I protagonisti dell'incontro organizzato da Promosalon lo scorso 5 luglio
Parte della giornata organizzata da Promosalons e Paris Region Enterprises per presentare l'offerta fieristica della capitale francese dedicata all'agroalimentare (250 fiere nella regione di Parigi) e sottolineare la forte relazione che lega Francia e Italia - primo paese per numero di visitatori e per numero di espositori - la tavola rotonda ha anticipato quello che sarà un nodo centrale dell'edizione 2019 del Sima, il salone parigino dedicato all'agricoltura e all'allevamento che già dall'edizione 2017 ha dato ampio spazio all'innovazione e alla rivoluzione digitale in atto.
Videointervista a Sébastien Garnier, direttore comunicazione di Comexposium, organizzatore dei saloni Sima e Sitevi
"Già da alcuni anni il Sima ha anticipato la rivoluzione digitale - ha spiegato Martine Degremont, direttrice del salone - dando la parola agli agricoltori innovatori con lo spazio 'Open innovation' e gli spazi 'prospettiva' nati per delineare gli scenari dell'agricoltura di domani. Dedicato alle startup innovative, il 'village startup' ha riunito soluzioni dedicate ad un'agricoltura che cambia velocemente e che sempre di più si rivolge all'informatica per prendere decisioni precise e mirate".
Martine Degremont, direttrice Sima
(Fonte foto: © Saloni Francesi - Promosalon)
La tecnologia conviene
In un'Italia che va a marcia ridotta rispetto ad una parte di Europa più virtuosa anche se, va detto, avvantaggiata in quanto a dimensioni aziendali e situazione economica - leggi reddito dell'imprenditore agricolo - la Sau nazionale interessata da lavorazioni che fanno ricorso all'agricoltura di precisione si ferma all'1%, secondo dati Mipaaf 2015.Partendo da questo dato e ponendo come punto d'arrivo l'obiettivo Ue che ci impone di portare il valore della Sau al 10% entro il 2021, gli attori della tavola rotonda hanno sviscerato, ciascuno dalla propria posizione nella filiera della meccanica agricola, le problematiche, le opportunità ed i limiti allo sviluppo della cosiddetta rivoluzione digitale agricola.
Tutti d'accordo sulla convenienza ambientale ma anche economica che le tecnologie, oggi sempre più alla portata degli agricoltori, sono in grado di generare sicuramente a contoterzisti e aziende di grandi dimensioni ma, a fronte di un'adeguata preparazione tecnica e di un supporto professionale, anche in quelle medio piccole, che prevalgono nel panorama agricolo italiano.
Formazione: un minus ancora troppo presente
Tra i principali limiti che rallentano la diffusione della tecnologia in Italia, sicuramente la mancanza di formazione a vari livelli nella catena produttiva: grosse carenze sono imputabili agli imprenditori agricoli ma anche i rivenditori hanno la loro fetta di responsabilità anche se, come sottolineato da Roberto Rinaldin, presidente di Unacma l'unione commercianti macchine agricole, "chi fa il mestiere di rivenditore parte da riparatore di macchine agricole per lo più meccaniche e si trova oggi a vendere tecnologia e a provvedere all'installazione dei sistemi, alla connessione, alla messa in campo e alla manutenzione. Oneri per i quali servono 4 professionisti specializzati.Stiamo guardando, investendo, immobilizzando capitali, ma nel cambiamento dobbiamo includere i ricarichi perché non possiamo più vivere intorno al 10% del ferro".
Ed i costruttori? "Ogni azienda paga le proprie colpe e i margini di sviluppo sono ampissimi" ammette Alessandro Pertile, product & service manager Italia per Lemken. "Indispensabile a nostro avviso è anche la formazione sull'operatore che usa la macchina". Come politica infatti Lemken vende alcune macchine solo a operatori che abbiano l'adeguata formazione legata al corretto utilizzo.
"La formazione dev'essere trasversale anche all'interno dell'azienda stessa" aggiunge Paolo Cera, marketing manager KUHN. "In KUHN la sfida è uscire dal tecnicismo della complessità dell'utilizzo della tecnologia".
Qualche difficoltà si incontra, come affermato da Gerardo Caffini dell'omonima Caffini Spa, nel coinvolgere la rete vendita negli incontri formativi. "Non sempre - spiega l'imprenditore - è facile far comprendere l'importanza di essere formati".
