Il miglioramento genetico negli ultimi anni ha visto sicuramente come protagonista il susino cino-giapponese a discapito del susino europeo dove non si è visto un adeguato rinnovamento.
Perché la susinicoltura italiana rimanga competitiva e remunerativa è necessario affinare le tecniche di coltivazione adattandole alle singole varietà con ad esempio forme di allevamento idonee, razionali potature, corretta regimazione dell’acqua ed adeguato diradamento.

Questo è quanto emerso nel corso dell’incontro tecnico svoltosi a Solarolo su “Orientamenti varietali per pesche e nettarine nel comprensorio faentino-imolese”, organizzato da Astra Innovazione e Sviluppo e dall’Associazione “Amici di Felisio”.
In Italia – secondo i dati Istat - si coltivano circa 14.000 ettari di susino che permettano di essere una delle prime nazione europee. In Emilia-Romagna si produce il 35% dell’intero valore italiano seguita dalla Campania con il 20% per una produzione totale di poco meno di 200.000 t. Il 50% della produzione emiliano-romagnola è inoltre individuata nelle provincia di Modena e Bologna. Il 70-75% è dedicato alle cultivar cino-giapponesi ed il 25-30% alle cultivar europee.
La loro commercializzazione è principalmente destinata al consumo fresco per l’88% (da metà giugno con le precocissime per finire con il prodotto frigoconservato a dicembre) e per il restante 12% viene utilizzata dall’industria per essiccati ed altre trasformati.

Anche per il susino si ricerca la qualità
Accanto ad una razionale cura dell’impianto di susino è importante far si che la ricerca ottenga varietà capaci soddisfare le esigenze del consumatore con caratteristiche estetiche attraenti e qualità gustative elevate.
Gli studi di settore hanno evidenziato come il consumatore ricerchi un prodotto dal colore dei frutti che sia netto, senza striature e sfumature, brillante a discapito che il colore sia nero, viola, rosso o giallo e con un buon sapore dolce e succoso. Inoltre la polpa deve essere consistente e soda in quanto il frutto è considerato come uno snack, di facile trasporto, consumo immediato, ideale per rinfrescarsi e dissetarsi nelle calde giornate estive.

Il miglioramento genetico opera per avere cultivar con determinate caratteristiche
I vari programmi di miglioramento genetico hanno come obbiettivo l’ottenimento di coltivazioni ideali caratterizzate da elevata e costante produttività, resistenza al freddo nelle regioni del Nord, elevata resistenza agli stress biotici ed abiotici, capacità di soddisfare il fabbisogno in freddo nelle zone con climi miti, frutti di bell’aspetto, elevata pezzatura, polpa consistente, elevate caratteristiche organolettiche, ampio periodo di maturazione e con caratteristiche adatte sia per il consumo fresco che per l’industria.

Sicuramente questa attività ha portato alla presenza di molte varietà, soprattutto tra le cino-giapponesi dove la stessa ricerca è risultata molto massiccia ed imponente. Queste potrebbe portare ad avere un prodotto disomogeneo che tenderebbe ad disorientare il consumatore. E’ quindi importante cercare di mantenere perlomeno un livello di qualità molto elevata in modo tale da avere si diverse varietà ma di standard qualitativi elevati che rappresentino il vero valore aggiunto alla susinicoltura italiana e mondiale.

Ricerca pubblica e privata
I centri pubblici in Italia che eseguono miglioramento genetico non sono molti e tra questi si ricorda per primo il Dipartimento di Ortoflorofrutticoltura dell’Università di Firenze del professor Bellini dal cui programma sono state ottenute diverse cultivar tra cui, Firenze 90, Dofy Giudy e Dofi-Sandra. Altro Dipartimento è quello di Colture Arboree dell’Università di Bologna del professor Sansavini che a ottenuto importanti varietà come Sugar Top e Prugna 29 tra quelle europee e Black Glow e Black Sunrise tra quelle cino-giapponesi. Importante ricordare il Cra - Istituto Sperimentale per la Frutticoltura di Forli con A. Liverani che ha posto sul mercato recentemente Liablu.
Tra i costitutori privati i maggiori contributi sono stati offerti da S. Martelli con Gaia, D. Montanari con Carmen Blu e Anne Gold e la Società Cooperativa Agri 2000 con Maria Novella.

Anche all’estero il miglioramento genetico è risultato attivo e legato quasi esclusivamente alla parte pubblica anche se alcuni privati riescono ancora a ottenere importanti risultati.

Tra le susine cino-giapponesi:
• L.G.Bradford: Brarossa, Bragialla e la serie “Yummy”;
• G.B.Bubani: Aphrodite;
• Stazione Sperimentale USDA di Fresno: Black Splendor, Owen T e Owen W
• Agricultural Reasearch Concillium (ARC) Infruitec-Nietvoorbij (Sud Africa): Sun Kiss, Golden Kiss, Sunbreaze e Lady West;

Tra le susine europee:
• Stazione di Vineland (Canada): Valerie e Victory;
• Dipartimento di Fruit Sciente dell’Università di Hohenheim (Germania): Jojo.

A cura di Lorenzo Cricca