Una piacevole chiacchierata con un veterinario italiano che esercita nel Regno Unito e che sta organizzando una trasferta per un nutrito gruppo di allevatori di bovine da latte e di veterinari alla 116esima edizione di Fieragricola, in programma dal 31 gennaio al 3 febbraio prossimi, mi ha fatto apprezzare l'attenzione che ha posto non solo alle innovazioni tecnologiche, alla manifestazione, alla visita di stalle nelle province limitrofe, ma anche alla volontà di lasciare un ricordo piacevole dell'Italia, del cibo, dell'opera, della cultura e del "life style" che per noi talvolta è scontato, mentre per chi visita il nostro Paese per la prima volta è una favola che fa innamorare.

 

La motivazione? Sai, mi ha spiegato, gli agricoltori e gli allevatori hanno bisogno di stimoli positivi, quando fai questo mestiere non è che ci siano tanti spazi per distrarsi e divertirsi e quello del benessere anche mentale è un aspetto sentito.

 

Solo un mese fa, complici gli Agri-Food Days 2023, la professoressa dell'Università di Dublino, Louise McHugh, psicologa, aveva parlato delle difficoltà degli agricoltori in ambito di benessere mentale, accendendo i riflettori sui temi dello stress, dell'ansia, dell'isolamento, ma anche dei suicidi nei casi più estremi.

 

Erano aspetti che conoscevo, anche se non direttamente, e dei quali avevo sentito parlare e avevo letto. Il male di vivere colpiva anche gli agricoltori, che svolgono sì il lavoro più bello del mondo, ma che allo stesso tempo può essere molto duro e angosciante.

 

Ne avevo parlato in un articolo, citando qualche caso, un po' di numeri, mettendo in evidenza che si trattava di un fenomeno non nuovo e che destava preoccupazione. Un tema di cui non vergognarsi, ma da affrontare.
Immaginavo che ci sarebbe stata qualche reazione all'articolo, e francamente non sapevo cosa attendermi, in un terreno - quello dei social - dove l'aggressività è sovente una moneta di scambio e una metodica abusata.

 

Invece, la sorpresa: commenti pacati e civili, che riconoscevano che il problema esisteva e che andava affrontato. Una mano tesa al dialogo, partendo da una realtà esistente. Difficile pensare il contrario, quando l'agricoltura deve spesso fare i conti con gli imprevisti della natura e dei cambiamenti climatici, quando gli imprenditori agricoli si scontrano con la scarsa (talvolta) redditività, con le fake news che li dipingono inquinatori, indebiti percettori di risorse pubbliche, maltrattatori di animali.

 

Accuse che, dette una volta, possono tranquillamente essere digerite, ripetute all'infinito sono oggettivamente destabilizzanti. Se a questo si aggiunge l'isolamento che vivono le aree rurali, il quadro si tinge di fosco.

A questo potremmo aggiungere un altro fenomeno che, soprattutto negli Stati Uniti, da anni impensierisce le autorità ed è la dipendenza da oppiacei nella società, con abusi che non hanno risparmiato il mondo agricolo.

 

Con queste poche righe l'obiettivo è tutt'altro che stigmatizzare, quanto cercare di accendere una luce e fare appello agli agricoltori, ai sindacati di rappresentanza, alle istituzioni per avviare un dialogo e mettere in campo azioni di aiuto.

 

Bisognerà lavorare ostacolando e contrastando le fake news, per difendere l'unica categoria che produce cibo, essenziale per la vita e la sopravvivenza. Partiamo da qui, riconoscendo il ruolo che hanno gli agricoltori. Ce lo stanno dimostrando con le manifestazioni che hanno acceso qualche Stato europeo nei giorni scorsi.

 

Tendiamo la mano senza giudicare, offrendo dialogo e aiuto. Si accettano, come sempre, suggerimenti e idee.