Tecnologia, impariamo a conoscerla
Parlare di precision farming, guida assistita e droni è ormai troppo facile.Come tutti gli argomenti "di moda" se ne scrive e se ne parla in abbondanza. Ma quali sono gli strumenti davvero pronti ad essere impiegati su un territorio dalle caratteristiche uniche come quello italiano?
Sotto la guida di Davide Misturini, agronomo ed esperto in sistemi di agricoltura digitale sostenibile e di precisione, scopriamo che l'agricoltura di precisione in Italia, fatta eccezione per qualche virtuoso e come sottolineato da Paolo Cera per alcuni comparti quali la risicoltura e la viticoltura - tra i settori in testa alla rivoluzione digitale - è ancora troppo sinonimo di sistemi di guida assistita: facili da usare e oggetto di finanziamenti.
"Agricoltura di precisione - chiarisce l'agronomo - è fare la cosa giusta al momento giusto e nel posto giusto" e, in una fase storica dove i cambiamenti climatici sono all'ordine del giorno, la tecnologia diventa necessaria per rispondere a questo dictat non solo per le colture estensive come si sarebbe portati a pensare, ma anche, ad esempio, in viticoltura, frutticoltura e zootecnia.
Per produrre di più e meglio, i passi da compiere passano attraverso l'associazione ai sistemi di guida automatica di attrezzature dotate di sensori funzionali alla gestione per sezioni dei prodotti in campo evitando sovrapposizioni e sprechi e attraverso l'uso di immagini multispettrali (la banda NIR è la più efficace) da cui ottenere un quadro preciso delle esigenze colturali per intervenire tempestivamente e in modo mirato in caso, ad esempio, di stress idrico o nutrizionale.
Importanti fonti di dati in fase di raccolta tanto sulle mietitrebbie e sulle trince quanto sulle vendemmiatrici, le mappe di produzione grazie alle quali è possibile procedere alla raccolta selettiva in vigna e disporre di importanti informazioni sul prodotto trebbiato o trinciato.
"Dobbiamo riuscire a far fare all'agricoltore un salto per superare l'idea che il costo sia un ostacolo" spiega l'agronomo. "Si tratta senza dubbio di sistemi onerosi i cui benefici non sono immediati ma che, se analizzati sul medio periodo, apportano importanti vantaggi ambientali ed economici".
In frutticoltura, ad esempio, è possibile determinare con l'uso di sensori lo stato vegetativo della pianta e gestire la struttura della chioma ma anche, come obiettivo più alto, arrivare ad una automazione completa della gestione della guida e delle attrezzature.
Non mancano i sensori capaci di fornire in tempo reale informazioni relative allo stato di accrescimento del frutto per individuare, grazie ad un algoritmo gestibile da un'app, il momento migliore per la raccolta e ottenere una stima della produzione finale.
Non ultimo, l'uso di sensori geoelettrici e georesistivimetri, strumenti noti da oltre venti anni in geologia ma da poco impiegati in agricoltura, attraverso la produzione di mappe porta in primo piano i vantaggi derivanti dall'analisi dei terreni, fondamentale per gestire i comportamenti spesso molto diversi dei suoli che caratterizzano un appezzamento.
La mole di dati ottenuta attraverso tutta questa strumentazione, accessibile da un portale web, diventa quindi la chiave di volta per entrare in campo ed utilzzare nelle diverse operazioni - dall'irrigazione, alla concimazione fino ai trattamenti ed alla raccolta - gli input in modo mirato con chiari vantaggi ambientali ed economici.
Chiude il quadro la telemetria, ovvero la gestione del parco macchine dal computer aziendale o dal dispositivo mobile. "Le macchine sono sempre più connesse e dialogano tra loro per rendere efficiente il sistema di produzione" chiosa Misturini. "L'accesso ai dati consentirà al consumatore di avere un'etichetta digitale di ciò che acquista e mangia, generando un importante valore aggiunto alla produzione".
