia di campo che alle inoculazioni artificiali, decisamente superiore a tutto il materiale sinora valutato, ma con caratteristiche estetiche decisamente da migliorare. Per la resistenza ad oidio viene utilizzata la percoca di origine messicana
Oro A, caratterizzata da scarsissima sensibilità e che, incrociata con cultivar commerciali sia di pesco che di nettarine, ha fornito progenie con una buona tolleranza al patogeno, anche se in misura variabile. Un obiettivo entrato di recente nei programmi di miglioramento genetico del pesco interessa la resistenza a sharka, dove si utilizzano come fonti di resistenza (non rinvenuta in pesco) alcuni ibridi di pesco con
P. davidiana e con
P. dulcis.
A cura di:
D. Bassi, Dipartimento di Produzione vegetale, Università degli Studi di Milano
A. Liverani e D. Giovannini, Cra-Frf, Unità di ricerca per la Frutticoltura di Forlì
S. Foschi, Alimos Soc. Coop., Cesena (Fc)