Questo significherebbe saltare la Fase IV - prevista per ottobre 2017 - e passare direttamente alla successiva Fase V, si spera con la possibilità di prorogarne i termini attuativi oltre il 2020".
Così Massimo Goldoni, presidente FederUnacoma, è intervenuto nel corso della conferenza stampa dell'11 giugno scorso interna ad Expo 2015, parlando della spinosa questione dei trattori specializzati da vigneto e frutteto. Leggi articoli di approfondimento.
"Una serie di appuntamenti ci attendono ora - ha proseguito Goldoni -, non ultimo quello di fine mese con l’onorevole Elisabetta Gardini - che già lo scorso maggio aveva prodotto una relazione approdata in Commissione Ambiente, leggi articolo - che attraverso una serie di passaggi, dovrebbero portare all’ufficializzazione, speriamo entro poche settimane, della decisione europea".
"La politica - ha sottolineato Goldoni -, ha finalmente capito che se vogliamo tutelare la capacità produttiva che deriva dal know how italiano, è necessario valorizzarne le specificità.
Condividiamo - ha concluso - la volontà di ridurre le emissioni in atmosfera ma non possiamo tenere il passo dell’automotive per una questione di volumi - parliamo di 25 mila trattori anno in tutta Europa -, struttura del comparto e diverso utilizzo delle macchine. Se un’automobile in due anni compie un ciclo di vita completo, per un trattore si tratta di un lasso di tempo nemmeno sufficiente a passare dalla produzione al cliente finale attraverso la rete distributiva".
Massimo Goldoni, presidente di FederUnacoma
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Ma l'Italia non è sola a combattere sul "fronte degli specializzati", tanto il Cema, quanto il Copa-Cogeca sposano la posizione delle imprese costruttrici nazionali. L’associazione delle imprese e delle cooperative agricole Copa-Cogeca è intervenuta presso la Commissione europea sostenendo l’inapplicabilità delle norme e mettendo in primo piano la difficoltà a operare nei filari stretti con trattori resi più voluminosi dai dispositivi per il trattamento dei gas di scarico.
Con comunicazione ufficiale dello scorso 20 maggio al direttore generale della Dg Growth della Commissione europea, Daniel Calleja Crespo, le organizzazioni agricole hanno evidenziato le difficoltà legate all’applicazione rigida di una norma che non tiene conto delle peculiarità dei trattori specializzati e l’incongruenza delle politiche comunitarie, che prima hanno incoraggiato la realizzazione di vigneti ad alta densità, secondo il modello tipico europeo, e ora costringerebbero a modificarlo, con danni anche sotto il profilo paesaggistico.
Una comunicazione di questo mese emessa dal Cema, che già in passato si era espresso a favore dei costruttori italiani, afferma che "dopo approfondite analisi e discussioni interne, il Cema ritiene che l'unica strada possibile per gli specializzati di raggiungere i requisiti Stage V sia il passaggio diretto dallo Stage IIIB allo Stage V".
In questo modo, prosegue il Cema, verrebbe evitato un passaggio intermedio della durata di soli 2 anni e 3 mesi, quando la normale durata di uno stage è di 5 anni.
La Commissione europea, che è consapevole di quanto detto, ha messo sul tavolo due possibilità: la cancellazione dello Stage V e il passaggio diretto dal IIIB al V.
Quest'ultima è caldeggiata dal Cema in quanto allineerebbe anche i trattori stretti alle normative in vigore dal 2020 e le case costruttrici si vedrebbero costrette a riprogettare le macchine una sola volta a tutto vantaggio della competitività del comparto.
Attendiamo dunque di capire quale decisione verrà presa, speriamo al più presto, dall'Europa.
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Fonte: Agronotizie - Settimanale di tecnica, economia e innovazione in agricoltura
Autore: Michela Lugli