Ostacoli e tradizioni
Eccezion fatta per viticoltura e risicoltura che virtuose sono un passo avanti rispetto alla situazione italiana, ad ostacolare la diffusione su ampia scala delle tecnologie legate all'agricoltura di precisione sembrano essere la mancanza di cooperazione tra costruttori di attrezzature e trattori per i quali - a sottolinearlo è Paolo Cera - il termine connessione non deve essere più uno slogan, ma anche - aggiunge Paolo Guasconi, marketing e comunicazione del Gruppo Spektra Agri - l'attenzione ancora troppo rivolta alla macchina da parte dei dealer ancora non abbastanza preparati - afferma Pertile - sulle tecnologie che si trovano a vendere.La mancanza di formazione tanto degli utilizzatori quanto dei produttori e, aggiunge Alessandro Zambelli, marketing manager di Lovol Arbos Group, l'incapacità da parte dei costruttori di trovare un linguaggio universale di comunicazione delle macchine, legate alle lacune formative - su cui punta l'attenzione Mario Mendini di Arvatec - di cui i principali responsabili sono le scuole superiori di agraria (dove la meccanica non viene più studiata) completano il quadro delle barriere contro cui l'agricoltura di precisione si scontra, oltre naturalmente all'aspetto economico sottolineato da Giacomo Molucchi di Maschio Gaspardo.
In quanto tramite tra costruttori ed utilizzatori, i concessionari rappresentati da Unacma accusano l'assenza di dati spendibili sul reale periodo di ammortamento degli investimenti, comunque ancora importanti, cui si associa una resistenza storica al cambiamento sottolineata anche dai rappresentati di Cai e Uncai per la categoria dei contoterzisti, i quali lamentano anche una difficoltà nel farsi remunerare i servizi di raccolta dati, il cui utilizzo è ancora poco diffuso tra gli agricoltori.
Infine, ricorda Marco Mazzaferri, manager national sales AGCO, il parco macchine nazionale conta oltre due milioni di trattori circolanti con più di venti anni d'età. Un limite alla diffusione della tecnologia cui si affianca l'errore fatto dai costruttori agli albori dell'era tecnologica quando, non comprendendo subito l'importanza di creare sistemi aperti, hanno protetto troppo i propri sistemi generando barriere tecnologiche oggi ancora presenti.
Ulteriore aspetto chiave portato dal manager è il livello di assistenza necessario ad un approccio produttivo di precisione che, coplevole ancora una volta la mancata capacità di interpretare il fenomeno da parte di costruttori e rivenditori, non ha goduto dei necessari investimenti e oggi ne paga lo scotto.
Accelerazione esponenziale
Ma se è vero che non siamo i primi della classe in quanto a tecnologia, va detto che le prospettive non sono poi così buie."Solo cinque anni fa si parlava di Isobus ma non funzionava, oggi - afferma Misturini - funziona e le attrezzature si collegano".
"La prima centralina elettronica Isobus che abbiamo fatto è stata certificata nel 2005 ed è stata venduta nel 2015. Ci sono voluti dieci anni, mentre nel 2017 stiamo già vendendo il primo joystick isobus che sarà disponibile in aftermarket anche su trattori di taglia medio piccola" ha spiegato Alberto Rocchi, electronic design manager di Walvoil, che in quanto produttore di componenti individua nel trend esponenziale con cui le tecnologie vengono accolte dal mercato e si diffondono l'aspetto positivo.
2021, obiettivo possibile?
In definitiva, resta da capire se l'obiettivo comunitario del 10% della Sau coltivata in precision farming sia realizzabile o rappresenti per l'Italia un'utopia."Se prendiamo ad esempio il gardening - afferma ottimista Rinaldin - negli ultimi cinque anni la quota di mercato assorbita dalla robotica, che ha soppiantato le normali macchine rasaerba a motore, è salita al 20%. Sicuramente è necessario un abbassamento dei prezzi, ma con le giuste condizioni possiamo raggiungere il target".
"La tecnologia oggi corre veloce e, riuscendo ad attuare il necessario cambio di mentalità degli imprenditori agricoli, l'obiettivo europeo pur ambizioso è possibile, le aziende oggi ci credono" rincara Misturini.
Portatore di una posizione più moderata Mazzaferri, che con qualche numero porta il quesito su un piano di concretezza. "Per coprire il 10% della superficie italiana, quindi circa 1 milione e 300mila ettari, con le tecnologie digitali ci vogliono diverse decine di migliaia di trattori e attrezzature con predisposizione Isobus".
"Considerando che non arriviamo a vendere 20mila trattori all'anno - conclude il manager - credo che l'obiettivo sia utopico".