L'Unione Europea protegge da trent'anni le varietà vegetali tramite un sistema di privativa apposito. Un diritto di proprietà industriale spesso confuso con il brevetto, ma che ha regole, finalità e implicazioni diverse. In un momento in cui si discute di piante ottenute tramite le Tecnologie di Evoluzione Assistita (Tea o Ngt), fare chiarezza su questi strumenti è cruciale. Ne abbiamo parlato con Francesco Mattina, presidente del Cpvo, Community Plant Variety Office, l'agenzia europea responsabile per il rilascio delle privative varietali.

Leggi anche Piante Tea, il nodo dei brevetti viene al pettine

Francesco Mattina, che cos'è la privativa vegetale e quali varietà possono essere protette?

"La privativa per ritrovati vegetali è un diritto di proprietà industriale conferito al costitutore di una nuova varietà vegetale, a condizione che essa soddisfi i requisiti di distinzione, omogeneità (uniformità), stabilità e novità (criteri DUS). Tale diritto può essere concesso per varietà appartenenti a qualsiasi specie botanica, comprese quelle agrarie, orticole, ornamentali o forestali.

 

Non è possibile proteggere varietà tradizionali esistenti da tempo e ampiamente diffuse, come il Nebbiolo o lo Chardonnay, poiché non soddisfano il requisito della novità. Tuttavia, si può ottenere una privativa su una nuova varietà derivata, ad esempio, da un incrocio tra lo Chardonnay e un genitore resistente a malattie, purché il risultato finale costituisca una varietà nuova e conforme ai criteri DUS".

 

Qual è la differenza tra privativa e brevetto?

"Il brevetto e la privativa per varietà vegetali sono due strumenti giuridici distinti. La privativa protegge l'intera varietà vegetale come risultato di un'attività di miglioramento genetico, a condizione che rispetti i criteri DUS e la novità. Il brevetto per invenzione, invece, tutela una tecnologia o una scoperta tecnica applicabile, come ad esempio una sequenza genetica isolata. In sintesi, la privativa riguarda la pianta nel suo complesso, mentre il brevetto copre l'invenzione tecnica che può essere utilizzata anche in ambiti diversi da una singola varietà".

 

Quali sono le caratteristiche della privativa?

"La privativa per varietà vegetali garantisce al costitutore, cioè a chi ha ottenuto la nuova varietà, il diritto esclusivo di sfruttamento economico, ad esempio tramite la produzione, la riproduzione, la vendita o la commercializzazione del materiale di propagazione. Tuttavia, esistono due eccezioni fondamentali che bilanciano questo diritto esclusivo".

 

Quali sono?
"Il privilegio del costitutore (breeder's exemption): consente ad altri miglioratori genetici di utilizzare liberamente, senza autorizzazione né pagamento di royalties, materiale vegetale protetto da una privativa come base per la costituzione di nuove varietà. Questo principio è essenziale per incentivare la ricerca e l'innovazione continua nel settore agricolo".

 

E la seconda eccezione?
"Il privilegio dell'agricoltore (farmer's privilege): permette, in determinati casi e condizioni stabiliti dalla legge, per alcune specie agricole, il riutilizzo del seme aziendale da parte dell'agricoltore, cioè il seme ottenuto dal raccolto di una varietà protetta, esclusivamente per uso proprio nell'azienda. Questo privilegio mira a tutelare le pratiche agricole tradizionali, in particolare quelle dei piccoli produttori".

 

Come funziona il processo di ottenimento della privativa?

"La varietà deve essere testata con prove in campo. Il Cpvo, che ha sede ad Angers in Francia, non ha strutture tecniche proprie. Si appoggia a una rete di autorità nazionali, come il Crea in Italia o il Naktuinbouw in Olanda, che svolgono le prove tecniche. Alla fine, sulla base del rapporto dell'autorità esaminatrice, il Cpvo decide se rilasciare o meno la privativa".

 

Quanto costa ottenere una privativa?

"Ottenere una privativa comunitaria per varietà vegetali comporta alcuni costi fissi e variabili, legati sia alla procedura amministrativa sia alle prove tecniche (DUS). Occorre pagare una tassa di deposito dell'ammontare di 450 euro. Mentre la tassa per l'esame tecnico può variare tra 1.900 e 4mila euro per ciclo annuale, a seconda della specie e della durata del ciclo colturale.

 

Ad esempio, per colture arboree la prova in campo può estendersi a tre-quattro anni, con conseguente aumento dei costi. Infine, una volta concessa la privativa, è necessario versare una tassa annuale di 380 euro per mantenerla in vigore fino alla scadenza, generalmente venticinque o trenta anni, a seconda della specie".

 

Non si tratta dunque di cifre elevate...
"Si tratta di un investimento contenuto rispetto al potenziale ritorno economico derivante dallo sfruttamento esclusivo della varietà su scala europea. La privativa rappresenta infatti uno strumento strategico di valorizzazione dell'innovazione vegetale".

 

A che punto è l'Italia per numero di domande?

"L'Italia oggi è il quarto Paese in Europa per numero di domande di privativa, dopo Olanda, Francia e Germania. Un buon risultato, ma rimane un forte margine di crescita, specie tra le piccole e medie imprese, dove spesso manca la cultura della protezione della proprietà intellettuale".

 

Perché alcune aziende scelgono di non proteggere le varietà?

"Le motivazioni sono varie. Il costo può essere un deterrente per aziende molto piccole. Ma spesso manca la consapevolezza del valore aggiunto che una privativa può offrire. In altri casi, prevale lo scetticismo sull'efficacia della protezione legale o si sceglie di lavorare solo tramite contratti commerciali. E c'è anche chi, semplicemente, non ha varietà che meritano la protezione, perché si tratta di miglioramenti minimi che non garantiscono il criterio di distintività".

 

Avete studiato qual è l'impatto della privativa sul sistema economico europeo?

"Il sistema di privative comunitarie ha avuto un impatto molto positivo sull'economia e sull'ambiente dell'Ue, come riportato in uno studio da poco pubblicato. Ha incentivato l'innovazione varietale, contribuendo a una maggiore produttività agricola a fronte di un minore uso di input. Senza questo sistema, nel 2020 avremmo avuto meno produzione di seminativi, ortaggi e frutta, con effetti negativi anche sull'occupazione e sui prezzi al consumo. Inoltre, le varietà protette hanno favorito pratiche agricole più sostenibili, contribuendo alla riduzione delle emissioni e del consumo idrico".

 

Quale tipo di protezione si può dare alle varietà ottenute tramite le Tea?

"Al momento non esiste ancora una normativa specifica a livello europeo per le varietà ottenute tramite Tecniche di Evoluzione Assistita, come il genome editing. Tuttavia, in futuro se la varietà ottenuta con queste tecniche è nuova, distinta dal genitore, uniforme e stabile (criteri DUS), può essere protetta con una privativa comunitaria, come qualsiasi altra varietà. Allo stato attuale il Cpvo non valuta il metodo di ottenimento della varietà nel processo di concessione della privativa. Per le varietà Ogm, sussiste un obbligo di dichiarazione con procedure separate".

 

A suo parere, la proposta di escludere la brevettabilità delle piante Tea è percorribile?

"A mio avviso, escludere in modo generalizzato la brevettabilità delle piante ottenute tramite Tea è una proposta giuridicamente problematica, poiché potrebbe risultare in contrasto con la Convenzione sul Brevetto Europeo (Cbe), la quale consente la brevettabilità delle invenzioni biotecnologiche, comprese quelle che riguardano sequenze geniche o metodi di miglioramento non essenzialmente biologici".

 

Serve però un intervento del legislatore per fare chiarezza sullo strumento più idoneo per difendere le varietà Tea?
"È fondamentale chiarire i confini tra la protezione brevettuale e quella tramite privativa vegetale per evitare incertezze giuridiche e favorire un accesso equo alle innovazioni nel settore agricolo. Una possibile via da esplorare potrebbe essere quella delle licenze obbligatorie in caso di blocco dell'accesso al materiale genetico da parte dei breeder, sul modello di quanto già previsto nel settore farmaceutico. Al momento, però, il dibattito è ancora in una fase preliminare e richiede un approfondimento tecnico-giuridico a livello europeo per garantire coerenza con gli obblighi internazionali e con il sistema dell'innovazione agricola".

 

In sintesi: quale messaggio per i breeder italiani?

"Che il sistema della privativa vegetale è solido, accessibile e funzionale. Non proteggere le nuove varietà significa lasciare sul tavolo del valore e rischiare che il proprio lavoro venga sfruttato da altri. E nel contesto delle Tea, dove ci si attende una nuova ondata di innovazione varietale, dotarsi degli strumenti giuridici giusti sarà fondamentale per rimanere competitivi".

Leggi anche Viti Tea, a che punto è la ricerca?